La fine della stretta monetaria viene ormai data per scontata dagli operatori di mercato, dopo che i dati sull’inflazione statunitense di ottobre hanno mostrato un rallentamento superiore alle previsioni. Il clima di fiducia ha rafforzato le attese sull’atterraggio morbido dell’economia: l’eventualità migliore per le azioni, che infatti hanno reagito con un rialzo deciso in scia agli ultimi dati. Gli ultimi sondaggi mensili sui gestori di fondi globali ed europei, realizzati da Bank of America fra 3 e 9 novembre, avevano già indicato come le attese dei professionisti si stessero già orientando in questa direzione.
A livello globale, la percentuale complessiva di previsioni per un atterraggio morbido dell’economia globale, unitamente all’opzione ancor più favorevole di “nessun atterraggio”, è salita dal 64 al 74%. Nel contempo, il 76% degli intervistati ritiene che la Federal Reserve abbia concluso il ciclo di rialzo dei tassi, mentre sei gestori su dieci prevedono una riduzione dei rendimenti obbligazionari nel 2024.
In linea con questo scenario, le scommesse dei gestori sono passate dalla liquidità, come i titoli governativi a brevissima scadenza, alle obbligazioni. Il 54% dei gestori globali ritiene che i bond saranno la classe di attività migliore nel 2024, mentre solo il 29% pensa che saranno le azioni.
L’allocazione sulla liquidità è scesa dal 5,3% al 4,7%, segnando il calo mensile più significativo dal gennaio del 2023. Parallelamente, l’esposizione alle obbligazioni ha raggiunto il terzo livello più alto degli ultimi vent’anni.
Sempre a livello globale i posizionamenti di portafoglio più battuti risultano essere l’azionario delle Big Tech (38%) seguito dalle posizioni ribassiste sull’azionario cinese (22%) e la scommessa sul rialzo dei Treasury (11%).
Se si osserva la fotografia delle scelte strategiche dei gestori attuali, in relazione ai posizionamenti storici le maggiori scommesse risultano quelle favorevoli a bond, azioni giapponesi, società di telecomunicazioni.
Sul versante opposto, la visione risulta particolarmente negativa sulle azioni dell’Eurozona e del Regno Unito, precedute di poco da titoli industriali e mercati emergenti in coda alla classifica.
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In Europa i gestori sono meno ottimisti
Il sondaggio condotto da BofA specificamente su gestori di fondi europei rivela un maggiore livello di cautela. Il 74% dei fund manager europei ritiene che la crescita europea sia destinata a indebolirsi in risposta alla politica monetaria restrittiva, mente solo il 9% prevede un’accelerazione. Questa percezione influisce sulla valutazione delle azioni cicliche, considerate meno interessanti dai gestori europei: il 44% pensa, infatti, che i titoli azionari più difensivi possano sovraperformare. Tra i settori preferiti dai gestori europei si confermano le assicurazioni e la tecnologia, mentre risultano poco graditi i settori auto, vendite al dettaglio e chimica.
Per quanto riguarda le assicurazioni, il 44% netto dei gestori europei ha una posizione rialzista su questo settore, raggiungendo il livello più alto dalla crisi del 2007-08.
Nonostante la cautela, il rischio principale citato dai gestori rimane una riduzione eccessiva dell’esposizione azionaria e la conseguente perdita delle opportunità di un eventuale rally: per il 32% degli intervistati è questo il maggiore pericolo. Del resto, la quota netta di gestori europei che ritiene sottovalutate le azioni del Vecchio Continente ha raggiunto il massimo dal 2019, attestandosi al 26%. Una forte maggioranza del 71%, comunque, prevede una flessione degli utili societari in Europa.
Analizzando le piazze azionarie preferite dai gestori europei a 12 mesi, il Regno Unito ha perso la vetta dopo tre mesi consecutivi, in favore del mercato azionario tedesco, assurto a “sovrappeso” di portafoglio più convinto. Piazza Affari non risulta più la Borsa meno promettente, sorpassata in senso negativo da Madrid, sebbene resti in una posizione di “sottopeso” strategico.