Il panorama dell’asset management in Europa è resiliente, ma vulnerabile. A prendere atto del quasi paradosso è il recentissimo report di McKinsey sullo stato di salute dell’industria del risparmio gestito dell’Ue all’epoca del new normal, ossia il periodo successivo alla crisi del 2007/2008.
I valori degli asset gestiti restano infatti vicini ai massimi ciclici, ma l’ecosistema finanziario sta mutando strutturalmente, e non è pensabile non farvi fronte. L’ambiente macroeconomico conta fra il 50 e l’80% della crescita dell’industria e quello attuale presenta caratteristiche del tutto peculiari. In primis, i tassi di interesse molto bassi contestuali ad una bassa inflazione. Poi, la preferenza degli investitori per strumenti passivi e alternativi, anche se meno accentuata in Europa rispetto al Nord America. Il rallentamento fisiologico della crescita economica, fenomeno globale.
Poi ancora l’assottigliamento dei margini: nonostante gli sforzi, i costi dell’indutria a livello europeo stanno crescendo del 2% annuo. Si tratta però di una crescita molto più contenuta rispetto a quella delle “indisciplinate” controparti nordamericane, dice il report. Ancora, “l’inafferrabile leva operativa”. Infine, la feroce concorrenza. Come altri, McKinsey riassume il contesto con una parola: incertezza.
I nuovi tratti dell’asset management europeo
Più bassi, più a lungo (i tassi). Gli investitori devono confrontarsi con un ambiente di rendimenti strutturalmente magri. L’alpha [un rendimento superiore alla media di riferimento, ndr] resta comunque difficilissimo da generare per gli asset manager, a meno di non diminuire sensibilmente le commissioni. La Mifid2 con le sue esigenze di trasparenza ha poi aumentato la sensitività delle commissioni, aprendo la strada a una “commoditizzazione” dei prodotti, incoraggiando la crescita degli Etf a livello retail.
Asset management e new normal: è la polarizzazione, bellezza
Un fenomeno tanto curioso quanto comune a tutti gli scenari attuali è che stanno aumentando sia la concentrazione che la frammentazione dell’industria. Gli asset manager europei stanno infatti cercando di consolidare la propria presenza nelle aree a forte crescita e investendo moltissimo in tecnologia, in modo da poter beneficiare di piattaforme più efficienti. Il che ha portato i soggetti dimensionalmente più rilevanti a una forte crescita nell’asset under management. Allo stesso tempo però è cresciuto il grado di frammentazione nelle piccole società con meno di 100 miliardi di aum.
Asset management e new normal: il tech si fa sentire
Il progresso tecnologico ha esacerbato la competizione fra i fornitori di dati finanziari. L’estrazione informativa su larga scala di questi dati da parte dell’asset managemet europeo è solo all’inizio. L’avanzamento tecnologico in sé sta plasmando il panorama dando forma a investimenti sempre più integrati, ricerca, trading, digitalizzazione sempre più massiccia dei prodotti. Per non parlare dell’utilizzo inziale della blockchain, che il report definisce “promettente”.
Europa: le mutate convinzioni degli investitori alla luce del new normal
Un dato. Il mercato europeo del reddito fisso attualmente presenta obbligazioni a rendimenti negativi per 7,8 miliardi di euro. Inoltre, se il 2017 era stato un anno da record per tutta l’industria del risparmio gestito europeo, il 2018 ha posto serie sfide al valore degli asset, soprattutto le azioni, soprattutto nell’ultimo trimestre. Da un anno a questa parte i mercati hanno però recuperato, e l’Europa può vantare un aum (asset under management) complessivo di 22 mila miliardi di euro. Persino nello sfidante 2018 gli afflussi netti sono aumentati dello 0,2%. L’unico paese con deflussi netti è stato il Regno Unito. Guardando all’asset management in Europa nel complesso, fra il 2014 e il 2017 la crescita dei flussi si era attestata sul 3,8%: il rallentamento è innegabile.
L’asset management europeo: resiliente, ma vulnerabile
McKinsey guarda al quarto trimestre del 2018 come a un “test” per il mercato europeo in caso di crisi improvvisa. In quel caso, i profitti sono calati del 2%, un calo più attutito rispetto alle attese. Un altro aspetto di questo paradosso è che in media le masse gestite sonon aumentate, ma i margini di profitto si sono assottigliati dello 0,6%. I ricavi dal canto loro si sono ridotti del 10% nel retail e del 2% negli istituzionali.
Dal punto di vista dell’asset mix, l’Europa non ha vissuto gli stessi cambiamenti degli Stati Uniti e del resto del mondo. In particolare, le strategie passive non hanno ancora preso il sopravvento: la gestione attiva in Europa vince ancora nel reddito fisso e nel multiasset. Come nel resto del mondo però continua a prosperare la crescita dei mercati privati come alternative alle tradizionali fonti di rendimento. Nonostante questi due trend, la compressione dei margini continua a pesare, non solo per la Mifid2 ma anche a causa dell’aggregazione della domanda, che tiene basse le commissioni.
Come incrementare la crescita dell’asset managemet europeo nel new normal?
Innanzitutto, il report consiglia di tornare al core dei servizi, ripensando la filiera dei prodotti offerti. Molto utile in termini di crescita può essere raddoppiare il carico Esg, integrando i criteri di sostenibilità dell’Onu in ogni prodotto. Poi, essere tattici, facendo sì che i clienti diventino sempre più competenti e informati. Ancora, efficientare le piattaforme operative e le strutture di costo. La società di consulenza suggerisce anche di ripensare i modelli di businees riallineandoli ai “punti caldi” del mercato, democratizzando a esempio l’accesso a prodotti di qualità molto elevata e rendendoli disponibili al mercato retail.
Vi è poi tutto un potenziale da sfruttare, relativamente agli asset istituzionali non gestiti. Si suggerisce anche di pensare a partnership strategiche, di creare piattaforme che diano un accesso privilegiato ai clienti, anche per quanto riguarda la selezione e la distribuzione di fondi, il welath management, il credito, la fornitura di tecnologie. E infine: innovare, innovare, innovare. Non avere paura di essere i primi a usare la tecnologia blockchain per l’asset management, magari per tokenizzare asset prima illiquidi.