Mercato dell’arte: cosa cambia con Brexit?

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Il Regno Unito da secoli è l’hub delle grandi transazioni artistiche. Ma quali potrebbero essere le conseguenze di Brexit sul mercato dell’arte? Lo abbiamo chiesto a Clarice Pecori Giraldi, art collection manager e art advisor, che ha approfondito la tematica con l’amministratore delegato di Art Defender, Alessandro Guerrini.

Quali possono essere le conseguenze di Brexit sul mercato dell’arte?

Clarice Pecori Giraldi: “Al momento di preciso non lo sa assolutamente nessuno, neanche gli inglesi. Andiamo un po’ per esclusione e facciamo il confronto con gli altri paesi extra-Cee. Di conseguenza, mentre oggi in Inghilterra il trasporto delle opere e il discorso delle licenze viene considerato un paese come la Francia, la Spagna o la Germania, sicuramente – se avvenisse un hard Brexit – andrà considerata come la Svizzera o l’America. Intendo ovviamente dal punto di vista fiscale, cioè, ci sarà una tassa di importazione in Italia ma anche negli altri paesi“.

In che modo consigliate di proteggersi?

Clarice Pecori Giraldi: “Il mio consiglio e la mia raccomandazione è quella di avvalersi di operatori specializzati nel settore dell’arte e farsi assistere da specialisti seri. Lascio la parola, a tal proposito, ad Alessandro Guerrini”.Alessandro Guerrini: “La logistica Fine Art, la circolazione internazionale di beni e il diritto doganale sono temi molto delicati. Quindi, è assolutamente indispensabile che il collezionista, l’operatore del settore, a maggior ragione in una situazione delicata come quella che configurerà la Brexit, si appoggino a operatori strutturati con una proiezione internazionale e, soprattutto, che abbiano una consuetudine con gli uffici delle dogane e gli enti ministeriali preposti al controllo della circolazione internazionale dei beni culturali. Un’opzione per collezionisti e operatori del settore è rappresentata anche dai depositi doganali privati, una sorta di porto franco in cui le opere d’arte e le collezioni possono essere custodite a tempo indeterminato in un regime di sospensione dei dazi doganali. Indipendentemente da come si concluderà il negoziato fra Londra e Bruxelles, è certo che dopo il 31 ottobre trasportare opere d’arte da Londra all’Europa e viceversa sarà più complicato e richiederà tempi più lunghi. Penso ad esempio alle gallerie che dovranno partecipare alle fiere internazionali, ai collezionisti che dovranno inviare opere d’arte a Londra per la vendita, o a quelli che presteranno opere d’arte affinché prendano parte a esposizioni temporanee”.

Quali saranno le ripercussioni sul mercato inglese?

Clarice Pecori Giraldi: “Non credo che la Brexit possa significare uno stravolgimento totale per il mercato dell’arte in Inghilterra. Il Regno Unito da secoli è l’hub delle grandi transazioni artistiche. Di conseguenza, sicuramente ci sarà un impatto negativo perché diventerà più complicato importare ed esportare e ci sarà una tassa d’importazione nei paesi che non sono l’Inghilterra. Tuttavia, non dimentichiamoci che non c’è nessun’altra Nazione in Europa che può vantare gli stessi vantaggi e la stessa tradizione di mercato dell’arte. Inoltre, l’Inghilterra è il trait d’union con il mercato americano e questo sicuramente non cambierà. Di conseguenza, mi sento serena nell’affermare che negli anni il mercato di ristabilirà sicuramente in Europa, avendo Londra come capitale”.

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