Quattro ragioni per investire nel Giappone

Buona gestione della crisi da coronavirus e natura ciclica del mercato nipponico, ma anche digitalizzazione, industria e nuovi standard aziendali: il 2021 potrebbe essere il momento giusto per investire nel Giappone

“Il mercato azionario giapponese è ben posizionato per fare bene nel 2021”. Così Archibald Ciganer, portfolio manager di T. Rowe Price. I perché? La forte presenza di settori ciclici nel mercato, l’eccellenza dell’industria, la volontà del paese di digitalizzarsi e le politiche intraprese per riformare la governance aziendale. Ma anche la continuità dell’agenda economica scritta nel corso degli ultimi otto anni dal primo ministro Shinz? Abe, garantita grazie alla nomina di Yoshihide Suga come suo successore dopo le dimissioni dell’ex premier lo scorso agosto. Ecco come.

Mercato ciclico e valutazioni a sconto

“Il Giappone è un mercato fortemente ciclico e di conseguenza la crisi da Covid-19, che ha minato il commercio globale, ha impattato pesantemente sul suo andamento, nonostante un bilancio delle vittime e un tasso di infezione relativamente bassi rispetto a molte altre nazioni”, spiega Ciganer. Il tutto si è tradotto in un mercato che ha scambiato a prezzi scontati per quasi tutto il 2020 e in un sottopeso di Tokyo nel portafoglio degli investitori stranieri, nonostante le prospettive di ripresa globale. Sottopeso che offre ora all’equity giapponese valutazioni attraenti per gli investitori rispetto ad altri mercati.


Le valutazioni del Giappone a confronto con gli altri mercati. Fonte: Elaborazione T. Rowe Price su dati di FactSet Research Systems Inc. 

Un’industria eccellente

Robotica, automazione, semiconduttori e tecnologia 5G: “il Giappone ospita aziende industriali e tecnologiche leader a livello mondiale, e tra queste molte sono state supportate da venti favorevoli in un’ottica di lungo termine, soprattutto dopo che la pandemia ha fatto emergere la necessità di una maggiore automazione industriale”, continua Ciganer. Questo tipo di aziende, inoltre, trae vantaggio dall’esportazione della proprietà intellettuale oltre che dal prodotto vero e proprio: un fattore che è destinato a migliorare in modo significativo le prospettive per l’industria giapponese.

Digitale e produttività

Nonostante le sue eccellenze in ambito industriale, il Giappone è in realtà indietro a molti paesi in quanto a tasso di adozione delle nuove tecnologie. Così sia il pubblico che il privato utilizzano ancora mezzi di comunicazione ormai obsoleti come il fax, aree come l’e-commerce e i pagamenti contactless appaiono ancora poco sfruttati e gli investimenti in infrastrutture cloud faticano a prendere piede. In un paese noto per il suo invecchiamento demografico, “il rinnovamento è un passo necessario per risollevare la produttività complessiva”, aggiunge Ciganer. In questo processo, “il primo ministro Suga ha ripreso da dove aveva lasciato Abe, dando priorità al programma di riforme strutturali del paese e alla trasformazione digitale”.

Corporate governance e trasparenza

Un’altra importante riforma che coinvolgerà sempre di più il Giappone (che è ormai in corso dagli ultimi dieci anni a questa parte) è quella a proposito degli standard di governance, in passato considerati scadenti dagli investitori. Oggi, l’adozione di nuove regole aziendali ha fatto sì che i bassi rendimenti lamentati dagli azionisti siano cresciuti: “nel 2019, i livelli di buyback delle azioni giapponesi hanno raggiunto i massimi storici. E nel 2021 le offerte pubbliche di acquisto potranno battere i loro record”.

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