L’Europa del Green Deal: la sostenibilità al centro degli investimenti

Riccardo Valeri, portfolio manager di Kairos Partners Sgr – Covid-19 ha portato con sé anche effetti collaterali positivi. Lo smart working e l’interruzione di attività e spostamenti ha aiutato sia la parte ambientale che quella sociale, riducendo l’inquinamento e la concentrazione di CO2 e spingendo alla digitalizzazione, primi due obiettivi del Recovery fund europeo

Green Deal europeo e Recovery fund: di cosa si tratta? Ne abbiamo parlato con Riccardo Valeri, portfolio manager di KIS ActivESG.

Sostenibilità: quali sono i principali eventi in agenda?

“Il 27 maggio 2020 è una data importante per due ragioni: anzitutto, la presentazione del primo bilancio europeo post Draghi, che servirà come garanzia per finanziare il Recovery Plan; in secondo luogo, il rilascio delle specifiche del Green Deal europeo, il piano europeo di rilancio sostenibile post Covid-19. Lo strumento principale sarà quindi un fondo specifico di investimento chiamato Recovery Fund, che ha come obiettivi la transizione energetica (tramite il Green Deal), la digitalizzazione e la spesa sanitaria.”

Cos’è il Green Deal e perché può contribuire al rilancio economico

“Il Green Deal, ufficializzato a gennaio 2020, ha come scopo la riduzione del 55% delle emissioni di CO2 entro il 2030, per arrivare entro il 2050 ad una società carbon neutral. L’accordo” ha precisato Valeri “si basa su un insieme di investimenti (attorno ai 250 miliardi l’anno) e riguarda infrastrutture sostenibili, energia rinnovabile, efficientamento energetico, transizione energetica ed edifici ecosostenibili. Circa un terzo delle emissioni di CO2 deriva infatti da palazzi di vecchia costruzione, principalmente da caldaie e riscaldamenti”.

Covid-19 e sostenibilità: come si combinano i due fattori?

Il processo di efficientamento energetico e riduzione delle emissioni è risultato più che mai centrale proprio alla luce di Covid-19: “secondo uno studio dell’Università di Harvard è stato infatti dimostrato che ci sarebbe una relazione tra la diffusione del virus e il livello di inquinamento in termini di concentrazione di CO2 nell’atmosfera (il virus si è diffuso di più nelle zone più popolate ed inquinate)”.
Per fronteggiare tale problema, “si cercherà di spingere sempre più lo sviluppo di veicoli full electric o ibridi, nonché la costruzione di infrastrutture ferroviarie sempre più efficienti per garantire spostamenti ad alta velocità” diminuendo così il transito aereo e di auto inquinanti.
Il Green Deal, inoltre, “non darà solo un contributo dal punto di vista dell’ambiente, la E, ma anche sul fronte della società, la S, offrendo sostegno al settore farmaceutico e sanitario (investire in ospedali, rsa e ricerca)”.
Tra le altre cose, il deal europeo si propone di incentivare l’emissione di Green bond, obbligazioni verdi volte a finanziare investimenti in sviluppo sostenibile.

Come ha impattato la crisi d’inizio 2020 sui portafogli ESG?

“I fondi ESG hanno reagito molto meglio alla crisi rispetto a quelli più tradizionali. Da inizio anno l’indice MSCI World (MXWD) perde quasi il 12%, a fronte del -6,7% dell’indice MSCI World ESG Leaders. E’ una sovraperformance del 4% del secondo sul primo”.
Un altro dato fondamentale è quello che riguarda gli inflows: “secondo uno studio Morningstar del 27/04/2020 rispetto ad un mercato di fondi tradizionali che nel primo trimestre dell’anno ha registrato un deflusso di capitali pari a 178 miliardi, i portafogli ESG hanno registrato masse nette in entrata da 30 miliardi”.
Se si considera inoltre che “gli asset sostenibili nel Vecchio Continente pesano circa il 7% delle attività totali (621 miliardi in Europa)”, è facile pensare che, a fronte della recente performance, il comparto sarà soggetto a forte crescita nel futuro più prossimo.

Aggiornamenti di portafoglio: il KIS ActivESG

Il fondo KIS ActivESG, prodotto long short flessibile per quanto riguarda la gestione dell’esposizione al mercato, “è positivo da inizio anno (+0,10% la performance ytd al 20/05/2020 e +1,31% dal lancio). La net exposure del Comparto varia tra un minimo di 40 ed un massimo di 80%, due valori comunque positivi perché l’ESG è un tema long, cioè investire per la sostenibilità di medio lungo periodo”.
In termini di posizioni, “al momento del suo lancio (novembre 2019, appena prima dell’annuncio del Green Deal europeo) KIS ActivESG era più concentrato sulla parte E dell’ambiente. Dopo Covid-19 abbiamo invece deciso di ribilanciare il portafoglio, vendendo la parte della E ed investendo nella S, l’aspetto sociale, riducendo quindi l’esposizione netta al 40% e cambiando le leve di portafoglio. Quando la curva dei contagi ha iniziato ad appiattirsi, abbiamo rincominciato ad incrementare l’esposizione netta sulla E (riportandola oggi al 60% circa)”.
Ultima menzione merita infine la lettera G: a prescindere dall’investimento in portafoglio, è importante capire come è gestita l’azienda. In questo scenario, “abbiamo previlegiato chi ha saputo affrontare la crisi, anche con soluzioni difficili ed inizialmente non contemplate (es, la riduzione o l’azzeramento del proprio stipendio da parte del management o il congelamento del dividendo per avere un po’ più di liquidità a disposizione da impiegare in caso di bisogno)”.

Cosa ci aspetta nella seconda parte dell’anno?

Nella seconda parte dell’anno, l’avvio della ricostruzione dell’Europa, sarà guidato dall’interesse alle tematiche ESG nel loro complesso e si ritiene che l’attenzione degli investitori istituzionali crescerà nel tempo. “Siamo pronti ad aumentare l’esposizione, ma sempre mantenendo la massima attenzione ai fondamentali delle aziende in cui investiamo”, conclude Valeri.

 

Riccardo Valeri Kairos

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