Ai Paesi della Nato è raccomandato un impegno pari al 2% del Pil nella Difesa
Berlino ha annunciato di aver raggiunto l’obiettivo per quest’anno, investendo nella Difesa 73,41 miliardi, il massimo dal 1992
Il settore della Difesa torna prepotentemente sotto i riflettori dopo il vertice Nato e l’affondo americano. Donald Trump, in corsa per le presidenziali Usa dell’autunno 2024, è in pressing sui Paesi della Nato che, a suo dire, avrebbero dovuto spendere il 2% del proprio prodotto interno lordo annuo nella Difesa e non lo hanno fatto. Il messaggio è chiaro: chi non si allinea non sarà al fianco degli Stati Uniti. Una minaccia, quella del disimpegno americano, che ha spinto gli addetti ai lavori a invocare la nascita di un esercito europeo. E che potrebbe portare gli Stati a un maggiore impegno militare.
Insomma, oltre che per ragioni geopolitiche, il settore è in fermento e questo non può che impattare sugli investimenti. L’appeal speculativo è sicuramente alto e la Difesa può essere sicuramente una scommessa di investimento. Ti interessa cavalcare il momento? Vuoi sapere come esporti e con quale orizzonte? Il riarmo tedesco ed europeo potrebbe favorire alcuni titoli.
Quali Paesi investono di più
Sia quanto spendono i Paesi per supportare il settore della Difesa? L’obiettivo del 2% di spesa da destinare alla Difesa non è obbligatorio, ma raccomandato. Nel 2016 i Paesi che avevano raggiunto questo livello erano cinque, mentre oggi sono undici. Capofila la Polonia (3,9%), seguita da Stati Uniti (3,49%), Grecia (3,01%), Estonia (2,73%), Lituania (2,54%), Finlandia (2,45%), Romania (2,44%), Ungheria (2,43%), Lettonia (2,27%), Regno Unito (2,07%) e Slovacchia (2,03%). La Francia è al 1,9%, mentre Germania (1,57%) e Italia (1,46%) sono in coda alla classifica.
Berlino ha tuttavia annunciato di aver raggiunto l’obiettivo per quest’anno, investendo nella Difesa 73,41 miliardi, il massimo storico dal 1992. Il Cancelliere tedesco Olaf Scholz ha dichiarato inoltre che l’industria della Difesa tedesca ed europea deve scegliere di destinare risorse importanti alla produzione di massa di armi, poiché la guerra in Ucraina ha mostrato come i produttori europei stentino a soddisfare la domanda di munizioni. In prospettiva non potrà che esserci una crescita dei gruppi del settore.
La Difesa è un megatrend?
Secondo Consultique, “le aziende attive sul settore della difesa hanno rendimenti particolarmente positivi se si valutano gli andamenti degli ultimi mesi. Chiaramente incidono i venti di guerra che soffiano su diversi fronti, dall’Ucraina al Medioriente. La concezione di difesa non è tuttavia limitata alla sola produzione di armamenti, ma si allarga anche alle guerre cibernetiche e alle difese di governi e imprese da attacchi di natura informatica. Considerando quindi il settore nel suo complesso e considerando gli investimenti nel settore sia pubblici che privati l’andamento del settore non sorprende e non sarebbe eccessivo considerarlo un trend che interesserà sicuramente i prossimi anni”.
Come investire
Un investitore italiano ha ovviamente più facilità ad investire in aziende geograficamente locate in Paesi Nato sia attraverso investimento diretto in azioni sia mediato tramite prodotti di risparmio gestito, quali ad esempio gli Etf.
“Nello specifico sono quotati su Borsa Italiana due prodotti su questo segmento, ovvero il VanEck Global Defence e l’HANetf Future of Defence, entrambi composti da un mix di imprese industriali e tecnologiche. La numerosità dei titoli presenti negli ETF non è elevata, sintomo di un segmento con elevata concentrazione di imprese, tra cui spiccano come titoli più rilevanti azioni come Safran o Thales”, commenta a Ww Rocco Probo di Consultique spiegando che “queste due ultime azioni sono entrambe francesi e, in effetti, il ruolo delle aziende del Vecchio Continente nel settore può essere rilevante, soprattutto se si dà credito alle affermazioni di Trump che, in linea con la prima campagna elettorale presidenziale, minaccia gli alleati europei di far mancare la protezione degli Stati Uniti in caso di attacco.
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Le azioni del settore
In particolare, gli analisti di Bank of America intravedono diverse possibilità di rivalutazione tra i titoli del settore dell’aviazione civile e della difesa in vista del nuovo anno. E gli analisti di Banca Akros continuano a ritenere che lo scenario di riferimento per l’industria della difesa in Europa rimanga «incredibilmente favorevole» e non escludono che l’Europa aumenti ulteriormente la pressione sulla spesa militare.
Ma quali sono i principali titoli interessati?
1-In Italia: Avio, Fincantieri, Leonardo.
2-In Gran Bretagna: Avon, Bae Systems, Chemring, Meggitt, Qinetiq, Ultra Electronics.
3-In Germania: Hensoldt, Mtu, Rheinmetall.
4-In Francia: Safran e Thales