A poche ore dalla conclusione dal voto per il rinnovo delle cariche Anasf è partita, presso il Maggio Musicale Fiorentino, la due giorni dell’Efpa meeting 2024. Presenti in sala all’inaugurazione dell’evento dedicato alla formazione dei consulenti finanziari molti dei volti più noti nel settore, a partire dal presidente dell’associazione di categoria, Luigi Conte, e dal presidente dell’Ocf, Mauro Maria Marino. E’ ancora presto per parlare di risultati elettorali, ma fra gli addetti ai lavori pensieri e speculazioni gravitano più sulla campagna elettorale senza esclusione di colpi appena conclusa, che non sul sempreverde (e sicuramente più utile) tema portante di questo meeting: la finanza comportamentale.
“Per questa due giorni, abbiamo preso spunto dalla prematura scomparsa di un Premio Nobel, Daniel Kahneman, avvenuta lo scorso marzo e abbiamo deciso di tornare su un tema fondamentale della finanza comportamentale, che è stata spesso al centro delle nostre discussioni. E’ importante ricordare che i principi fondamentali non tradiscono mai e devono essere costantemente allenati”, ha dichiarato il vicepresidente di Efpa Italia, Nicola Ardente, prima di invitare sul palco i membri del consiglio dell’associazione. Assenza notevole su questa ribalta è stata quella dell’ex presidente e membro del Cda di Efpa Italia, Marco Deroma, che ha evitato la passerella al fianco di chi, lo scorso luglio, aveva votato per la sua destituzione, nonostante la sua presenza in sala. Deroma, fra i capilista per le elezioni di Anasf, è stato revocato lo scorso luglio per aver alzato troppo i toni del confronto in vista delle elezioni Anasf,
Quello che vedi è tutto quel che c’è (e gli italiani vedono solo la cedola)
L’acronimo Wysiati, tratto dall’insegnamento dell’economista Daniel Kahneman si traduce con un comportamento naturale nelle decisioni finanziarie: si agisce sulla base di ciò che si vede, che diventa l’unico orizzonte della decisione. Questo restringe indubbiamente il campo visivo a opzioni storicamente meno remunerative delle azioni. In Italia, come noto, il Btp è l’esempio emblematico di questo approccio al risparmio.
“L’attenzione degli italiani verso i titoli di Stato, in particolare i Btp, è guidata da una combinazione di fattori culturali e economici. Da un lato, c’è una tradizione di risparmio profondamente radicata nella società italiana, che serve come una sorta di rassicurazione psicologica. Dall’altro, c’è la percezione crescente che lo Stato stia gradualmente riducendo il suo ruolo di garante del benessere sociale, spingendo i cittadini a cercare forme alternative di sicurezza finanziaria”, ha dichiarato Giorgio De Rita, Segretario Generale Censis, “in questo contesto, l’investimento in titoli di Stato emerge come una soluzione che coniuga familiarità e percezione di sicurezza. Questo è particolarmente evidente in periodi di alta inflazione, come quello recente, dove il tasso ha raggiunto il 10%”.
Quindi l’incapacità di guardare molto lontano e cogliere i frutti dei mercati deriva da un atteggiamento fortemente conservativo, ha spiegato De Rita. “Di fronte a un’inflazione così elevata, molti italiani hanno fatto un calcolo semplice ma efficace: con 1.700 miliardi di euro in liquidità, una perdita del 10% significa vedere evaporare 170 miliardi in soli quattro mesi. Questo ragionamento, apparentemente complesso, è in realtà ben compreso dalla popolazione, spingendo molti a cercare alternative alla semplice detenzione di contanti”.
Una combinazione di fattori, fra cui la prevedibilità delle cedole, fanno sì che i Btp siano visti come “lo strumento ideale per proteggere i risparmi dall’inflazione, anche se in realtà questa protezione potrebbe non essere completa”, ha spiegato De Rita.
“Kahneman ci offre una prospettiva illuminante su ciò che abbiamo appena discusso. La sua analisi si fonda sulla ben nota contrapposizione tra framing ristretto e framing ampio. La conclusione, per quanto possa sembrare scontata, è di grande rilevanza: Kahneman afferma che le persone con un framing ampio tendono ad arricchirsi maggiormente”, ha dichiarato in conferenza il professor Ruggero Bertelli (Università degli Studi di Siena), “dobbiamo sforzarci di adottare una visione più ampia e completa; Tuttavia, la maggior parte delle persone, e forse gli italiani in misura ancora maggiore, tende ad avere un frame ristretto. Metaforicamente, potremmo dire che mantengono lo sguardo basso, concentrandosi solo su ciò che li circonda immediatamente. Questa prospettiva limitata è in parte dovuta a una mancanza di fiducia generale”.
Secondo Bertelli il dilemma del prigioniero si può applicare anche alle relazioni fra cliente e consulente: in mancanza di fiducia reciproca, anche in questo caso, entrambi ottengono il risultato meno favorevole. Il come arrivarci, come costruire quella fiducia resta il punto per il quale, purtroppo non esistono ricette magiche.