Con la proposta del Consiglio Ue, la Retail investment strategy ha compiuto un altro passo verso il traguardo finale: agognato o temuto, a seconda dei punti di vista. Rispetto all’ultimo documento licenziato dal Parlamento europeo, si notano alcuni interventi ritenuti migliorativi dagli addetti ai lavori (leggi per approfondire).
La Retail investment strategy e l’impatto sulla consulenza finanziaria
L’iter adesso prosegue con i negoziati interistituzionali, che porteranno a un documento condiviso, verosimilmente entro fine anno. L’impianto, in ogni caso, appare ormai definito e poggia su due pilastri fondamentali: il best interest, cioè il “migliore interesse” dei clienti e il value for money, il rapporto qualità prezzo.
Che impatto avrà la nuova normativa sull’industria della distribuzione? “In futuro, cambierà il modo di remunerare il servizio di consulenza. E i costi dei singoli prodotti tenderanno a scendere, esercitando ulteriori pressioni sui margini”, premette Alessandro Marchesin, Head del Wealth & asset management del Gruppo Sella, che può contare su masse gestite pari a 39 miliardi di euro, così articolate: 23,8 miliardi in capo a Banca Patrimoni Sella, 11 miliardi riconducibili al Wealth & business advisory di Banca Sella, più 4 miliardi relativi a Sella sgr.
“Da una parte, c’è la Ris; dall’altra, la probabile discesa dei rendimenti sui titoli di stato: questi due fattori favoriranno un cambio di passo nel risparmio gestito, decretando la fine della sola distribuzione di prodotti finanziari, così come a lungo stata praticata nel nostro settore, a favore del servizio di consulenza finanziaria.
La strada maestra è esercitare un controllo più efficace sulla qualità e sul prezzo dei prodotti, ad esempio valorizzando il ruolo delle fabbriche prodotto interne: avere un asset manager di gruppo può aiutare a presidiare meglio l’offerta, internalizzando una parte dei ricavi e recuperando marginalità”.
Il ruolo della consulenza evoluta e le gestioni patrimoniali
Il governo della qualità e del prezzo, nel Gruppo Sella, segue due strade, “soprattutto per il private banking e il wealth management, che fanno riferimento a Banca Patrimoni Sella e al Wealth & Business Advisory di Banca Sella”, ricorda Marchesin.
“La prima è la consulenza evoluta: noi abbiamo lanciato il fee only – con un meccanismo di retrocessione degli incentivi – già nel 2015 e rimane una scelta strategica. Poi ci sono le gestioni patrimoniali, che rappresentano la quintessenza del rapporto tra wealth e asset management: funzionano molto bene perché consentono di ottenere un equilibrato rapporto rischio/rendimento e lasciano maggior tempo al banker per gestire la relazione con il cliente”.
Sostenibilità e non solo
Governare la qualità, vuol dire anche valorizzare le competenze interne, ma sempre in una logica multi-manager, che sappia attingere agli specialisti di altre aree dove non sono disponibili in casa.
“Storicamente abbiamo competenze molto forti nell’obbligazionario Europa e nell’azionario Italia. Un ragionamento analogo vale per la sostenibilità: nel 1999 è nato il primo fondo etico, che è stato progressivamente rinnovato fino a diventare nel 2015 Investimenti Sostenibili, uno dei primi fondi comuni in Italia con una politica di investimento ad impatto, oggi classificato articolo 9 secondo la normativa Sfdr.
Il maggio scorso, poi, abbiamo lanciato un fondo che monitora l’impronta di carbonio del portafoglio. Un altro ambito di competenze distintive sono i fondi di venture capital gestiti da Sella Venture Partners sgr: “recentemente abbiamo lanciato il secondo fondo di fondi italiano specializzato nel VC che sta andando molto bene, con un target di raccolta di 100 milioni.
La strategia del gruppo Sella sugli asset illiquidi
Come per i fondi tradizionali, anche sugli illiquidi ci guida l’architettura aperta: sul fronte eltif (leggi per approfondire), ad esempio, abbiamo sviluppato partnership con Muzinich & co., Neuberger Berman, Equita e Schroders.
Nei private market, “dopo gli ottimi risultati di raccolta conseguiti nel 2020-21, il successivo biennio ha visto gli investitori dirigersi verso attività tradizionali. Ma con la progressiva discesa dei tassi, tornerà a emergere con maggiore evidenza il premio di illiquidità”.