- Si stima che nel caso del settore dei semiconduttori, grazie all’intelligenza artificiale, il margine operativo potrebbe crescere del 5,2% nei prossimi cinque anni. Per semiconduttori ed energia si parla rispettivamente del 4,8% e del 3,1%
- Debach (eToro): “Le soluzioni di intelligenza artificiale generativa, come i chatbot, stanno già trasformando i processi aziendali. Questo si traduce in un miglioramento diretto dei margini operativi”
Sebbene il clamore sull’intelligenza artificiale sembrerebbe essersi affievolito rispetto ai picchi iniziali, resta al centro delle strategie aziendali. I numeri lo dimostrano: secondo i dati raccolti per We Wealth da Gabriel Debach, market analyst di eToro, nel secondo trimestre del 2024 ben 210 società dell’S&P 500 hanno citato il termine “Ai” nelle proprie conference call sugli utili; un valore lievemente inferiore rispetto alle 211 dei tre mesi precedenti. Potrebbe sembrare una stabilizzazione, ma “la realtà è che l’attenzione resta alta”, dice l’analista. A colpire, però, è soprattutto la reazione del mercato.
Intelligenza artificiale: l’effetto sui titoli
“Le aziende che hanno puntato sull’Ai hanno registrato una performance inferiore rispetto a quelle che non ne hanno fatto menzione nei loro aggiornamenti trimestrali”, racconta Debach. Dal 30 giugno i titoli delle società del listino a stelle e strisce che hanno parlato di intelligenza artificiale nelle loro chiamate hanno infatti guadagnato in media il 4,1%, mentre quelli delle aziende che non hanno citato l’argomento sono cresciuti del 6,1%. Tuttavia, osservando un orizzonte più ampio, le aziende che stanno cavalcando l’onda dell’Ai mostrano un vantaggio significativo da inizio anno: i titoli delle società che hanno citato l’Ai nelle chiamate sugli utili hanno guadagnato in media il 12,2% dal 31 dicembre 2023, contro un più modesto 8,6% delle aziende che non l’hanno fatto. Il che, dice Debach, suggerirebbe che non si tratta soltanto di una moda, ma un vero e proprio driver di crescita a lungo termine.
Quali settori ne beneficeranno?
L’intelligenza artificiale ha di fatto il potenziale di incrementare la produttività di un’ampia gamma di settori, ma alcuni potrebbero correre più di altri. Bank of America ha recentemente analizzato il potenziale effetto dell’Ai sui margini operativi delle aziende da qui a cinque anni. Considerando circa 3.400 società con una capitalizzazione di mercato complessiva di circa 90mila miliardi di dollari, sono tre i settori che potrebbero trarre i maggiori benefici dai progressi dell’Ai: software, semiconduttori ed energia. Come evidenziato nel grafico sottostante, si stima che nel caso del settore dei semiconduttori il margine operativo potrebbe crescere del 5,2% nei prossimi cinque anni. Per semiconduttori ed energia si parla rispettivamente del 4,8% e del 3,1%. Osserviamoli più da vicino.
L’impatto dell’Ai sul settore software
“Le soluzioni di intelligenza artificiale generativa, come i chatbot, stanno già trasformando i processi aziendali, automatizzando gran parte delle interazioni con i clienti e riducendo la necessità di personale umano”, osserva Debach. “Questo si traduce in un miglioramento diretto dei margini operativi, come dimostrato da esempi concreti come Monday.com, che ha integrato l’Ai per gestire in modo efficiente le richieste di supporto”. Tuttavia, aggiunge l’analista, le versioni attuali di questi strumenti sono ancora limitate rispetto al loro potenziale, lasciando ampio margine di miglioramento. “Le aziende del software sono, infatti, solo agli inizi della monetizzazione di queste tecnologie e, in termini di performance di mercato, sono rimaste indietro rispetto ai boom registrati nei settori dei semiconduttori e dell’energia”, fa presente Debach.
Fatta questa premessa, secondo l’analista il comparto non è privo di opportunità. “Un esempio lampante è Duolingo, che ha trovato un vero e proprio catalizzatore nell’Ai. L’azienda ha sfruttato ChatGpt per creare contenuti educativi e introdurre un’insegnante virtuale, tanto che questa innovazione le ha permesso di ridurre il personale del 10%”, racconta l’esperto. Recentemente, la piattaforma ha tra l’altro annunciato una nuova funzione basata sull’Ai per il suo abbonamento “Max”, che consente agli utenti di simulare una videochiamata con un chatbot, migliorando interattività ed esperienza di apprendimento. Certo, occorre considerare che l’implementazione dell’Ai generativa in azienda ha ancora costi elevati, che potrebbero rappresentare un freno alla piena espansione dei margini aziendali. Ma per Debach “con la progressiva riduzione di tali spese – grazie all’evoluzione tecnologica – è plausibile aspettarsi un ulteriore miglioramento della redditività per queste imprese”.
