A livello globale gli investimenti Esg hanno superato i 31.000 miliardi di dollari a fine 2018 e dal 2016 la crescita è stata pari al 34%
Gli investimenti Esg rappresentano il 39% delle masse gestite su scala globale
In Europa gli asset dei fondi passivi Esg sono aumentati del 35% nel 2018 rispetto agli ultimi 5 anni, a fronte dell’11% dei fondi attivi con approccio Esg
Secondo questo nuovo studio, investire applicando criteri Esg (environmental, social, governance) non compromette la performance di un portafoglio di investimenti. Al contrario, una strategia di selezione basata sui punteggi Esg può migliorare il profilo Esg dei portafogli di investimento sia attivi che passivi, senza necessariamente ridurne i rendimenti.
A livello globale gli investimenti Esg rappresentano una fetta di mercato che non è più possibile ignorare. Considerando complessivamente i fondi a gestione attiva e quelli a gestione passiva, gli investimenti Esg hanno superato i 31.000 miliardi di dollari a fine 2018 e dal 2016 la crescita è stata pari al 34%. Questo dato rappresenta il 39% delle masse gestite su scala globale.
L’interesse da parte degli investitori è aumentato nel tempo, al punto che oggi sono 2.370 le società che hanno sottoscritto i Pri delle Nazioni Unite, contro le 1.400 del 2014. “Sono sorpreso che ci siano ancora asset manager che non lo hanno sottoscritto”, commenta François Millet, head of Etf Strategy, Esg & Innovation di Lyxor Asset Management. “Gli investitori hanno capito che un approccio Esg è una condizione imprescindibile per un mondo finanziario più stabile e per il proprio portafoglio”, aggiunge Millet.
I risultati dello studio
Nella loro ricerca accademica, i ricercatori Fabio Alessandrini e Eric Jondeau dell’Università di Losanna hanno constatato che, sulla base di un’analisi della performance passata di un universo azionario (indice Msci All Country World) sul periodo 2007-2018, una politica di esclusione basata sui punteggi Esg delle società non ha avuto un’incidenza negativa sulle caratteristiche di rischio/rendimento di un portafoglio di investimento.
Nella maggior parte dei casi, l’utilizzo di un filtro Esg ha migliorato la performance corretta per il rischio dei portafogli. Ad esempio, l’esclusione del 50% delle società con i punteggi Esg più deboli all’interno di un portafoglio esposto all’azionario europeo ha aggiunto il 2,3% di rendimento annuo su 10 anni, diminuendo dell’1,6% la volatilità.
“Il miglioramento del profilo Esg di un portafoglio non avviene a scapito del profilo di rischio/rendimento. In alcuni casi, può anche portare a rendimenti corretti per il rischio superiori. Inoltre, man mano che crescono la disponibilità e l’affidabilità delle informazioni in ambito Esg, vengono create sempre più strategie basate su indici che incorporano le caratteristiche Esg”, dichiara Marlène Hassine Konqui, head of Etf research di Lyxor Asset Management.
“Lyxor considera gli Etf un veicolo naturale per un investimento secondo i fattori Esg e
prevede che questo segmento del mercato europeo degli Etf continuerà a crescere”, commenta Millet.
C’è ancora spazio per la gestione passiva. E per gli Etf
Il mondo Esg è ancora dominato dalla gestione attiva. È infatti gestito attivamente l’89% degli asset Esg a livello globale, contro l’11% degli invè estimenti gestiti passivamente. È però constatabile un certo aumento di interesse per la gestione passiva da parte degli investitori che desiderano avere un approccio Esg. In Europa, ad esempio, gli asset dei fondi passivi Esg sono aumentati del 35% l’anno nel corso degli ultimi 5 anni, a fronte dell’11% dei fondi attivi con approccio Esg.