Si chiude un annus horribilis per i mercati azionari. Dopo il rally post-co- vid che aveva gonfiato i portafogli, il ritorno dell’inflazione e una guerra che ha assunto dimensioni inattese, non ha risparmiato nessuna Borsa, nessun settore e nessuno stile d’investimento. Cosa aspettarsi per il 2023? Qualche speranza di recupero c’è.
Beni di prima necessità e healthcare hanno sovraperformato l’indice MSCI All Country World rispettivamente di 9 e 11 punti percentuali nei primi 10 mesi del 2022 e il rallentamento della crescita economica dovrebbe continuare a sostenerli.
Non è ancora chiaro come classificare correttamente i prodotti ai sensi degli artt. 8 e 9 della Sfdr. Lo spauracchio del greenwashing ha portato molti operatori al green bleaching, ossia a non classifica- re i loro prodotti come sostenibili pur avendone le caratteristiche.
Il 2022 è stato un annus horribilis per i mercati finanziari e in particolar modo per le azioni. Dopo il rally post-covid che aveva gonfiato i portafogli di molti investitori, i più si sono svegliati da un sogno tanto intenso, quanto breve. Da Wall Street, a Pechino, passando per l’Europa il ritorno dell’inflazione e nel Vecchio Continente della guerra non ha risparmiato infatti nessuna Borsa, nessun settore e nessuno stile d’investimento. Le politiche monetarie restrittive adottate da parte delle principali Banche Centrali, con il conseguente aumento dei tassi di interesse, una riduzione della liquidità in circolazione e un generale inasprimento delle condizioni finanziarie hanno acuito i ribassi. Cosa aspettarsi per l’anno venturo? È lecito attendersi una ripresa dei listini azionari? Di certezze non v’è nessuna, ma a guardare i vari outlook delle varie case d’investimento per il 2023 qualche speranza c’è.
Il quadro macroeconomico
Tra questi c’è quello di Ubs Wealth Management che all’orizzonte vede in mezzo alle incertezze che caratterizzeranno il prossimo anno delle opportunità da poter cogliere. Lo scenario base ipotizzato dalla banca svizzera è quello di un’inflazione calante che consentirà alle banche centrali – Fed e Bce in primis – di completare i loro cicli di rialzo dei tassi nel primo trimestre ’23 o al più tardi nel secondo, e di iniziare a prendere in considerazione tagli dei tassi solo alla fine del 2023. A livello di crescita economica invece la recessione si abbatterà su Europa e Regno Unito, mentre risparmierà gli Stati Uniti, la cui economia, seppur in rallentamento, sarà ancora in espansione. Per i mercati azionari tutto questo si traduce in una volatilità che rimarrà elevata, con le azioni che dovrebbero chiudere il primo semestre intorno ai livelli attuali. Circa dello stesso avviso è Giorgio Bensa, responsabile gestioni patrimoniali di Ersel, secondo cui per il 2023 potremmo affrontare una situazione opposta rispetto a quella che ha caratterizzato quest’anno, con politiche monetarie marginalmente più accomodanti, ma utili stabili o in calo sul 2022. “L’andamento dei mercati risentirà dunque di queste opposte forze e la direzione dipenderà dalle rispettive intensità. Ad ogni modo il nostro scenario è moderatamente ottimista: non temiamo una recessione profonda per le economie globali e quindi il calo degli utili dovrebbe essere modesto e più che compensato da un rilassamento delle politiche monetarie e delle condizioni finanziarie, ma è probabile che la volatilità rimanga elevata in attesa di una piena conferma di questi trend” spiega Bensa. Volatilità che per Ubs Wealth Management, si tradurrà in corsi azionari leggermente in calo nella prima metà dell’anno. Nello scenario base, i target price per S&P 500 e Eurostoxx 600 – i principali indici azionari di Usa e Europa – sono infatti rispettivamente di 3700 e 3550 punti.
Dove investire?
“I settori difensivi dovrebbero risultare relativamente isolati da un indebolimento dell’economia, mentre i titoli value tendono a registrare buone performance quando l’inflazione è elevata” spiega nel report Mark Haefele, Cio Global Wealth Management di Ubs: “Nel corso dell’anno
potrebbero emergere opportunità più interessanti per l’acquisto di titoli ciclici e di crescita, in quanto gli investitori iniziano a prevedere un calo dell’attività economica e una diminuzione dei tassi d’interesse”. Lato difensivi il consiglio della banca è di puntare su beni di prima necessità e healthcare, due settori che hanno sovraperformato l’indice MSCI All Country World rispettivamente di 9 e 11 punti percentuali nei primi 10 mesi del 2022 e che il rallentamento della crescita economica dovrebbe continuare a sostenere. Nonostante infatti rapporto prezzi utili non a buon mercato, ma comunque leggermente sotto ai livelli medi di 10 anni, l’aspettativa è di una crescita degli utili per i due settori del 7% e del 4%, rispetto alla previsione di una contrazione del 3% per il mercato azionario più ampio. Un altro settore che difficilmente tradirà è quello energetico, il grande vincitore del 2022 che nei primi 10 mesi ha sovraperformato il mercato di ben 55 punti percentuali.
Valutazioni sotto la media decennale e un mercato del petrolio rigido dovrebbero compensare l’indebolimento della crescita di per sè sfavorevole al settore. Tra titoli value e titoli growth, infine meglio prediligere i primi in quanto un’inflazione superiore al 3% ha storicamente favorito i titoli value rispetto a quelli growth. Un’inflazione sotto tale soglia, per la banca elvetica, si potrebbe vedere solo verso la fine dell’anno.
ll posizionamento di Ersel rimane invece equilibrato e particolarmente attento alla selezione delle singole società. “Tendiamo a privilegiare i comparti caratterizzati da una maggior qualità e
stabilità degli utili, o da un’eccessiva penalizzazione legata ai timori sull’evoluzione del ciclo economico”, spiega Bensa che conclude: “Rimaniamo positivi sul settore energetico, in particolare sulle società petrolifere integrate, che mostrano valutazioni ancora attraenti anche in presenza di un prezzo del petrolio stabile. Alcuni ambiti del settore medicale come strumentistica e robotica chirurgica possono beneficiare di un attenuarsi dei problemi nelle catene logistiche globali e nella mancanza di personale ospedaliero, mentre una graduale riapertura della Cina potrebbe favorire lusso e cosmetica”.
(articolo tratto dal magazine We Wealth di dicembre)