Il Nikkei 225, principale indice azionario del Giappone, lunedì è salito del 1,91% superando i 30 mila punti, livello che dopo il 1990 non è mai più stato raggiunto
Il pil giapponese è previsto in contrazione del 4,9% nel 2020, anche se gli ultimi due trimestri hanno mostrato un ritmo di crescita molto elevato
Per i mercati si prospetta una stagione rialzista, forti del sostegno della BoJ e del governo, del nuovo accordo commerciale Rcep e delle molte aziende a vocazione esg
Un decennio di crescita?
Che il Giappone ritorni ad aspirare ad essere il primo della classe è improbabile, che la discontinuità di crescita degli ultimi 30 anni si trasformi in continuità è una ipotesi per lo meno auspicata. Primi segnali positivi arrivano dal presente. Nonostante il pil a seguito della crisi epidemica sia diminuito del 4,9%, la peggiore contrazione dal 2009, negli ultimi due trimestri ha registrato ottimi tassi di crescita annualizzati, rispettivamente del 22,7% e del 12,7% (contro il circa 9% previsto dagli analisti). Anche la produzione industriale, seppur anch’essa in territorio negativo, ha superato le aspettative, contraendosi a dicembre del 1% invece che del 1,6% previsto. Questi numeri riflettono in parte una migliore gestione epidemica rispetto ad altri paesi. Allargando la finestra temporale d’analisi le prospettive rimangono positive. Per Alessandro Allegri, ad di Ambrosetti Am Sim, uno dei fattori chiave per cui passerà la crescita nipponica dei prossimi anni porta il nome di Rcep. “il Giappone sembra aver ritrovato le carte per sovraperformare le altre regioni aiutato principalmente da un atteso piano di stimolo fiscale e dalla partecipazione allo storico accordo commerciale (Rcep) che sancisce difatti una rivoluzione, anche di carattere geopolitico, per i rapporti tra gli Stati dell’Est asiatico, aprendo la strada certamente a nuove e positive prospettive per lo sviluppo economico dell’area”.
BoJ e esg a sostegno dei mercati
Le ripercussioni per i mercati sono certamente positive, come dimostra il record storico che ha fatto segnare lunedì il Nikkei 225. “Il fatto che le quotazioni degli indici azionari giapponesi si siano spostate oltre i massimi degli ultimi 30 anni sta riscuotendo molta attenzione sui mercati finanziari che provano a valutare le attese future di questo investimento” continua Allegri che afferma che i massimi storici segnati durante l’euforia di fine anni 80, seppur lontani, non sono un miraggio. Oltre il fattore della crescita economica, i mercati giapponesi possono contare su almeno altri due elementi di supporto. Il primo è il fattore monetario. “Nonostante i progressi degli ultimi trimestri le valutazioni non risultano troppo elevate, soprattutto in termini relativi e, finché risulterà forte, come nelle carte, il supporto da parte del governo e della Banca Centrale i margini di crescita saranno confermati” commenta Allegri. Il secondo è più strutturale al mercato. “Il Giappone offre un ampio listino con aziende molto diversificate ed una attenzione alla governance significativa, tale da aver già sviluppato e diffuso i diversi business plan in logica esg, elemento che diverrà sempre più trainante sui mercati”. In questo contesto è “molto probabile, che nei prossimi trimestri il Giappone possa continuare la fase di crescita in atto e la borsa offrire un terreno fertile per gli acquisti soprattutto in una logica di stock picking attivo e molto selettivo. Le opportunità sembrano molteplici”.