L’impatto dell’Ai sul settore dei semiconduttori
Altro caso quello del settore dei semiconduttori, tra i primi a trarre vantaggio dalla crescente domanda legata all’intelligenza artificiale. “Nonostante alcune preoccupazioni sul possibile rallentamento della domanda, i dati dimostrano resilienza”, dice Debach: “Taiwan Semiconductor manufacturing company ha registrato un aumento dei ricavi del 39% nell’ultimo trimestre, superando le aspettative e dissipando i timori su una contrazione degli investimenti in hardware legati all’Ai”. Allo stesso tempo, continua l’esperto, Nvidia continua a dominare la scena con i suoi nuovi chip della serie Blackwell, pensati per potenziare ulteriormente le capacità di calcolo richieste dalle applicazioni Ai di nuova generazione.
“La corsa, insomma, sembra tutt’altro che finita”, afferma Debach. “Il suo partner taiwanese Hon Hai, meglio noto come Foxconn, ha recentemente annunciato l’ambizioso progetto di costruire il più grande impianto al mondo per la produzione di componenti chiave destinati proprio alla piattaforma informatica di Nvidia. Foxconn ha confermato a Bloomberg che sta aumentando la capacità produttiva per rispondere a quella che ha definito una domanda folle per i chip Blackwell Ai. Questo dimostra che non solo la corsa all’Ai è tutt’altro che terminata, ma che l’intero ecosistema tecnologico si sta muovendo per sostenere una domanda in continua crescita”, sostiene l’analista.
L’impatto dell’Ai sul settore energetico
L’intelligenza artificiale non è solo affamata di dati, ma anche di energia: si stima che 5-10 prompt di Chat Gpt consumino mezzo litro di acqua, mentre una ricerca su Google ne richieda mezzo millilitro. Detto in maniera diversa, ogni richiesta fatta a ChatGpt con Gpt-4 consuma circa 0,14 kWh di energia elettrica, che equivale a tenere accese 14 lampadine Led per un’ora. Se consideriamo invece un impatto idrico, una mail da 100 parole scritta con Gpt-4 richiede 519 millilitri di acqua, ossia circa una bottiglia da mezzo litro, per il raffreddamento dei server. “Sono numeri impressionanti che parlano da soli e che confermano come l’aumento delle applicazioni Ai stia esercitando una pressione sempre maggiore sulle risorse energetiche”, dice Debach. “Non sorprende quindi che una società come Vistra, negli Stati Uniti, sia diventata la protagonista a Wall Street (prima per rialzo nell’S&P 500 con un progresso del +247% year to date, mentre Nvidia è “ferma” a 169%) beneficiando direttamente di questa crescita esponenziale della domanda. In Europa, una delle aziende più attive in questo settore è Iberdrola, che sta supportando colossi come Amazon, Microsoft e Meta a sostenere le loro esigenze energetiche nei data center, ormai vere e proprie cattedrali digitali del nostro tempo”, racconta l’analista.
Nvidia supera Microsoft: è l’azienda più grande al mondo
Intanto, Nvidia ha superato la capitalizzazione di Microsoft ed è nuovamente la più grande azienda al mondo. La domanda per gli acceleratori Ai Blackwell del colosso dei chip è definita “folle” non solo dal suo ceo ma anche dagli stessi fornitori, con Taiwan semiconductor manufacturing che ha riportato un balzo dei ricavi trimestrali del 39%. Anche l’amministratore delegato di Amd, Lisa Su, ha voluto mettere in chiaro la sua visione affermando: “Per chi parla di bolla, credo che stiano ragionando con un’ottica troppo ristretta, concentrandosi solo sul ritorno sugli investimenti di oggi o dei prossimi sei mesi. Bisogna avere una prospettiva più ampia e osservare l’arco tecnologico dell’Ai nei prossimi cinque anni, perché cambierà radicalmente tutto ciò che facciamo”. Secondo Debach, Nvidia stessa dimostra che le valutazioni non sono ancora “esagerate”, suggerendo che il settore potrebbe avere ancora margini di crescita. “Insomma, chi considera l’Ai una bolla prossima a scoppiare potrebbe rimanere sorpreso: il rischio non è tanto quello di un’esplosione, ma piuttosto di sottovalutare l’impatto trasformativo di questa tecnologia”, conclude l’esperto.