Quando si dice predestinazione: “Are u in art?” è un anagramma a frase che può farsi con Ruinart, un ‘inside joke’ fra quelli che si occupano dell’importante programma d’arte nella rinomata cantina del gruppo LVMH. Complici le bollicine di una colazione milanese, ce lo rivela Frédéric Dufour. È il ceo della maison de champagne più antica esistente, prossima a festeggiare il suo 300° anniversario nel 2029. Era infatti il 1° settembre 1729 quando Nicolas Ruinart, commerciante di drapperie in Reims come suo padre, apriva il suo primo registro contabile dedicato al vin de bulles. L’intuizione gli arrivava da un suo zio vissuto all’epoca di Luigi XIV, il monaco benedettino Dom Thierry Ruinart (1657-1709). Il programma artistico della maison prende il nome di ‘Carte Blanche’.
Come mai Ruinart è così legato all’arte?
“Per quanto se ne sa, la famiglia Ruinart fu la prima a collaborare con un artista a fini commerciali. Correva il 1896: in quell’anno André Ruinart incarica l’artista ceco Alphonse Mucha di creare un poster che incarni l’essenza della casa. Stiamo parlando di oltre 120 anni addietro: è qualcosa che è parte del DNA di Ruinart. In secondo luogo, crediamo nei valori civili, e riteniamo che l’arte contemporanea possa comunicare in maniera emozionale ed efficace valori su questioni importanti, tendenze e sfide del nostro tempo, in modo da sensibilizzare le persone. E poi gli artisti contemporanei sono talmente creativi da porre a Ruinart sfide continue. Siamo pieni e solidi di storia, savoir faire: abbiamo sulle nostre spalle un’eredità pesante. Ma gli artisti sono sempre capaci di apportare ventate di modernità e pensiero creativo, necessari per ogni sfida, come quella della sostenibilità.
Liu Bolin Production
“È in base al loro impegno nei suoi confronti che oggi la maison sceglie gli artisti. I selezionati vengono invitati a Reims per un viaggio immersivo alla scoperta dell’universo della maison, dei suoi vigneti e delle sue Crayères (cave di gesso, ndr). Con questo viaggio inizia il progetto artistico. Il programma Carte Blanche 2024 si è chiamato ‘Conversations with Nature’, e vi hanno preso parte sei artisti (in Italia Pascale Marthine Tayou, presentato alla XVIII edizione di miart”.
Qual è il vostro ‘capolavoro d’arte’ in quanto Ruinart?
“Arrivati a questo punto, ne scelgo due. Innanzitutto Liu Bolin (l’artista – scultore, pittore, fotografo – mago del camuffamento, ndr). La nostra collaborazione con lui risale al 2018, ed è stata indimenticabile. Per la prima volta, tutte le persone dell’azienda, anche quelle non coinvolte nel quotidiano con l’arte, si sono sentite parte del progetto. Liu Bolin si è immerso, camuffandosi, nella loro quotidianità. Nelle vigne, davanti alle macchine di lavorazione in uso giornalmente. Le persone stesse che vi lavoravano erano parte dell’opera, sentendosi poi incredibilmente motivate a cambiare la loro mentalità. Sento che questo evento ha cambiato completamente l’approccio dei nostri lavoratori”.
Liu Bolin, Underground
“La seconda è l’opera di Eva Jospin, con la quale abbiamo lavorato nel 2023. I motivi sono differenti: si trattava di una donna, francese per di più. Pur essendo una società francese infatti, non avevamo mai collaborato con un artista della nostra nazionalità. Trovo che le opere di Eva – elaborate e meticolose – abbiano colto nel segno il savoir faire di ciò che facciamo in maniera così precisa e allo stesso tempo ripetitiva, il nostro ‘eterno ritorno’”.
Eva Jospin
Esiste una commissione strutturata internamente per la selezione degli artisti?
“Non abbiamo una ‘commissione interna’ che seleziona gli artisti. Ci vengono suggeriti, cercano di spingerci a scegliere diciamo (scoppia a ridere, ndr). Credo in realtà che non necessitiamo di una commissione apposita: la conoscenza e passione ce le abbiamo internamente. Possiamo giovarci di collaborare con persone, professionisti del settore con grande senso artistico. Basta sederci intorno a un tavolo per trovarci in accordo”.
Monsieur Arnault ha una qualche parte in questo processo decisionale?
“Può sorprendere, ma non è così. Pur essendo tutta la famiglia Arnault profondamente legata all’arte, godiamo della più completa libertà nello scegliere gli artisti con cui collaborare”.
L’Italia è il vostro secondo “premium market”. Per quale motivo, oltre ai soliti legati al sapersi godere la vita ecc?
“Le ragioni sono diverse. L’attenzione al lifestyle non si può negare: italiani e francesi sono simili, ce l’hanno nel sangue. Questo porta a una naturale comprensione fra noi. In secondo luogo, L’Italia è un mercato molto significativo per il lusso e per lo champagne premium in particolare: ha molto senso per Ruinart essere presente in Italia. Terzo, c’è sempre un aspetto emozionale nelle scelte che si compiono nel proprio business. Quando si parla di storia, cultura, che sono il DNA di Ruinart, di nuovo l’Italia deve essere presente: è un luogo in cui questi elementi sono di fondamentale importanza. Negli ultimi quattro anni ho passato la metà delle mie vacanze in Italia. Sono stato a Firenze, Roma, Milano, Venezia e poi ancora Venezia, in Sardegna”.
Liu Bolin, Blanc des Blancs
Qual è lo champagne che vendete maggiormente, qui in Italia?
“Blanc des blancs”.
Il futuro del lusso come lo vede in questo momento?
“Il lusso durerà per sempre. Il lusso di cultura e qualità, intendo. Credo nel lusso ‘culturale e consapevole’ piuttosto che in quello di ostentazione. Sono queste le due parole chiave che meglio descrivono – secondo me – quello che sarà il futuro del lusso e il lusso in futuro”.
Pascale Marthine Tayou
Articolo originariamente apparso su We Wealth numero 72. Abbonamenti qui.