Dopo quattro anni, giungono dagli Usa nuove sanzioni per il Cremlino e le sue abilità informatiche. Ma stavolta la Russia non è impreparata
Quali sono i fattori strutturali e contingenti dietro alla nuova forza della federazione russa
Petrolio e rublo, la strana coppia
La Russia non è certo nuova alle sanzioni. Ma se quelle del 2014 giungevano in un momento economicamente drammatico, le attuali, dovute alla sua interferenza nelle elezioni americane, la trovano con le spalle forti. Quattro anni fa il rublo era in caduta libera, così come i prezzi del petrolio. Quest’anno invece le cose sono decisamente diverse. Il petrolio è in rafforzamento. E il rublo per di più si sta sganciando dall’andamento del greggio, come si può vedere dal grafico elaborato dal team emergenti di Pictet.
La domanda sostenuta e i tagli operati alla produzione mondiale hanno spinto i prezzi del petrolio al rialzo. Il rublo, già debole, si è deprezzato ulteriormente come ammortizzatore delle sanzioni marzoline. In particolare, è sceso del 6,2% in aprile.
Secondo l’analsi di Pictet, la politica attuale dei tassi al 7,25% è in linea con la loro stima di fair value. Ciò lascia spazio limitato per tagli di tassi di interesse nel corso del 2018. Vi è infatti il bisogno di ridurre le aspettative inflattive delle famiglie russe. Queste rimangono al di sopra del target del 7,8% secondo l’ultimo sondaggio della Banca Centrale Russa (CBR) e potrebbero aumentare a causa delle sanzioni.
La finanza pubblica della Russia
Le finanze pubbliche della Russia sono eccellenti. Dal momento che è un creditore netto vis-à-vis con il resto del mondo, il paese ha inoltre un surplus delle partite correnti molto grande che rappresenta un cuscino sufficiente ad assorbire l’impatto delle sanzioni. Le previsioni guardano inoltre a una crescita robusta del Pil, trainata dal settore energetico, dalla produzione industriale e dal miglioramento del mercato del lavoro.
Campioni del mondo
La posizione forte della Russia può anche essere osservata all’interno dell’universo delle obbligazioni corporate. Gli spread degli indici russi, come rappresentato dall’indice si sono ampliati di solo 60 punti base da quando le sanzioni sono state annunciate. Il panico originario dovuto alle sanzioni sembra essersi affievolito. Gli analisti reputano inoltre che la domanda da parte degli investitori locali assorbirà ogni vendita “forzata” che arriverà dagli investitori americani, sostenendo ulteriormente il mercato. La resilienza del Paese si sta inoltre riflettendo e amplificando nelle imprese russe.
Nel corso degli anni passati queste si sono “allenate” a diminuire la loro dipendenza dai capitali occidentali. E si prevede che questo trend continuerà. I dividendi sono già a livelli sopra l’ordinario per alcuni di esse. Anzi, in molti casi i rendimenti sui dividendi sono da vero e proprio record, in ogni settore di mercato. E a giugno si giocheranno i mondiali di calcio. Un’altra bella rimpolpata al Pil per controbilanciare le sanzioni.