Equity Europa: ci sono sempre opportunità per chi sa vederle

Federico Trabucco, portfolio manager european equity di Kairos

Lo scenario economico europeo non sembra giocare a favore di chi vuole investire nell’azionario del continente. Federico Trabucco di Kairos confuta questa tesi, ne spiega i motivi e illustra dove trovare le opportunità

La maggior parte degli investitori intende sottopesare l’Europa nell’asset allocation di portafoglio, visto il differenziale di crescita rispetto a Stati Uniti e Paesi emergenti.
Si è soliti pensare che l’Europa sia un mercato legato al ciclo e quindi da sovrappesare durante le fasi in cui l’economia mondiale si espande più velocemente. Strutturalmente infatti il Vecchio continente presenta un deficit di crescita rispetto alle altre aree del mondo e questo porta gli investitori a preferire altri Paesi e a esporsi maggiormente su quest’area solo nelle fasi di espansione cicliche.
Non la pensa così Federico Trabucco, portfolio manager equity Europa di Kairos, secondo cui l’Europa è, al contrario, interessante e peculiare per chi vuole investirvi, a patto di saperne cercare le opportunità.

In Europa ci sono tante società interessanti e storie di crescita strutturale, soprattutto nelle mid cap, che magari crescono costantemente da 10 anni a tassi elevati ma, siccome sono più piccole e meno famose di analoghe realtà internazionali, non sono le prime a comparire nel radar degli investitori”, dichiara Trabucco, riferendosi in particolare al settore del lusso, che può essere considerato il “Nasdaq europeo” e ha strutturalmente un’importante storia di crescita, grazie anche alle ingenti esposizioni verso l’Asia.
Ma anche ai settori infrastrutturale, house&personal care, dei servizi alle imprese, medical technology, farmaceutico e beni di consumo.
Scegliere storie aziendali più particolari e interessanti, indipendentemente dalla capitalizzazione, è proprio l’attività distintiva di Kairos, che privilegia lo stock picking all’asset allocation.
In un mondo a bassa crescita, scegliere società che siano leader in una nicchia, che crescono a ritmi sostenibili e prosperano con margini alti è una strategia. Ci sono decine di mid cap emergenti sul mercato europeo che hanno una forte presenza internazionale e che hanno la possibilità di sovraperformare la crescita del mercato europeo”, chiosa il senior portfolio manager. Basti pensare che una parte importante del fatturato delle società quotate europee proviene dai mercati emergenti.

In questo modo Trabucco sposta i riflettori sull’aspetto positivo più importante in tema di investimenti europei: la varietà di scelta.
Chi investe in Europa ha la possibilità di fare stock picking su temi, settori e Paesi diversi”, ribadisce il gestore di Kairos.

Attenzione però allo scenario macro che potrebbe alimentare i timori degli investitori.
Nonostante l’atteggiamento accomodante tenuto da inizio anno dalla Bce faccia ben sperare, Trabucco si sofferma su quelle che potrebbero essere le principali fonti di vulnerabilità nella seconda parte dell’anno:

  • ulteriori delusioni sulla crescita, compromessa da società e consumatori che, sfiduciati da scenari di preoccupazione, investono o consumano meno;
  • irrigidimento delle negoziazioni tra Stati Uniti e Cina, che potrebbe ripercuotersi negativamente sui principali Paesi europei esportatori, tra cui Germania e Italia che, soprattutto negli ultimi mesi, hanno mostrato segni di rallentamento;
  • uno scenario di coda per la Brexit (uscita senza accordo).

Proprio nel Regno Unito le recenti elezioni europee hanno dato uno dei segnali più forti, con i conservatori all’8%. Per quanto riguarda il Parlamento europeo, lo scenario emerso dall’ultima tornata elettorale è di una maggiore frammentazione che renderà più complesse le negoziazioni tra i vari blocchi per formare una maggioranza stabile, tuttavia senza rappresentare grossi elementi di preoccupazione.

L’impatto delle guerre commerciali rappresenta potenzialmente una fonte di aumento dell’inflazione, che fino ad ora si è manifestata meno di quanto i modelli tradizionali avrebbero suggerito. Guardando alla seconda metà dell’anno, la maggiore incertezza rimane comunque quella sulla crescita. Anche la Fed di recente ha riconosciuto che la crescita, e non l’inflazione, è la variabile su cui porre maggiore attenzione.

Pio Benetti Kairos

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