La redditività delle banche italiane ha registrato un notevole aumento, posizionandosi al vertice della classifica europea insieme alle banche portoghesi, con un Roe (redditività sul capitale proprio) del 13,6% a metà 2023. Solo le banche svedesi e britanniche, fuori dall’area euro, hanno riportato Roe superiori a quelli degli istituti italiani (rispettivamente a 17,5% e 14,8%).
Il salto di qualità nella generazione di profitti da parte delle banche, come mostra una nuova analisi di Dbrs Morningstar, è stato un fenomeno europeo, con un Roe medio europeo passato, dal 7,7% all’11,1% fra la fine del giugno 2022 e lo stesso mese di quest’anno. Alla base di questo successo c’è l’aumento dei tassi d’interesse, che ha fatto lievitare i margini sui crediti. Per le banche italiane, tuttavia, la crescita del margine d’interesse, arrivato a sfiorare il 2%, è stata meno ampia rispetto a quanto osservato in altri Paesi come Grecia e Portogallo (con margini di interesse oltre il 3%).
Le banche che più hanno beneficiato dei rialzi dei tassi, ha spiegato Dbrs, operano in mercati in cui una percentuale considerevole dei prestiti è a tasso variabile (come in Grecia e Portogallo) e tendono a trattenere una parte significativa degli aumenti dei tassi di interesse, senza trasferirli in modo sostanziale ai depositanti (quest’ultimo è un aspetto facilmente riscontrabile in Italia).
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Banche, le sfide nel 2024
Gli investitori hanno premiato da diverso tempo le azioni bancarie della Penisola. Con una performance del 39% da inizio anno, l’indice settoriale delle banche italiane ha superato di gran lunga i risultati di Borsa segnati nel settore a livello europeo dall’Euro Stoxx Banks (+17,4%). La domanda è quanto potranno mantenersi robusti i margini osservati finora fra gli istituti europei. Secondo Dbrs il picco positivo verrà raggiunto nel quarto trimestre di quest’anno, poi alcuni “venti contrari” cominceranno a farsi sentire – anche se non in modo omogeneo fra i vari sistemi bancari europei. “Prevediamo che l’elevato livello dei tassi d’interesse continuerà a sostenere gli utili delle banche nel 2024, soprattutto nei Paesi in cui i prestiti sono ancora in fase di repricing”, hanno affermato gli analisti, tuttavia, “dato il graduale recupero dei tassi di deposito, un numero sempre maggiore di banche indica che i margini di interesse netti hanno raggiunto un picco”.
“Inoltre”, ha proseguito l’agenzia di rating, “la crescita dei prestiti in Europa è rallentata in modo significativo”, toccando il minimo dal 2025 nell’area euro: questo frenerà l’ulteriore crescita dei margini per le banche. “Allo stesso tempo, fattori quali l’aumento dei tassi e l’indebolimento dell’economia potrebbero determinare un aumento delle perdite sui prestiti e dei costi del credito, mentre l’inflazione salariale continua a far lievitare le spese”. In Italia, le battaglie di categoria hanno già portato ad un adeguamento al rialzo sul contratto di lavoro dei bancari. Per quanto riguarda, invece, i debiti contratti dalle imprese Dbrs avverte soprattutto sui rischi delle “società con un elevato grado di leva finanziaria, spesso sponsorizzate dal private equity”, la cui capacità di servizio del debito si sta riducendo in un contesto di tassi di interesse più elevati”.
Inoltre, l’aumento della remunerazione dei depositi nel 2024 potrebbe avere effetti negativi per le banche che supereranno i benefici derivanti dai maggiori costi dei mutui e dei prestiti, ha affermato l’agenzia di rating.
Nonostante queste sfide, Dbrs non vede i presupposti di un deterioramento grave per il settore bancario nel prossimo anno. “I livelli di capitale delle banche europee sono generalmente elevati”, hanno spiegato gli analisti, “per il 2024 prevediamo che i coefficienti patrimoniali rimangano sostanzialmente stabili, poiché ci aspettiamo che la forza degli utili continui, anche se a livelli leggermente inferiori rispetto al 2023”.
Non dovrebbero preoccupare molto, inoltre, i vari inasprimenti fiscali proposti o adottati in vari Paesi europei come Spagna, Grecia, Portogallo, Olanda e Italia. Il caso italiano è particolarmente emblematico, visto che l’imposta sugli extraprofitti è stata quasi completamente convertita in riserve di capitale per le banche, con un gettito nullo per le casse pubbliche.
Nelle strategie di portafoglio per gli ultimi due mesi dell’anno, i gestori di fondi europei mantengono una posizione lievemente rialzista sul settore bancario, considerando che la gran parte della crescita dei profitti appare alle spalle, ha mostrato l’ultima rilevazione realizzata da BofA.