- Per molti anni l’intelligenza artificiale è stata una “buzzword”, come accaduto per molte altre tecnologie che non erano ancora abbastanza mature per scalare
- Sperimborgo (Accenture): “Banking, insurance e capital market sono le tre industrie che crediamo saranno maggiormente impattate”
“Benvenuti nell’era del prompt banking”. Con queste parole Stefano Sperimborgo, data and Ai leader di Accenture per Italia, Europa Centrale e Grecia apre il suo intervento in occasione dell’evento Ai Revolution: il futuro del wealth management passa da qui organizzato da We Wealth in partnership con la società di consulenza. Una definizione un po’ provocatoria, dice, ma funzionale a delineare come l’industria bancaria dovrà sviluppare un mindset molto diverso da quello a cui è abituata per maneggiare l’intelligenza artificiale e far volare la produttività. Ma facciamo un passo indietro.
La storia dell’intelligenza artificiale generativa, diversamente da quanto si possa immaginare, affonda le sue radici nel tempo. Per molti anni è stata una “buzzword”, come accaduto per molte altre tecnologie che non erano ancora abbastanza mature per scalare. Perché allora se ne parla soltanto adesso? Sostanzialmente per due motivi, afferma Sperimborgo. “Innanzitutto, l’Ai ha bisogno di tanta capacità computazionale per poter essere affidabile. E nel 2014 l’Ai generativa nasceva senza questa capacità disponibile nel mondo”, ricorda l’esperto. Poi, una startup ha deciso di lanciare un’applicazione dedicata ai consumatori finali. Una grande mossa, dichiara Sperimborgo, che ha innescato un’accelerazione dello sviluppo dell’Ai (come accaduto in passato in occasione di altre rivoluzioni tecnologiche, come internet o il mobile).
Le potenzialità dell’Ai nell’ambito industriale
In realtà, le potenzialità dell’intelligenza artificiale a livello industriale sono ancora più forti rispetto all’ambito consumer. Un’area meno nota di applicazione dell’Ai generativa riguarda per esempio la generazione di dati sintetici: per molti settori, come la sanità, avere la possibilità di realizzare e addestrare i modelli con dei dati è fondamentale; dall’altra parte la disponibilità di questi dati in una forma completa o che non leda i diritti di privacy resta limitata. “L’intelligenza artificiale, con un circolo virtuoso, può alimentare se stessa generando dei dataset sintetici, a partire da campioni reali”, spiega Sperimborgo.
Così l’Ai cambia banche, assicurazioni e mercati
“Banking, insurance e capital market sono le tre industrie che crediamo saranno maggiormente impattate”, dice l’esperto. Solo nel settore bancario si stima approssimativamente che il 40% delle ore lavorate saranno automatizzate; e il guadagno di produttività ottenibile, secondo una ricerca sul mondo bancario statunitense citata da Sperimborgo, rientra in una forbice tra il 20% e il 33%. Ma perché si parla di prompt banking? “Perché per maneggiare queste nuove tecnologie, non solo l’Ai generativa, sarà necessaria una mentalità molto diversa”, sostiene l’esperto. “Il prompting non è come fare una search su un motore di ricerca. Perché la search può essere una singola domanda, anche molto semplice e scritta in fretta, perché poi l’utente navigherà i link forniti dal motore di ricerca. Invece, per ottenere il miglior risultato di produttività possibile di un Ai, occorre sviluppare il miglior prompt possibile: una domanda lunga che fornisca informazioni di contorno che consentano all’Ai di rispondere in modo più specifico”.
Per questa ragione si parla anche di “prompt mindset”: per vincere la sfida della scalabilità dell’Ai è necessario che tutte le figure che lavorano nei vari dipartimenti di un’azienda siano in grado di trarne il massimo di produttività. Nel dettaglio, secondo Accenture, ci sono alcune aree prioritarie su cui intervenire, come il coding, le vendite, l’HR e il servizio clienti. Tutte aree in cui chi svolge quelle funzioni potrà essere chiamato a dedicarsi a task più creativi e a delegare quelli più operativi all’Ai generativa. “Un ultimo messaggio riguarda la forza lavoro”, conclude Sperimborgo. L’intelligenza artificiale generativa rende molto di più su profili di una certa seniority e molto meno su profili particolarmente junior, sostiene l’esperto. Dinanzi ai giovani professionisti, rassicura, si schiudono però nuove opportunità. “L’Ai aprirà moltissime frontiere su tantissime nuove professioni”.