La grande scommessa avviata nel 2008 da Warren Buffett e Charlie Munger sul costruttore automobilistico cinese BYD prosegue la sua fase di incasso, a dieci mesi dall’ultimo alleggerimento: secondo le comunicazioni rese alla Borsa di Hong Kong, la conglomerata Berkshire Hathaway ha venduto 1,3 milioni di azioni BYD per un controvalore di 39,8 milioni di dollari. La quota detenuta dalla società di Buffett in BYD è scesa così dal 7% al 6,9%, per un controvalore di 2,3 miliardi di dollari. La fase di vendita era già stata avviata nel 2022 e 2023, periodo nel quale la partecipazione di Berkshire nel costruttore cinese era stata dimezzata.
Complessivamente la conglomerata di Buffett ha ridotto la sua quota per 14 volte dall’agosto 2022, mentre il titolo ha raggiunto il suo massimo storico proprio nel giugno di quell’anno. Dall’agosto 2022, Berkshire ha venduto circa 149 milioni di azioni BYD.
Com’è andata BYD in Borsa negli ultimi mesi
Da inizio anno al 18 giugno, il titolo BYD ha guadagnato il 32%, anche se negli ultimi 12 mesi la performance risulta ancora in calo del 5%. La storia del titolo BYD è stata particolarmente volatile a partire dal 2020, e sembra che Buffett abbia colto l’opportunità di vendere in un momento di forte euforia sull’azione, alla quale è seguita, nel 2023, una fase di forte calo. BYD è stato il principale costruttore di auto elettriche per volumi di vendita nel quarto trimestre dello scorso anno, un primato recuperato da Tesla nella prima parte del 2024.
La stretta protezionista di Usa e Ue
Le ultime mosse di Buffett sono coincise con una fase di forte ridefinizione della concorrenza internazionale nel mercato delle auto elettriche. A maggio, l’amministrazione Biden ha annunciato un aumento dei dazi sulle auto elettriche importate dalla Cina dal 25 al 100%, in risposta a pratiche concorrenziali scorrette. Lo scorso 12 giugno, la Commissione europea ha presentato un provvedimento che va nella stessa direzione e che comporterà un dazio aggiuntivo fino al 38,1% sui veicoli elettrici importati da Pechino, in aggiunta alla tariffa del 10% già in essere. Assieme a Geely, Nio e Chery, BYD rappresenta una società in grado di conquistare mercati anche al di fuori dei confini cinesi. Nel caso specifico di BYD, il dazio europeo sarà complessivamente del 27,4%.
Entrambe le mosse sono state definite da Pechino come una reazione di tipo protezionistico da parte delle due principali aree economiche globali, tenendo conto che i costruttori automobilistici locali producono con costi fissi nettamente superiori a quelli dei marchi cinesi. Il dazio previsto dall’Ue, comunque, si è rivelato inferiore alle previsioni offrendo così un immediato slancio al titolo BYD, dimostratosi assai sensibile alle politiche commerciali dei potenziali mercati d’esportazione.
Buffet e Munger, il colpo su BYD
BYD è stata una scommessa redditizia per Berkshire e Warren Buffett ha voluto dare “il 100%” del merito di questa operazione al suo partner di lunga data Charlie Munger, scomparso nel novembre dello scorso anno. Il primo ‘lotto’ di 225 milioni di azioni BYD acquistate nel 2008 fu pagato da Berkshire Hathaway l’equivalente di 230 milioni di dollari. Oggi, in mano alla conglomerata di Buffett restano 75,7 milioni di azioni BYD.
La scommessa tematica sul mercato delle batterie e delle auto elettriche cinesi si sta scontrando con la reazione protezionistica delle economie occidentali, che potrebbe limitare la penetrazione delle auto cinesi: l’indice Solactive China Electric Vehicle and Battery, infatti, è in calo del 5,37% da inizio anno. Un calo che non solo è in controtendenza con le performance dell’azionario globale, ma anche dello stesso indice di riferimento per la Cina, il Csi 300, che nel periodo è cresciuto del 4,7%.