Il 2022 è stato un anno in cui le famiglie italiane hanno dovuto fare i conti con diverse crisi: da quella geopolitica a quella energetica, passando per il ritorno dell’inflazione e il crollo delle borse finanziarie. Tutti fattori questi che hanno inciso anche sulle scelte d’investimento. Stando all’ultima ricerca sul risparmio e le scelte degli italiani condotta da Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi, ecco come è cambiato il portafoglio delle famiglie del Bel Paese.
Giù le obbligazioni, stabili le azioni
Nell’anno dell’aumento dei tassi, l’Indagine segnala la riduzione della quota investita in obbligazioni, dal 29% al 23% dei portafogli. Dichiara di aver operato in obbligazioni in 26% del campione, mentre il grado di soddisfazione per questi strumenti (misurato dal rapporto tra il numero di obbligazionisti soddisfatti vs. insoddisfatti) scende a 3,1 (era 3,8 nell’Indagine 2021), con punte però a 8,7 tra i residenti nel Nord-Est, a 4,3 per gli ultra-65enni e tra 5 e 6 per i risparmiatori con propensione al rischio media o medio/alta. Risulta invece contenuta la quota di chi ha operato in azioni nei 12 mesi precedenti il campionamento, anche se sale un poco, dal 3,9% al 4,8%. L’indice di soddisfazione per le azioni si porta al massimo storico di 6,5 soddisfatti per un insoddisfatto; sale a 2,4 da 2,1 il rapporto tra scelte consigliate e autonome. Crescono dunque la domanda e anche il consumo effettivo di consulenza finanziaria: si investe sempre meno con il “fai da te”.
Cresce l’interesse per gli asset alternativi…
Con le classi di investimento tradizionali in difficoltà a mantenere i rendimenti in linea con quelli storici, aumenta l’interesse degli intervistati per gli investimenti alternativi. Li guarda con attenzione il 39% del campione, in netta salita rispetto al 2021 (27,7%). In prima posizione si conferma l’oro (24,8%), tradizionale bene rifugio, ma è da notare anche l’interesse raccolto dai fondi etici e dagli impieghi esg (12,9% del campione, che sale oltre il 22% tra i laureati); al terzo posto si collocano le rischiose criptovalute (9,5%).
… e la liquidità
Infine, la liquidità si conferma l’asset che più di tutti fa sentire al sicuro le famiglie italiane in tempi di crisi, con i depositi, che rispetto a prima della pandemia, sono cresciuti del 13% a 135 miliardi di euro. Le ragioni sono di natura precauzionale, con il rapporto tra il denaro mantenuto liquido per precauzione e quello destinato ai normali pagamenti che si attesta a 0,8. L’inflazione dodici mesi fa però non c’era: pagare la “tassa da inflazione” per tutelare il valore del denaro dal rischio di investirlo con rendimenti negativi è diventato oggi estremamente oneroso. Il dubbio comincia probabilmente a farsi strada anche tra gli intervistati: si riduce infatti la ratio di soddisfazione relativo alla detenzione di liquidità (da 18 a 14,8).
I giovani e la pensione
Tra le altre evidenze interessanti emerse dal rapporto, c’è infine l’esigenza di sensibilizzare i più giovani su previdenza e pensione. Più della metà dei giovani pensa che percepirà in futuro una pensione netta tra i 600 e i 1.500 euro: troppo poco, considerando il crescente costo della vita. Tuttavia, circa nove su dieci non hanno sottoscritto un fondo pensione: le motivazioni principali sono la mancanza di risparmi da destinare alla pensione integrativa (57,4%) e l’essere troppo giovani per pensarci o avere altre priorità (37%).