L’attuale progressione dei tassi regala uno scenario di grande dinamismo: come navigare in questo contesto di incertezza? L’inflazione stenta a diminuire, Stefano Battista, Italy Financial Services Market Leader, EY non si aspetta «un’inflazione inferiore al 2% prima del 2025», come afferma nel talk “EY Banking Leadership. Governare la complessità, disegnare il domani”. Non si aspetta di conseguenza «un rientro veloce dei tassi», i quali stanno iniziando ad avere un impatto evidente sui mercati finanziari. Il tema principale è quello della liquidità, che inizia a «dare degli segnali».
Liquidità costosa: il contesto di mercato
Le banche italiane sono in grande ripresa (come dimostra il +10,4% sul FTSE Italia All-Share Banks) e molto solide. «Hanno resistito benissimo al caso Silicon Valley Bank, alla vicenda Credit Suisse. Hanno un cet fra il 13% e il 15%», commenta Filippo Mastropietro. Del resto i rialzi dei tassi non sono ancora terminati: «non scenderanno sotto il 3% prima del 2025 ed è del tutto probabile che andranno oltre il 4%», aggiunge Stefano Battista. Inizia a sentirsi «il problema della liquidità, che conduce a quattro sfide per le banche», prosegue Filippo Mastropietro.
Ma quali sono le sfide poste da una restrizione della liquidità?
Uno. Sta rallentando la crescita (+0,6%) dello stock di credito nel 2023, destinato però ad «accelerare nel 2024». Le analisi prospettiche parlano di un 1,5%-3% (credito al settore privato) nel 2025. Per quanto riguarda in particolare il credito alle imprese: la decrescita dello stock si deve anche al fatto di essere al termine di un periodo di grande spinta a livello statale (aiuti governativi, prestiti garantiti); dal 2024 le cose dovrebbero cambiare. Il credito al consumo è invece più dinamico (+2,3%), giacché «i fondamentali del comparto sono positivi: i tassi di occupazione stanno ritornando al pre-covid; vi è una progressiva riduzione dell’inflazione. Il tema mutui ipotecari (+1,4%) è leggermente diverso, la crescita sta rallentando rispetto al 2022. La percentuale dei crediti npl (4,4%) è in crescita rispetto al 2022 e aumenterà ancora nel 2024, ma senza tornare a livelli critici. Ciò avrà effetto sul costo credito anche perché richiederà maggiori accantonamenti dettati dal calendar provisioning.
Due. Grande attenzione mondo dei depositi che in questo momento non stanno riflettendo pienamente l’incremento dei tassi sugli impieghi. Il deposit beta è a livelli bassi. Secondo Bankitalia stiamo assistendo per la prima volta dopo anni a una flessione della raccolta tramite depositi. Con l’imminente chiusura di una tranche di TLTRO potrebbe aumentare la soglia di attenzione nei confronti della liquidità.
Tre. Evoluzione dei bisogni della clientela, sia c che b, cercano sempre più nella banca un partner di business, che sia in grado di seguire le esigenze del cliente col digitale, con una offerta trasversale e che guardi alla sostenibilità, come le challenger bank, le fintech.
Quattro. Questioni di bilancio da gestire.
Secondo quanto emerso, le opportunità da cogliere si legano al rinnovamento dei modelli di business, che devono essere basati sulla centralità del cliente, essere trasversali a prodotti e clienti grazie alle nuove tecnologie. La centralità del cliente è un fattore abilitante, così come l’investimento nel tech e la capacità di fare leva sulle tecnologie aperte.
Ghizzoni (Rothschild) e Passera (Illimity): scetticismo sul continuo rialzo dei tassi
«Sono un po’ scettico su quanto fatto dalle banche centrali: questi continui aumenti dei tassi di interesse hanno uno scarso impatto sull’inflazione mentre si rischia un impatto molto significativo sull’economia reale, con una possibile recessione», afferma Federico Ghizzoni, presidente di Rothschild & co Italia. «I regolatori devono essere molto veloci e attenti a ridurre i tassi” non appena ci sono i segnali di contenimento dell’inflazione, aggiunge l’ex amministratore delegato di Unicredit. Ma Ghizzoni appare piuttosto pessimista, «anche perché mi sembra che in questa fase stiano prevalendo i “falchi”», spiega. «Penso che abbiamo raggiunto i livelli adeguati dei tassi per la lotta all’inflazione – aggiunge Corrado Passera, fondatore di Illimity. «Ma temo faranno altri aumenti e penso sia un errore: bisogna lasciare il tempo agli aumenti precedenti di avere il loro effetto sull’economia. Tutti dovremmo premere per ridurre questa pressione sui tassi: siamo arrivati a un punto critico oltre il quale rischiamo di fare più male che bene», conclude.
Geertman (Banca Ifis) e Belingheri (gruppo bancario Bff)
«Soprattutto per i nodi di prezzo» legati all’aumento dei tassi «ci sono molti segnali che qualcosa scricchiola nell’offerta e della richiesta di credito», prosegue Frederik Geertman, amministratore delegato di Banca Ifis. «Il rallentamento del credito non si è comunque tradotto in un raffreddamento o peggio in una febbre per il sistema delle imprese italiane», specifica Geertman. La Bce, oltre che sui tassi, sta intervenendo anche sul programma dell’acquisto di titoli e sul Tltro e tutti gli operatori devono prepararsi a un mondo che non potrà più contare sulla grandissima disponibilità di liquidità tipica degli ultimi anni. Secondo Massimiliano Belingheri, amministratore delegato del gruppo bancario Bff «le imprese, specie quelle più grandi, stanno riposizionandosi in questo senso: non si potrà più contare sull’enorme liquidità precedente».