Il dollaro USA si è indebolito del 14% rispetto all’euro dai massimi di ottobre a seguito di una forte diminuzione dei rendimenti del Tesoro degli Stati Uniti.
Le vendite dell’Italia sono particolarmente concentrate sul mercato statunitense, con quasi il 30% del fatturato totale.
Il dollaro è una moneta forte che determina scambi commerciali e ha fatto sempre da padrone nel mondo petrolifero: ricorderemo l’espressione “petroldollari” per definire gli affari nel settore. Da un paio di mesi, il biglietto verde ha subìto però degli scossoni indebolendosi. Inoltre, la recente notizia sulla possibilità che i Brics stiano studiando una moneta alternativa potrebbe farlo vacillare. Nella storia comunque il dollaro ha avuto sempre un andamento altalenante. Come muoversi sul fronte degli investimenti quando il dollaro batte i record e quando invece ripiega? Sapevi che esistono settori di investimento che sono favoriti o sfavoriti dall’andamento del dollaro?
In linea generale
1-Se hai oro in portafoglio è importante sapere che oro e dollaro hanno una correlazione inversa
2-Un dollaro debole è positivo per il prezzo del petrolio
3-Le valute dei mercati emergenti tendono ad aumentare il proprio valore con un dollaro più debole
Il mercato italiano
Negli ultimi mesi, l’indebolimento del dollaro ha già portato beneficio al listino italiano e, in generale, ai listini europei. I flussi di capitale in uscita dagli Stati Uniti si sono riversati in massa nel Vecchio Continente: il FTSE MIB da inizio anno ha avuto una performance prossima al +25%.
Ma chi sale e chi scende? Il dollaro USA si è indebolito del 14% rispetto all’euro dai massimi di ottobre a seguito di una forte diminuzione dei rendimenti del Tesoro degli Stati Uniti. I titoli italiani sono stati storicamente tra i più colpiti dai mercati globali dalla debolezza del dollaro, il che li rende meno competitivi all’estero. I titoli italiani hanno una doppia esposizione. In primo luogo, circa il 70% delle loro vendite proviene dall’estero. Si tratta di una delle percentuali più alte al mondo, simile a quella di Germania e Francia ma doppia rispetto a Stati Uniti e Giappone. In secondo luogo, le vendite dell’Italia sono particolarmente concentrate sul mercato statunitense, con quasi il 30% del fatturato totale.
Settori e titoli nel mirino
Questo è un problema per:
1-i settori industriali,
2- del lusso,
3-dei beni di consumo italiani,
che sono caratterizzati da grandi vendite all’estero e spesso con un forte peso negli Stati Uniti. Secondo Ben Laidler, global markets strategist di eToro, l’esposizione all’estero è guidata da Tenaris, Stellantis, Campari, Luxottica, CNH Industrial e Moncler. Questi venti contrari valutari sono spesso ridotti, ma non eliminati, dagli impianti di produzione nei mercati esteri e dalle coperture finanziarie. Investire guardando all’andamento del dollaro non è dunque indifferente.
Le azioni Usa in rampa di lancio
Le multinazionali con sede negli Stati Uniti ottengon tipicamente una quantità considerevole del loro fatturato dall’estero. Un dollaro debole può migliorare il valore di questi guadagni quando vengono rimpatriati
Ecco cinque potenziali candidate:
1- Procter & Gamble: ha una rete globale che include operazioni e vendite in oltre 180 paesi e genera la maggior parte dei suoi ricavi al di fuori del Nord America.
2-McDonald’s: gestisce e concede in franchising ristoranti in più di 100 paesi, con una quantità considerevole dei suoi guadagni provenienti dall’estero.
3-Caterpillar: uno dei principali produttori di attrezzature per l’edilizia e l’estrazione mineraria, genera il 53% dei suoi ricavi al di fuori del Nord America.
4-Exxon: è la più grande compagnia petrolifera degli Stati Uniti. Poiché il petrolio viene scambiato in dollari statunitensi sui mercati internazionali, un dollaro debole rende i barili di petrolio più accessibili agli acquirenti.
5-Newmont: è un importante produttore di oro il cui business dipende fortemente dalle performance dei metalli preziosi.
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