Azionario europeo: l’evoluzione sostenibile

Federico Trabucco, Senior portfolio manager european equity di Kairos Partners Sgr – Regulation, innovazione, tassonomia, sensibilità e creatività: la sostenibilità è tutto fuorché passiva, ed un fondo che abbia nel nome l’acronimo ESG deve sapere rispecchiare al suo interno tali caratteristiche

Da un lato un mercato dell’equity europeo in crescita, ma con performance ancora inferiori ai panieri statunitensi. Dall’altro i fattori ESG e il tema della sostenibilità, sempre più centrale in un contesto globale.

 

Cos’è bene tenere a mente nel 2020 per gli investitori in azioni europee?

“Nel 2020, come spesso nel recente passato, a trainare il mercato dell’equity sarà il comparto statunitense che, nonostante le elevate valutazioni, presenta ancora condizioni favorevoli grazie alla forte caratterizzazione growth dei titoli tecnologici”.
Esordisce così Federico Trabucco, Senior portfolio manager european equity di Kairos Partners Sgr. Invece di chiedersi se questo sia o meno l’anno dell’Europa, dunque, “è più utile capire in che modo l’Europa possa beneficiare di condizioni di mercato ancora favorevoli”.
Guardando alle sole performance del Vecchio Continente, “il 2018 è stato un anno fortemente negativo, che ha risentito delle azioni restrittive sulla liquidità da parte delle principali Banche Centrali (le quali hanno poi ricalibrato il tiro); il 2019 è partito da un livello in cui l’asticella delle aspettative era molto bassa, ritrovandosi poi con delle performance di mercato del 20, 25 e 30%; infine il 2020, che si apre come un anno di mezzo, in cui è attesa una moderata ripresa degli utili, ma che difficilmente registrerà le performance monstre dell’esercizio passato”.

 

Sostenibilità e cambiamento climatico sono oggi sotto i riflettori: Onu, Commissione europea, World Economic Forum, fino ad arrivare alla Banca Centrale Europea. In termini di view strategica, come si integra la parte ESG in portafoglio? Quali vantaggi offre la presenza della lente ESG nella selezione dei titoli?

“Anzitutto, un aspetto dal punto di vista settoriale. La crescente sensibilità all’argomento, e da parte dei player di mercato, e da parte degli investitori, aprirà nuove opportunità per settori quali le utilities, le infrastrutture e tutte quelle attività industriali che si collegano all’efficientamento energetico e che possono beneficiare della rivoluzione smart”.
“Parallelamente a ciò, va ricordato che investire in ESG significa tenere conto dello sviluppo della regulation, della convergenza verso una tassonomia condivisa; significa investire in quelle aziende che, cercando di vedere il cambiamento come opportunità, si ingegnano per cercare soluzioni alternative. Una tendenza che si registra, ad esempio, nell’impiego di nuove risorse per la creazione di energia o nel riciclo e reimpiego di materiale”.

 

Va tuttavia considerato anche l’altro lato della medaglia…

“Vorrei citare alcuni fattori di rischio potenziale all’orizzonte parlando di investimenti ESG: il primo è quello del greenwashing, vale a dire ritrovarsi in portafoglio attività marchiate come sostenibili per pura attività di marketing, senza esserlo nella sostanza; il secondo coinvolge invece le istituzioni, ed è quello di utilizzare gli incentivi negativi tassando in modo decontestualizzato; questo potrebbe essere controproducente se si considera che gli aggiustamenti necessari per muoversi verso un stile più sostenibile implicano comunque tempo, sforzi ed investimenti. Il terzo è che non ci saranno solo vincitori, quindi vedremo società impattate in vario modo dall’evoluzione regolatoria o tecnologica, con consolidamento e forse svalutazioni importanti di investimenti fatti nel passato”.
Come è nel Dna di Kairos, “diamo molta importanza agli incontri one to one col management delle società che seguiamo, partecipando come team a diverse centinaia di meeting ogni anno; stiamo progressivamente integrando domande legate alla sostenibilità in queste conversazioni”.

 

Un mercato che evolve, una nuova platea di investitori, nuove sfide per l’attività di gestione.

“Se nella prima metà dello scorso decennio c’era ancora parecchia diffidenza da parte di clienti ed emittenti nel parlare di sostenibilità a livello operativo, negli ultimi cinque anni la sensibilità agli investimenti ESG è cresciuta esponenzialmente e, con essa, è salito il grado di specializzazione dell’offerta e il bisogno di informazioni di qualità migliore”.
Il KIS Europa ESG, già KIS Europa, ha integrato le tematiche ESG nel processo di investimento, “affinando modalità di valutazione e selezione, restando però uguale nella sostanza, perché studiato fin dal principio per integrarsi bene col concetto di sostenibilità” ha concluso Trabucco.

Pio Benetti Kairos

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