Lucio Izzi, amministratore delegato del gruppo Banca Finint lo ha confermato: il private banking è e sarà una delle aree a maggior potenzialità (espressa) sulle quali la società di Conegliano punterà per evolvere. “Potenzialità” ed “evoluzione” sono state in un certo senso le parole chiave della presentazione del piano 2024-2026 di Banca Finint, leader nel comparto dei mercati dei capitali di debito (cartolarizzazioni, i minibond, basket bond, gestione di asset class alternative).
Conservando la propria vocazione specialistica, la banca nei prossimi anni punterà ad evolvere per «liberare tutto il potenziale di crescita dei nostri business rafforzando la nostra leadership, che espanderemo anche in nuovi mercati e geografie», afferma il ceo, che We Wealth ha raggiunto per mettere a fuoco i progetti di sviluppo relativi al private banking.
Avendo compiuto la piena integrazione delle attività infragruppo, dr. Izzi, quale sarà il ruolo del private banking nel futuro di Banca Finint?
«Private banking e wealth management sono stati gli ingressi più recenti all’interno del gruppo e una delle nostre piattaforme di crescita più interessanti. Stiamo investendo nell’allargamento della rete commerciale (a modello distributivo misto, con l’inserimento di nuovi banker e consulenti finanziari, ndr), nello sviluppo di un’offerta di prodotto che possa essere identificata come unica per qualità e contenuti. Ne avremo grandi soddisfazioni».
In cosa consiste l’unicità di Finint nel private banking? L’offerta di settore si sta moltiplicando. I clienti però non sono tutti uguali, e sono alla ricerca di una offerta sempre più personalizzata.
«Vantiamo un modello unico di consulenza evoluta. Noi forniamo soluzioni sull’intera ricchezza che i clienti detengono. Il nostro modello è davvero concentrato sull’advisory: che il cliente scelga di avere un portafoglio amministrato o strumenti di risparmio gestito, il nostro impegno è quello di allineare costantemente le sue attese di rischio e rendimento alle soluzioni che forniamo in consulenza. Punteremo sempre più sulla clientela di fascia alta. Ci stiamo dotando di una rete di wealth banking più ampia di quella che avevamo in passato. Forniamo soluzioni che le fabbriche prodotto di gruppo possono sviluppare appositamente per i clienti di Finint Private Bank, come per esempio i club deal o i prodotti della nostra sgr, con asset class molto specifiche e particolari».
A proposito di potenzialità, quali sono quelle inespresse del pb italiano?
«Il pb è l’oggetto del desiderio di tutti. Ma i clienti avranno bisogno sempre più di essere sostenuti nelle loro scelte e nelle loro decisioni. Sarà necessario più che mai prestare estrema attenzione e cura alle loro necessità. I modelli di servizio dovranno evolvere aumentando i livelli di consapevolezza, raffinando sempre più la personalizzazione. Se ciò verrà realizzato, il potenziale di un Paese quale il nostro – caratterizzato da ampie capacità di risparmio – potrà esprimersi significativamente. Però bisogna compiere un salto evolutivo. Passare da una logica industriale a una personale».
Dr. Izzi, qualche riflessione personale sul contesto macroeconomico attuale, a prescindere da Finint.
«È necessario sviluppare un’idea di Europa più ampia e solidale: l’unica via per garantire il progresso alla comunità. E il mercato deve offrire spazi di opportunità ad attori specializzati all’interno dei mercati domestici. Parlo di quegli attori, come Banca Finint, in grado di garantire elevati di livelli di servizio e competenze. Nel complesso, l’incertezza che c’è nel mercato rimarrà. Continueremo ad avere mercati volatili, rischi geopolitici, incertezza sul futuro».
E il gruppo Banca Finint?
«Per parte nostra setteremo per il private banking su traiettorie di sviluppo uniche. Penso per esempio a una gemmazione che si chiama Tech-La, la nostra piattaforma fintech nella quale andremo a conferire i software proprietari di gestione di piattaforme di consulenza evoluta, end-to-end, integrate nel core banking. Con Tech-La svilupperemo business private proprietari. La nostra è una sfida di innovazione dentro a mercati che permarranno incerti e in cui vinceranno la specializzazione e le economie di scala. Confidiamo di avere a bordo di Tech-La i primi clienti – istituzioni finanziarie e assicurazioni – entro la fine dell’anno».
Il nuovo corso di Banca Finint prevede un piano di battaglia per «crescere a doppia cifra nei ricavi in ogni anno di piano, garantendo un ritorno sul patrimonio netto tangibile stabilmente superiore al 20%, mantenendo una solida posizione di capitale. Saremo efficienti nei costi e ridurremo il rapporto costi/ricavi, pur investendo in innovazione e tech», aggiunge Izzi presentando il piano di sviluppo. E’ poi interessante notare che, in un contesto economico in cui l’andamento dei tassi di interesse ha sostenuto una forte crescita nel segmento liquido del reddito fisso, la banca rafforzerà l’attuale posizionamento con l’ambizione di diventare leader in Italia nel settore del liquid fixed income (LFI).
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