eHealth: perché la sanità fa così fatica a digitalizzarsi

L’utilizzo e l’integrazione del digitale hanno il potenziale per ridurre drasticamente i costi, come già si è visto in diversi settori della nuova economia. Parimenti, potrebbe portare beneficio ad un comparto sanitario in cui i costi non ottimizzati lo rendono un onere netto per la società

“Negli Stati Uniti quasi il 19% del Pil viene speso per l’assistenza sanitaria, anche prima che il picco dei baby boomer raggiunga un’età in cui avranno bisogno di maggiori cure mediche” hanno sottolineato gli esperti di Lombard Odier Investment Managers. “In altri mercati occidentali, questo numero è più vicino all’11% del Pil, ma ha rivelato una crescita simile a quella degli Stati Uniti”. Complessivamente, “si stima che il 5% dei pazienti con malattie croniche sia responsabile del 50% della spesa sanitaria”.

Il 30% degli interventi in fin di vita: inutile

In un settore sotto stress, la situazione è aggravata dalla gestione poco avveduta della sanità nazionale: negli Stati Uniti medici e cliniche vengano pagati “per ogni trattamento o servizio che forniscono” e non per il risultato. Una ricerca ha così dimostrato che “circa un terzo degli americani è sottoposto a operazioni nell’ultimo mese di vita, ritenute non necessarie”. Senza contare poi l’influenza del sistema legale.

eHealth: una salute migliore a costi inferiori

Secondo Henk Grootveld, Head of trends investing di Lombard Odier Investment Managers, un nuovo settore sanitario è possibile, usufruendo di quattro strumenti digitali chiave: l’intelligenza artificiale; il Dna digitale; la chirurgia robotica; la telemedicina
L’intelligenza artificiale (AI) potrà essere utilizzata “per ridurre l’onere amministrativo di ospedali e pratiche mediche. Oggi è già possibile utilizzare la tecnologia di riconoscimento vocale intelligente per compilare automaticamente le cartelle cliniche elettroniche e aumentare la produttività fino al 30%”. Inoltre, “l’IA è sempre più utilizzata per aiutare nel processo di ricerca a ottenere nuove conoscenze sulle malattie che portano a nuove terapie”.
La digitalizzazione del nostro Dna, come secondo strumento digitale, “ci ha avviato sulla strada della potenziale eliminazione di tutte le malattie genetiche e ha aperto le porte a farmaci personalizzati basati sul Dna. L’11 gennaio 2020, ancor prima che covid-19 diventasse una crisi sanitaria globale, la Cina ha pubblicato l’intera sequenza di Dna del virus, dando il via alla gara per trovare una cura anticorpale e ancora meglio un vaccino”.
Terza tecnologia digitale che offre vantaggi sia in termini di costi che di risultati è la chirurgia robotica. “Oggi la chirurgia robotica è già stata approvata da regolatori come la Fda per circa venti procedure standard. Si è dimostrata in grado di fornire un intervento chirurgico più preciso e minimamente invasivo che ha ridotto la degenza ospedaliera dei pazienti”.
Infine, la telemedicina. Covid-19 ha rivelato la pericolosità di recarsi in strutture ospedaliere per visite più standard effettuabili da remoto, attenuando così il rischio di contagio.

eHealth

“Le videochiamate con i medici e la condivisione dei dati sanitari dai dispositivi di monitoraggio remoto sono diventati una procedura standard sia negli Stati Uniti che in Cina. Questa sanità online, o telemedicina, è ora coperta dalla maggior parte delle polizze assicurative sanitarie in questi paesi ed è vista come una soluzione più sicura ed economica”. Una dinamica che riguarda cliniche, ospedali, centri medici, ma anche case di riposo, centri psichiatrici e veterinari”.
Covid-19 ha inoltre agevolato la transizione verso farmacie online, che permettano l’acquisto di farmaci da remoto. Cambiamenti, questi, che difficilmente contempleranno passi indietro e che, anche dopo il passaggio di covid-19, tenderanno ad attestarsi nell’economia.

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