“Crediamo che l’andamento ribassista del cambio euro/dollaro sia legato alle aspettative sulle prossime mosse delle banche centrali. La Federal Reserve dovrà affrontare maggiori pressioni inflazionistiche rispetto all’Europa e già dal meeting di dicembre potrebbe accelerare il processo di tapering per prepararsi a un rialzo del costo del denaro nel primo semestre 2022”, ha dichiarato a We Wealth Filippo Diodovich, market strategist di IG. “Il mercato sconta un rialzo dei tassi di interesse di 25 punti base a giugno 2022 ma, nel caso in cui le pressioni inflazionistiche dovessero mostrare un’ulteriore accelerazione, l’aumento del costo del denaro potrebbe essere anche effettuato prima della riunione di giugno”, ha dichiarato Diodovich.
Al contrario, “in Europa le pressioni inflazionistiche sono minori e sono legate solamente al lato dell’offerta (mentre negli Stati Uniti vediamo pressioni anche dal lato della domanda), con un forte aumento dei costi degli energetici causato dai colli di bottiglia nel sistema degli approvvigionamenti”, ha aggiunto lo strategist di IG, riteniamo, quindi, che il presidente della Bce, Christine Lagarde, possa temporeggiare con un approccio più accomodante per più tempo rispetto alla Federal Reserve”.
“Stati Uniti, Regno Unito ed Eurozona stanno sperimentando livelli di inflazione scomodamente alti al momento, ma per i primi due paesi i prezzi dovrebbero rimanere sostenuti più a lungo e rendere la vita molto più difficile per la Fed e la BoE”, ha dichiarato Erlam in un’intervista a We Wealth.
“La Bce non si sentirà particolarmente a suo agio con le pressioni sui prezzi che sta vedendo”, ha aggiunto, “ma ci si aspetta che queste andranno a calare dopo la fine dell’anno e che torneranno sotto il target nel medio termine, il che permetterà alla banca centrale di adottare un approccio più paziente”. Nei prossimi mesi si può immaginare che i dilemmi per BoE e Fed, alle prese con un’elevata inflazione nei rispettivi Paesi, proseguiranno sostenendo sterlina e dollaro alle spese dell’euro, ha concluso l’analista di OANDA.
Lo stesso indebolimento dell’euro, inoltre, contribuirà a far salire l’inflazione in Europa, poiché crescerà il costo dei prodotti importati dall’estero. Secondo quanto affermato mercoledì 17 novembre dal membro del comitato esecutivo delle Bce, Isabel Schnabel, questo impatto aggiungerà 0,2-0,3 al tasso d’inflazione nell’Eurozona.