- Secondo un’analisi del Committee for a responsible federal budget, entro il 2035 il debito federale aumenterebbe di 7,5 miliardi di dollari se Trump tornasse alla Casa Bianca e attuasse le politiche promesse
- Zanni (IoInvesto Scf): “Se il debito crescesse rapidamente, sarebbe logico pensare a un conseguente aumento dei tassi per attrarre investitori. Questo causerebbe ripercussioni sui mercati azionari e obbligazionari”
Ridurre l’aliquota fiscale sulle aziende, nuovi dazi sulle importazioni, un’esenzione dalle tasse federali per i redditi da straordinari e da previdenza sociale: sono solo alcune delle promesse contenute nel piano economico di Donald Trump che, secondo una nuova analisi del Committee for a responsible federal budget (Crfb) visionata dal Financial Times, potrebbe innescare un aumento del debito federale due volte superiore rispetto all’incremento atteso se vincesse Kamala Harris. Insomma, che vinca l’uno o l’altro candidato alle elezioni di novembre, il debito è destinato a ingrossarsi. Ma in misura molto diversa, a seconda dello scenario.
Stando ai calcoli dell’ente non profit, entro il 2035 il debito federale aumenterebbe infatti di 7,5 miliardi di dollari se l’ex presidente tornasse alla Casa Bianca e attuasse le politiche promesse. Il programma della Harris – che include un incremento dei crediti d’imposta per le piccole imprese, un miglioramento dell’accesso all’assistenza all’infanzia e alloggi a prezzi accessibili insieme a un aumento delle tasse sulle imprese – si calcola che causerà un innalzamento del debito di 3,5 miliardi nello stesso periodo. “Il prossimo presidente dovrà affrontare sfide fiscali significative al momento del suo insediamento, tra cui un debito a livelli record, ampi deficit strutturali e un’incombente insolvenza dei fondi fiduciari”, evidenzia Crfb, mettendo in guardia da un rallentamento della crescita e un indebolimento della sicurezza nazionale.
I piani economici di Donald Trump
L’analisi sottolinea tra l’altro come, oltre a promettere una proroga dei tagli fiscali approvati nel 2017, il tycoon ne abbia annunciati di nuovi: come anticipato in apertura si va da una riduzione dell’aliquota fiscale sulle aziende a interventi a livello individuale sui redditi da straordinari, mance e pensioni. Inoltre, l’ex presidente ha promesso di eliminare il tetto alle detrazioni fiscali per i pagamenti delle imposte statali e locali. Secondo Crfb, solo i tagli alle tasse e altre esenzioni farebbero aumentare il debito di circa 9 miliardi di dollari. Una tariffa universale e altri prelievi dovrebbero tuttavia compensare questo incremento di circa 3 miliardi di dollari.
I piani economici di Kamala Harris
Diverso il caso della Harris, il cui piano economico ruota intorno a tagli e crediti di imposta che intende estendere alle famiglie che guadagnano 400mila dollari o meno e ai nuclei familiari con bambini. Queste misure nel loro complesso aumenterebbero il debito di oltre 4 miliardi di dollari, incremento compensato in parte da entrate per circa 1 miliardo derivanti dalla maggiorazione dell’aliquota fiscale sulle aziende dall’attuale livello del 21%. Se però Joe Biden caldeggiava un balzo di tale aliquota dal 30 al 39,6%, nel caso di Harris si parla di una salita meno brusca al 28%. Considerando i vari scenari aperti, sia su chi vincerà che su quali politiche verranno effettivamente attuate dal nuovo presidente, Crfb stima che nella migliore delle ipotesi Harris non causerebbe nessun aumento del debito, mentre nella peggiore delle ipotesi lo farebbe salire di 8,1 miliardi; nel caso di Trump, sia nella migliore che nella peggiore delle opzioni il debito aumenterebbe, ma tale aumento potrebbe oscillare tra gli 1,45 milioni di dollari e poco più di 15 milioni.
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“Trump tende a proporre riduzioni fiscali significative, specialmente per le aziende e i contribuenti più abbienti, senza accompagnarle con un piano chiaro di tagli della spesa pubblica. Di conseguenza, tali misure potrebbero generare un deficit crescente, aumentando il debito federale. Al contrario, Harris potrebbe puntare su una maggiore tassazione per i redditi più elevati e un approccio più equilibrato alla spesa pubblica, mirando a investimenti in infrastrutture e servizi sociali che – pur comportando costi iniziali – potrebbero essere finanziati in modo più sostenibile”, conferma a We Wealth Danilo Zanni, ceo e fondatore di IoInvesto scf, rete italiana di consulenti finanziari indipendenti fondata nel 2020. Per chi investe, un incremento del debito pubblico statunitense potrebbe influenzare la stabilità economica e soprattutto i tassi d’interesse, aggiunge l’esperto. “Se il debito crescesse rapidamente, sarebbe logico pensare a un conseguente aumento dei tassi per attrarre investitori. Questo causerebbe ripercussioni sui mercati azionari e obbligazionari. Gli investitori dovrebbero quindi considerare investimenti in settori più resilienti – come le utilities e i beni di consumo – e diversificare i portafogli per affrontare un contesto di maggiore incertezza economica”, suggerisce Zanni.