L’incremento della ricchezza italiana rispetto all’anno precedente è stato pari all’1,1%
È il valore più basso nella graduatoria guidata dagli Usa, con 9.497 miliardi di dollari, in crescita del 15,8% sull’anno precedente
E’ seguita da Cina (+11,8%), Giappone (+11,3%), Germania (+2,8%), Francia (+10,2%), Uk (+2,8%), Canada (+9,4%), Hong Kong (+10,5%) e Corea del Sud (+4,6%)
Amazon ha visto consolidare il proprio primato dopo lo scoppio della pandemia e il conseguente lockdown, che hanno accelerato rapidamente i volumi dell’e-commerce.
Al di là di queste punte di diamante, qual è la situazione dei grandi patrimoni in questo momento di crisi? Se è vero che le preoccupazioni legate ai rischi di salute derivanti da questa pandemia accomunano tutti, indipendentemente dalla ricchezza posseduta, le preoccupazioni sul contraccolpo economico sono molto differenziate in base all’ammontare ma soprattutto all’allocazione del patrimonio posseduto. Può essere utile capire, allora, qual è la situazione di partenza a livello globale e come si posiziona in questo scenario l’Italia. Un ritratto sintetico ed efficace di chi detiene patrimoni netti superiori ai 5 milioni di dollari a livello globale lo fornisce Wealth -x: l’età media di chi possiede asset superiori a questa soglia è di 59,7 anni e tale patrimonio deriva per l’83,1% dal risultato dell’attività del titolare (self made, come dicono efficacemente gli anglosassoni) e per il 5% deriva da eredità. L’11,9% residuo è una combinazione di queste due fonti di ricchezza. Per quanto riguarda, invece, l’asset allocation il 40% è investito in liquidità (cash, redditi e dividendi), il che fa presupporre la capacità di entrare sui mercati per sfruttare le opportunità di investimento che verranno dalla ripresa; il 28,2% del patrimonio è investito in partecipazioni private e la parte restante suddivisa in maniera abbastanza equilibrata tra partecipazioni pubbliche (16,8%), real estate e luxury assets (15%).
Un altro spunto di riflessione può derivare dai Vhnw (Very high net worth), che, secondo la dizione di Wealth-x, raggruppano persone con patrimoni tra i 5 e i 30 milioni di dollari: nel 2019 hanno registrato una crescita significativa rispetto all’anno precedente, sia per numero che per entità del patrimonio netto complessivo. La classifica dei paesi che hanno il maggior numero di Vnhw, sempre secondo i dati di Wealth-X, mostra l’Italia al 10° posto, con un patrimonio totale pari a 520 miliardi di dollari nel 2019. L’incremento della ricchezza italiana rispetto all’anno precedente è stato pari all’1,1%. È il valore più basso nella graduatoria guidata dagli Usa, con 9.497 miliardi di dollari, in crescita del 15,8% sull’anno precedente, e seguita da Cina (2.588 miliardi, +11,8%), Giappone (1.849 miliardi, +11,3%), Germania (1.319 miliardi, +2,8%), Francia (1.032 miliardi, +10,2%), Uk (959 miliardi, +2,8%), Canada (795 miliardi, +9,4%), Hong Kong (663 miliardi, +10,5%) e Corea del Sud (516 miliardi, +4,6%). Dall’analisi si evince come a livello globale l’85% dei Vnhw abbia creato da sé la propria fortuna (per il resto l’origine dei patrimoni è una combinazione tra eredità e ricchezza autoprodotta). Emerge il dato della Cina, secondo il quale il 96% di questo segmento ha creato da sé la propria ricchezza. Più in generale, in termini di numero di individui Vhnw, l’Europa ha mostrato una crescita molto limitata con l’eccezione della Francia, sostenuta da segnali di slancio riformatore e resilienza strutturale dell’economia del paese. L’instabilità politica e la lenta crescita economica, invece, sono alla base delle ragioni del contenuto sviluppo del Regno Unito e dell’Italia. Per quanto riguarda, infine, la distribuzione della ricchezza in Italia, un altro studio, realizzato da Aipb e Deloitte nel novembre 2019, mostra come la distribuzione della ricchezza finanziaria in Italia sia più equilibrata rispetto al resto del mondo: il 67% della ricchezza private tricolore, infatti, è distribuita nelle fasce di patrimonio comprese tra 0,5 e 5 milioni di dollari mentre a livello globale la situazione è ben diversa: il 49% fa capo al 2% delle famiglie con portafogli superiori ai 10 milioni di dollari.