“Salerno, rima d’inverno, o dolcissimo inverno. Salerno,
rima d’eterno”. Nel rione delle Fornelle, uno dei più antichi e popolosi della
città – trasformato dalla gentrificazione nella strada della movida locale,
campeggiano sulle mura dei palazzi scrostati dalla salsedine i versi di Alfonso
Gatto, poeta ermetico che per tutta la vita restò legato da una dolce
malinconia – il “dolcissimo inverno” – alla sua città natale. Un emigrato del
Sud, come tanti, che l’emozione della sua terra ha portato prima a Milano e poi
in Toscana. È un sentimento difficile da spiegare a chi non l’ha provato: ma che
accompagna ovunque chi è cresciuto in un luogo come questo, tra le rocce a
precipizio sul Tirreno che da Vietri portano a Sorrento e le rive docili del
Cilento, da Paestum a Palinuro, dove storia e leggenda greche e romane si
inseguono incessantemente.
Dai romani ai longobardi, una storia millenaria
Ma Salerno – che la storia narra sia stata fondata nel 197 a. C. come castrum romano a difesa delle aree interne – non è solo una porta di accesso a due tra le più straordinarie costiere del mondo: è essa stessa un piccolo scrigno che racchiude una storia millenaria fatta di Chiese, musei e giardini e un pizzico di mistero, che le deriva dal suo splendore medioevale.
Contrasti e chiaroscuri spesso violenti sono la sua regola. Prova ne sia l’architettura del Duomo, perla nascosta in fondo a un vicolo, in una piccola piazza che si apre all’improvviso sulla scalinata in cima alla quale stanno di guardia due leoni di pietra: campanile arabo-normanno, quadriportico le cui colonne provengono dal Foro romano e gli archi sono intarsiati di pietra vulcanica. O un’opera minore, integrata nel percorso viario contemporaneo, quasi dimenticata: gli archi dei diavoli, acquedotto romano che la leggenda narra fu costruito in una notte dal mago alchimista Pietro Barliario e con l’aiuto dei diavoli, appunto.
Il Castello che domina il borgo
Ma l’attrazione maggiore in città, in posizione dominante sul monte Bonadies, è ancora il possente Castello che nel VIII secolo fu dimora del principe longobardo Arechi II, che a Salerno trasferì la capitale del suo Regno. La fortezza ospita un museo medioevale, ed è oggi – dopo un importante lavoro di restauro – un luogo dove si svolgono concerti ed eventi culturali e privati. Era, il Castello di Arechi, inespugnabile, “non essendo in Italia una rocca più munita di essa”, così scrive Paolo Diacono nella sua “Historia Longobardorum”: e infatti nessuno riuscì a entrarvi, ma i suoi residenti si arresero vinti dalla fame all’assedio di Roberto il Guiscardo, nel 1077.
Salerno divenne normanna, e restò la capitale dei domini italiani del nuovo sovrano: iniziò così il suo periodo di massimo splendore nel quale nacque e si sviluppò la Schola Medica. Racconta un’altra leggenda che a fondarla siano stati quattro medici provenienti da quattro angoli del mondo e per questo raccolse diverse influenze culturali del mondo antico, bizantino e islamico. Studiare medicina o farsi curare a Salerno era ambizione diffusa tra il X e il XIII secolo.
La Schola medica delle mulieres salernitane e il presente
«Se ti mancano i medici, siano per te medici queste tre cose: l’animo lieto, la quiete e la moderata dieta»: se questo è il precetto più famoso del Regimen Sanitatis Salernitanum, compendio didattico in versi latini, i Giardini della Minerva erano (e restano) il “laboratorio” a cielo aperto e vista mare dove il maestro Matteo Silvatico coltivava e mostrava agli studenti le piante officinali – la salvia, la ruta, la misteriosa mandragora e specie nuove ed esotiche scoperte nei suoi numerosi viaggi intorno al mondo. Un Museo nella Chiesa sconsacrata di San Gregorio, in via Mercanti consente di fare un viaggio indietro nel tempo: attraverso realtà aumentata, riproduzioni dei codici manoscritti e miniati, strumenti chirurgici originali e ricostruiti, e la storia della “medica scandalosa”, la nobile Trotula de Ruggiero. Un personaggio straordinario, fuori dal suo tempo, a cui Roberta Pastore, architetto “mediterraneo” che vive a lavora tra Genova e la Campania, ha dedicato un libro di favole per bambine da cui ha preso origine un progetto creativo e indipendente che l’ha portata anche a frequentare un dottorato in pedagogia all’Università di Salerno. “Nei secoli c’è stato un tentativo continuo di sottrarre a Trotula l’identità storica, femminile e professionale: con il nostro lavoro abbiamo voluto ridare vita a questo personaggio, che a distanza di più di mille anni ancora oggi appare rivoluzionario e ha ancora tanto da dirci – dice Roberta a We Wealth – Quando pensiamo al Medioevo, lo associamo a un periodo oscuro, buio ma nella Hippocratica Civitas, brillavano le luci della conoscenza, della scoperta, dell’inclusione e del valore della cura. E Trotula insegnò ed esercitò la professione medica producendo trattati scientifici, il più famoso dei quali, “De Mulierum passionibus”, spazia dalla medicina, all’estetica, alla psicologia e segna la data di nascita della ostetricia e ginecologia come scienza medica e dunque alla medicina di genere”. Le donne hanno avuto nella Scuola Medica un ruolo centrale e Trotula è solo la più famosa tra loro: “le Mulieres Salernitanae proponevano rimedi che i medici del Collegio accoglievano nei loro scritti”.
E se il passato è senza dubbio ineguagliabile, nell’era moderna Salerno entra comunque da protagonista, come sede provvisoria del governo italiano, per cinque mesi nel 1944, nella fase finale e più feroce della Seconda Guerra mondiale. Il presente è pieno di ambizione: eventi che provano ad avere rilevanza nazionale, come le Luci d’Artista nel periodo di Natale e soprattutto architetture avveniristiche come quella della Stazione Marittima progettata dall’archistar Zaha Hadid, approdo naturale del turismo di lusso che vuole attrarre. D’altronde tutto ruota inevitabilmente intorno all’elemento chiave della città: il mare e al Lungomare-giardino, con i tre grandi viali paralleli al centro storico (uno con pista ciclabile), che si estende per due chilometri dal porto turistico alla Spiaggia cittadina di Santa Teresa con il suo solarium in teak che la rende accessibile dal lungomare. E apre alla nuova Piazza Libertà: a pianta semicircolare, affacciata sul mare come il ponte di una nave, dove sta sorgendo un nuovo quartiere di lusso, con appartamenti con vista sul blu e un’offerta commerciale e leisure che promette di riempire le notti di salernitani e turisti dall’estate del 2023.