Il figlio di Enzo Ferrari, divenuto alla morte del padre il secondo azionista della casa di Maranello col 10% del capitale e il 15% dei diritti di voto, attraverso un trust trasferirà, “con uno o più atti di donazione, la nuda proprietà delle sue azioni mantenendo a sé l’usufrutto, inclusi i relativi diritti di voto”
Il trust permette di separare un insieme di beni dalla propria sfera personale, dando loro una particolare destinazione
Si tratta di uno strumento che può essere utilizzato per la protezione e pianificazione patrimoniale (anche in ottica successoria), per migliorare le dinamiche legate alla famiglia e all’impresa, ma anche per la tutela di collezioni d’arte, passando per il perseguimento di progetti benefici
Non si ferma la corsa della Ferrari. Almeno in Borsa, visto che sulle piste di Formula 1 è attesa la nuova 676, l’ennesima vettura della svolta che – si spera – riporterà agli antichi fasti il Cavallino rampante. Nel 2023 il titolo ha messo a segno una crescita di oltre il 50% a Piazza Affari, raggiungendo la capitalizzazione monstre di 60 miliardi di euro e superando di gran lunga quella della controllante Exor, ferma a quota 31 miliardi. Un exploit confermato anche dalla consueta classifica di Forbes sui miliardari italiani che vede il figlio del Drake, Piero Ferrari, al terzo posto. Il vicepresidente del Cavallino è accreditato di un patrimonio totale di 7,6 miliardi di dollari, meglio di lui solo Giovanni Ferrero e Giorgio Armani, ma nettamente davanti a John Elkann, ceo di Exor con un patrimonio di “soli” 1,7 miliardi dollari.
La mossa in vista della successione
Un tesoro che il 78enne Piero Ferrari ha deciso di blindare con un Trust, strumento giuridico ideale per preservare la tradizione familiare di una azienda storica, rispettando le volontà del fondatore e garantendo un ordinato passaggio generazionale.
Il figlio di Enzo Ferrari, divenuto alla morte del padre il secondo azionista della casa di Maranello col 10% del capitale e il 15% dei diritti di voto, attraverso il Trust, con sede a Modena ma ai sensi della legge delle isole Jersey, trasferirà, “con uno o più atti di donazione, la nuda proprietà delle sue azioni mantenendo a sé l’usufrutto, inclusi i relativi diritti di voto”.
Infatti, il Trust permette di separare un insieme di beni dalla propria sfera personale, dando loro una particolare destinazione. Si tratta di uno strumento che può essere utilizzato per la protezione e pianificazione patrimoniale (anche in ottica successoria), per migliorare le dinamiche legate alla famiglia e all’impresa, ma anche per la tutela di collezioni d’arte, passando per il perseguimento di progetti benefici.
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Chi sono i beneficiari del veicolo
In questo caso il veicolo ha come beneficiari designati la figlia di Piero, Antonella, e i nipoti Piero Galassi Ferrari ed Enzo Mattioli Ferrari, di cui uno nominato trustee, cioè gestore dei beni conferiti nel trust nell’interesse dei beneficiari e secondo quanto disposto nell’atto istitutivo. Nell’operazione, Piero Ferrari ha trasferito al trust la nuda proprietà delle sue azioni (per un controvalore di circa 6 miliardi di euro) con l’espressa disposizione che l’80% dei dividendi siano riservati a lui, mentre l’altro 20% resterà nel trust.
Inoltre, proprio per garantire un passaggio generazionale ordinato e in linea con il desiderio del fondatore Enzo Ferrari di mantenere parte della società “in famiglia”, è stata stabilita l’impossibilità di cedere le quote azionarie anche in caso di contenzioso ereditario.
Nulla cambia, invece, per Exor, che detiene il 24,4% delle azioni ordinarie della Ferrari e circa il 36,21% dei diritti di voto in assemblea. La holding della famiglia Agnelli, Piero Ferrari e il Trust hanno firmato un accordo per modificare lo stesso patto e riconoscere la costituzione del veicolo.
Perché si ricorre al Trust
Si ricorre al Trust principalmente perché negli ultimi anni il concetto di famiglia è radicalmente cambiato e sono sempre di più quelle composte da persone che hanno aspettative ed esigenze diverse tra loro. In questo scenario, in cui spesso vi è un allargamento del nucleo familiare dovuto alla presenza di figli nati da varie relazioni, diventa concreto il rischio di liti tra eredi.
E’ il caso della famiglia allargata di Leonardo Del Vecchio che, a distanza di un anno e mezzo dalla morte del fondatore di Luxottica, non ha ancora trovato un accordo sulla spartizione dell’eredità da oltre 30 miliardi di euro. In questo caso i nodi sono il pagamento di alcuni legati testamentari e la ripartizione dei tanti immobili di pregio, ma anche per patrimoni più piccoli è normale che si assista a contese tra eredi, liti che nascono dalla necessità di frazionare “tesoretti” che prima erano amministrati da un unico soggetto che li ha accumulati nel corso degli anni in autonomia.
Per questo il Trust si dimostra uno strumento sempre più adatto a gestire e preservare i patrimoni anche nel passaggio generazionale, con un impatto fiscale iniziale ridotto (si paga solo l’imposta di registro in misura fissa di 200 euro al momento del conferimento degli asset) e nel pieno rispetto della normativa civilistica e tributaria, così come chiarito dalla Circolare 34/E/2022 dell’Agenzia delle Entrate.