Il governo Modi ha lanciato lo scorso febbraio una Strategia nazionale sull’idrogeno verde, puntando a produrne 5 milioni di tonnellate all’anno entro il 2030 fornendo agevolazioni fiscali alle imprese e assegnando terreni per la costruzione degli impianti
Reliance Industries, la più grande compagnia privata indiana per capitalizzazione di mercato, ha annunciato a gennaio che avrebbe impegnato 75 miliardi di dollari nell’energia verde (inclusa una somma per progetti sull’idrogeno verde)
Continua la corsa green dell’India. Dopo essersi impegnato a raggiungere la neutralità climatica entro il 2070 in occasione della Cop26, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici tenutasi a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre sotto la presidenza del Regno Unito, il governo Modi ha lanciato lo scorso febbraio una Strategia nazionale sull’idrogeno verde. Un piano che punta a produrne 5 milioni di tonnellate all’anno entro il 2030, fornendo agevolazioni fiscali alle imprese e assegnando terreni per la costruzione degli impianti. E che vede, a distanza di pochi mesi, già diverse aziende pronte a investire miliardi di dollari. Anche se non mancano gli scettici.
Stando a quanto risulta a Cnbc, sono cinque le imprese hanno già annunciato piani in tal senso. Si parte da Reliance Industries, la più grande compagnia privata indiana per capitalizzazione di mercato, che lo scorso gennaio ha dichiarato che avrebbe impegnato 75 miliardi di dollari nell’energia verde, inclusa una somma non rivelata per progetti sull’idrogeno verde. A inizio aprile, invece, Greenko con sede a Hyderabad e John Cockerill con sede in Belgio hanno finalizzato i termini di una joint venture per la creazione di una gigafactory di elettrolizzatori per la produzione di idrogeno verde in India, la più grande al di fuori della Cina. Un mese prima la Indian Oil Corporation, che rappresenta quasi la metà della quota di mercato dei prodotti petroliferi indiani, ha a sua volta collaborato con due società private per lanciare una joint venture per lo sviluppo dell’idrogeno verde. Mentre lo scorso novembre il più grande sviluppatore di energia solare al mondo, Adani Group, ha annunciato che avrebbe investito 70 miliardi di dollari entro il 2030 in infrastrutture per le energie rinnovabili (compreso l’idrogeno verde).
Gli ambientalisti dichiarano che l’idrogeno verde può aiutare a decarbonizzare le industrie pesanti (dalla raffinazione del petrolio all’acciaio, dai fertilizzanti al cemento) oltre a contribuire a ridurre le emissioni a livello globale. Ma, secondo gli esperti, la tecnologia non è ancora sufficientemente matura e resta da dimostrare la sua fattibilità commerciale. Amit Bhandari, senior fellow, energy and investment di Gateway House (think thank con sede a Munbai) ha ricordato a Cnbc come l’energia solare abbia impiegato circa un decennio per divenire una soluzione praticabile, decollando solo quando i suoi costi sono diventati “paragonabili alle fonti energetiche tradizionali”. Gli impianti pilota per studiare la produzione di idrogeno verde (considerati anche in questo caso i costi), secondo Bhandari, impiegheranno almeno cinque anni per mostrare i primi risultati.
Intanto, l’idrogeno verde alimenta anche le ambizioni geostrategiche del Paese. In una conferenza sulle energie rinnovabili tenutasi lo scorso febbraio a Pune, nell’India Occidentale, il presidente di Reliance Industries Mukesh Ambani ha dichiarato che quando la nazione “diventerà non solo autosufficiente in termini di energia verde e pulita ma anche una grande esportatrice in tal senso” emergerà “come potenza globale”. Anche il notevole clamore attorno all’idrogeno verde, secondo Bhandari, non rappresenta necessariamente un aspetto negativo. “L’hype può creare una realtà. Se c’è la giusta quantità di capitale, la tecnologia si evolve. I costi iniziano a diminuire e questo crea domanda”, spiega l’esperto. Una domanda già presente, aggiunge. E che può essere assorbita “immediatamente nelle industrie di raffinazione del petrolio, dei fertilizzanti e dell’acciaio”. In caso di successo, conclude Bhandari, la spinta all’idrogeno verde renderebbe tra l’altro l’India anche meno vulnerabile agli shock nei prezzi di gas naturale e petrolio. E alle tensioni geopolitiche.