- Cesarano: “Le percentuali di oro complessivo in portafoglio potrebbero essere spinte fino al 10/15% alla luce del contesto geopolitico”
- I titoli auriferi hanno messo a segno da inizio anno una performance in aggregato simile a quella dell’oro in euro
L’oro continua a correre senza freni, ritoccando il record e consolidandosi oltre la soglia dei 2.750 dollari l’oncia. I titoli auriferi, a loro volta, risultano in rialzo da inizio anno. E, secondo Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte intercettato da We Wealth, potrebbe non essere finita qui.
“I continui record storici dell’oro in diversi contesti di mercati – anche quelli potenzialmente più avversi come tassi in rialzo, dollaro forte o inflazione in calo – dimostrano come i driver addotti in passato non siano gli stessi di oggi”, spiega Cesarano. Il fattore principale è, al momento, quello geopolitico: dopo l’evidenza della possibilità di congelamento delle riserve in dollari statunitensi nel caso di tensioni con gli Stati Uniti emerso dal caso Russia, diversi grossi detentori di riserve valutarie starebbero infatti diversificando da dollaro a oro. “Il processo è lungo e potenzialmente corposo, alla luce del fatto che paesi come Cina e India hanno una bassa percentuale di oro sulle riserve totali (rispettivamente 5% e 10%)”, dichiara lo strategist. “A questo si aggiungano fattori contingenti che però rappresentano più un corollario che la causa primaria: l’aumento stagionale della domanda retail indiana (con il festival Diwali a fine ottobre) e di quella cinese (con il Capodanno lunare a fine gennaio 2025)”.
Oro: verso nuovi record nel 2024?
La corsa del metallo prezioso, come anticipato in apertura, potrebbe tra l’altro non essere finita qui. Anzi, ci si attendono nuovi record entro la fine dell’anno. “Occorrerà monitorare anzitutto l’intensificarsi delle tensioni geopolitiche di breve, soprattutto la reazione di Israele in termini di ritorsioni sull’Iran dopo le elezioni statunitensi del 5 novembre. Fondamentale sarà anche la domanda del retail cinese a dicembre, in vista del citato Capodanno di fine gennaio 2025. Ma il fattore principale resta il processo di diversificazione, alla luce di quanto poco presente sia ancora l’oro in alcuni grossi detentori di riserve globali come Cina, India e Turchia”, suggerisce lo strategist.
Titoli auriferi: +40% da inizio anno
Intanto, i titoli auriferi hanno messo a segno da inizio anno una performance in aggregato simile a quella dell’oro in euro. Si parla di una crescita di circa il 40%, fa sapere Cesarano osservando le performance di alcuni Etf su questo comparto. “L’andamento è molto simile sia per le aziende cosiddette senior sia per le junior”, afferma. In prospettiva, l’esperto si attende dunque una continuazione del rally dell’oro nei prossimi trimestri sulla scia soprattutto delle sopracitate motivazioni geopolitiche, che potrebbero impattare positivamente sul comparto minerario aurifero con performance leggermente superiori a quelle dell’oro fisico.
Oro: come investire adesso
Sulla base di questo scenario, per Cesarano il mix tra oro fisico tramite Etc (sia a cambio coperto che non coperto) e comparto aurifero tramite Etf rappresenta una delle modalità per inserire l’oro in portafoglio nell’attuale contesto di mercato, privilegiando l’oro fisico in quanto non esposto a eventuali prese di profitto sul comparto azionario. Le percentuali di oro complessivo in portafoglio potrebbero arrivare fino al 10/15% secondo lo strategist, alla luce del contesto geopolitico che contempla la continuazione del lungo processo di diversificazione delle riserve valutarie. “Il fatto che l’attore principale sia rappresentato dalle banche centrali come acquirenti, ne amplifica l’effetto rarità, trattandosi di un operatore buy and hold non interessato alle prese di profitto”, conclude Cesarano.