Biden e Cina: la nuova linea (dura) della Casa Bianca

Le pressioni sullo scontro Stati Uniti-Cina non si calmeranno, ma cambieranno i termini della comunicazione. Da nemico, Pechino diverrà un concorrente, assottigliando le divergenze politiche, ma alimentando quelle economiche e internazionali

L’ha detto l’ex ministro delle finanze cinese, Lou Jiwei; l’ha ribadito, dal canto opposto e in maniera più velata, il nuovo inquilino della Casa Bianca: lo scontro tra le due più grosse potenze mondiali è destinato a proseguire, non solo a livello commerciale, dove la Cina potrebbe esser vista più come una concorrente, che un nemico, ma anche a livello di relazioni internazionali. Biden sarebbe infatti pronto a schierarsi dalla parte di quelle regioni sotto l’influenza cinese, soggette a lesioni dei diritti umani, tra cui Hong Kong, Taiwan, ma anche Tibet e Xinjiand (per il trattamento delle etnie).

Biden: la posizione dura contro la Cina

“Tutti i segnali suggeriscono che anche Biden assumerà una posizione dura nei confronti della Cina sulle pratiche di mercato e sulle questioni relative ai diritti umani” ha sottolineato da T. Rowe Price, “probabilmente cercando partnership multilaterali, utilizzando ulteriori leve oltre al commercio in qualsiasi rinegoziazione delle relazioni tra Washington e Pechino”.

Diritti umani a parte, Biden manterrà le pressioni sulla Cina anche e soprattutto in risposta ai timori legati ai diritti di proprietà intellettuale nel settore tecnologico. “È difficile dire come si evolveranno le relazioni tra Stati Uniti e Cina durante la presidenza Biden”, ha spiegato Ken Allen, Science & Technology Equity Strategy Portfolio Manager, “ma se la volatilità dovesse diminuire, sarebbe positivo per le società tecnologiche che sono percepite come esposte alle tensioni commerciali tra i due Paesi”.

Accordi commerciali: Cina verso l’Asia

Secondo gli esperti, Biden dovrà inoltre fare i conti, da un lato, con la necessità di riprendere in modo più costruttivo le relazioni commerciali con l’oriente; dall’altro, con l’obiettivo di riportare in territorio statunitense la produzione delle aziende americane che sono basate all’estero.

Dal canto di Pechino, la possibilità di riprendere il dialogo commerciale con l’occidente sembra non essere tra le priorità: a testimonianza di ciò, la firma del Regional Comprehensive Economic Partnership, il maxi patto commerciale tra la Cina e 14 tra le più influenti economie asiatiche (Paesi Asean, Giappone, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda). L’accordo, il più grande nel suo genere mai siglato, rappresenta il 30% del Pil globale e toccherà da attese 2,2 miliardi di consumatori.

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