Il ‘Whatever it takes’ dell’Arabia Saudita per salvare il petrolio

Prezzi del petrolio alle prese con una duplice incognita: la scarsa domanda generata da un mondo in lockdown; l’eccessiva offerta, che rischia di esser messa ulteriormente sotto pressione da una serie di fattori nel futuro più prossimo. Al centro della scena, Usa, Cina e Arabia Saudita…

Dopo il rapido declino registrato dall’oro nero nella settimana del 22 aprile (dato dalla chiusura delle posizioni sul contratto di maggio e dalla relativa riapuertura su quello con scadenza giugno),  il mercato del petrolio si trova ora a fare i conti con nuove incognite. Secondo gli esperti di Pictet Asset Management, “il collasso definitivo potrà essere evitato fino a quando i depositi per lo stoccaggio non verranno completamente riempiti.
Vista la velocità con cui ciò sta avvenendo” hanno aggiunto, “è difficile pensare che si potrà continuare ad immagazzinare oro nero a lungo”. In effetti, gli Stati Uniti stanno già iniziando a ricorrere a soluzioni alternative per ovviare al problema, impiegando nello stoccaggio sia petroliere (ferme a pieno carico), che treni cisterna. Soluzioni, queste, dispendiose al punto “da non rappresentare una reale alternativa”, per lo meno non duratura: l’affitto di una petroliera costa infatti “tra gli 80mila e i 120mila dollari al giorno” il che porrebbe i player del petrolio in una situazione ancor più difficile da sostenere.

Petrolio: quanti barili ha la Cina?

In un quadro così delineato, emerge però una speranza: come hanno sottolineato da Pictet AM, “nel giro di un paio di mesi la domanda globale potrebbe in parte riprendersi” a partire anzitutto dalla Cina, la prima a fermarsi e la prima a ripartire dopo la crisi Covid-19. Ma non è tutto.
La Cina, assieme con l’Arabia Saudita, sono tra i pochi Paesi al mondo di cui “non si conosce la reale capacità di stoccaggio”, dal momento che utilizzano per gran parte “depositi sotterranei, non tracciabili tramite satelliti”. Per questo, il fatto che “contemporaneamente la richiesta di prodotti derivati dal petrolio rimanga contenuta” porta a pensare che “la seconda potenza economica al mondo stia approfittando degli attuali prezzi di sconto per costruire massicce riserve di petrolio”.
 
Vuoi saperne di più? Clicca qui per leggere l’analisi completa di Pictet AM.
 
 

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