A parlare sono le cifre: dall’inizio del crollo dei mercati, partito lo scorso 19 febbraio e intensificatosi nel mese di marzo, l’indice S&P500 ha lasciato sul campo circa il 24% del proprio valore, con ribassi assoluti tra gli 800 e 1100 punti.
Nello stesso frangente, l’indice Vix, che misura la volatilità di mercato, ha raggiunto nuovi massimi di periodo (a 11 anni) al di sopra della soglia dei 50, sintomatico di un’operatività in preda alla paura, ad un soffio dai massimi storici toccati nell’ottobre 2008.
In base alle stime di T. Rowe Price, inoltre, i settori paralizzati riconducibili al blocco delle attività industriali negli Stati Uniti rappresentano almeno il 10% del Pil statunitense (nel 2019 pari a 21,4 mila miliardi di dollari).
T. Rowe Price: le view di lungo termine dagli esperti
Secondo David Giroux, chief investment officer di T. Rowe Price per azionario e multi‑asset, l’indice S&P 500 potrebbe scendere nell’intervallo dei 1.900-2.200 punti (rispetto al range attuale a 2.400-2.600) prima che l’attuale mercato orso tocchi il fondo.
L’Asset Allocation Committee ha però iniziato ad incrementare con moderazione le posizioni azionarie, riservandosi un margine per nuovi “ritocchi” in questa direzione.
Rick de los Reyes, portfolio manager del gruppo, ha spiegato che “alcuni parametri storici di rilievo indicano che potrebbe essere il momento di aggiungere rischio ai portafogli, citando per esempio il livello dell’indice di volatilità (VIX) della Chicago Board Options Exchange, l’entità del drawdown dal picco di mercato raggiunto a febbraio e l’impennata degli spread creditizi”.
L’insieme di tali indicatori fa pensare “che il rischio sia già ampiamente scontato nelle valutazioni degli asset” ha concluso.
Per Justin Thomson, chief investment officer per l’azionario, è difficile se non impossibile prevedere correttamente quando il mercato toccherà il fondo.
“Se è vero che i prezzi degli asset potrebbero scendere ancora dal livello attuale, i dati storici suggeriscono che ci saranno ampie opportunità di guadagno per gli investitori con un orizzonte temporale sufficientemente lungo”.
In generale, gli esperti di T. Rowe Price propendono per una fine dell’attuale mercato orso entro la fine dell’estate 2020. Grazie alla ripresa della domanda accumulata e alle misure di stimolo volte alla ripresa dell’attività economica, nel quarto trimestre il ritmo di espansione degli utili potrebbe spingere “l’indice S&P500 sopra la soglia dei 2.700 punti e riportare il relativo eps (earning per share) a 160 dollari su base annualizzata”. La gamma dei possibili esiti resta però “molto vasta”.
Coronavirus, operatività di lungo termine
Gli investitori con un orizzonte di lungo periodo non devono farsi condizionare dalla paura nel prendere decisioni. Decisioni di investimento ponderate non implicano la psicologia. “Abbiamo già affrontato condizioni di mercato difficili in passato e col tempo le abbiamo superate” hanno concluso. “Siamo fiduciosi che succederà anche stavolta”.
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