Green bond, gli esperti sfatano i miti sui timori degli investitori

Per l’opinione pubblica sono diversi gli ostacoli collegati all’investimento in green bond. Gli esperti di NN IP illustrano i risultati di un sondaggio condotto sul tema

Rendimenti inferiori alle controparti tradizionali, rischio di greenwashing, insufficienti dimensioni di mercato: sono questi i principali timori collegati all’investimento in obbligazioni verdi secondo una ricerca condotta dagli esperti di NN Investment Partners. Tuttavia, queste preoccupazioni si rivelano sempre più infondate man mano che le obbligazioni verdi si dimostrano valide nello spianare la strada a quegli investitori desiderosi di migliorare l’impatto delle proprie quote obbligazionarie in portafoglio senza rinunciare ai rendimenti.

Green bond, rischio di rendimenti finanziari più bassi?

Il principale ostacolo agli investimenti in obbligazioni verdi per l’opinione diffusa risulterebbe il timore di generare rendimenti finanziari più bassi, secondo il 44% degli esperti internazionali e membri del team dedicato ai green bond di NN IP partecipanti al sondaggio. Tuttavia, secondo Bram Bos, gestore responsabile della strategia sui green bond di NN IP, “anche se talvolta i rendimenti possono essere più bassi, se si confronta un portafoglio di obbligazioni verdi con uno di tradizionali si nota che negli ultimi sette anni un portafoglio di green bond denominati in euro ha mediamente generato 40 punti base in più rispetto a un portafoglio di obbligazioni tradizionali, mentre nel caso delle obbligazioni societarie la differenza è di 60 punti base”, spiega Bos.

A preoccupare gli investitori anche il rischio di greenwashing

A preoccupare l’opinione pubblica per il 38% dei partecipanti al sondaggio vi sarebbe inoltre il rischio di greenwashing, dal momento che i green bond sono strumenti finanziari che si autocertificano. Tuttavia, secondo Bos, “la gestione attiva potrebbe contribuire a evitare l’ambientalismo di facciata. Riteniamo che una due diligence approfondita, sia sull’impiego dei proventi derivanti dal collocamento obbligazionario che sull’emittente, offra la garanzia di poter individuare le obbligazioni soggette al greenwashing”.

Green bond, dimensioni di mercato insufficienti?

Tale approccio potrebbe contribuire a sciogliere le riserve degli investitori a proposito del terzo timore, ovvero le insufficienti dimensioni di mercato dei green bond che potrebbero renderlo inefficiente. “I mutamenti di sentiment e del rapporto tra la domanda e l’offerta possono influire sulle valutazioni, mentre le agenzie di rating potrebbero non essere tempestive nel rispecchiare questi cambiamenti all’interno dei fondamentali del credito. Pertanto, la gestione attiva e l’analisi condotta in modo indipendente sono fondamentali per identificare opportunità di valore aggiunto in anticipo rispetto al mercato”, aggiunge Douglas Farquhar, Client Portfolio Manager green bond di NN IP.

Filosofia ben definita, team dedicato, solido track record

Come superare tali timori, quindi? Secondo gli esperti è fondamentale mantenere nel tempo una filosofia di investimento ben definita, destinare alla strategia un team dedicato, e comprovare un solido track record nel corso degli anni. Da ricordare che all’interno del reddito fisso i green bond risultano nettamente vincenti: il 45% dei partecipanti al sondaggio considera infatti le obbligazioni verdi come la strategia migliore nel comparto obbligazionario per esercitare il maggiore impatto. “Ciò non rappresenta una sorpresa: è il mercato più maturo e liquido, anche se si tratta del segmento più recente e in via di sviluppo della finanza sostenibile”.

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