È (sempre) l’ora per l’obbligazionario core

Tassi d’interesse bassi e a lungo. Nel caso della Federal Reserve, probabilmente fino almeno al 2022 secondo le proiezioni dei tassi Fed Fund al 22 luglio 2020. Dove trovare sul mercato un rendimento soddisfacente, in grado di neutralizzare i movimenti a ribasso del breve termine?

In un periodo storico caratterizzato dal low for longer attuato dalle principali banche centrali per tenere a bada il costo del denaro, la domanda è come gestire il proprio portafoglio così da contrastare le fasi di debolezza di mercato. Se per alcuni la soluzione risiede nell’azionario e in asset più rischiosi (tra cui l’high yield, capaci di coprire le perdite di breve con guadagni più rapidi) restare fedeli ad una strategia obbligazionaria core può risultare la soluzione più efficace. A parlare solo le correlazioni.

Rendimenti azionari, finto cuscinetto

“Pur comprendendo l’opinione secondo cui rendimenti più elevati potrebbero fornire un cuscinetto maggiore durante i periodi di crisi” hanno sottolineato gli esperti di Goldman Sachs Asset Management, “non riteniamo che i bassi rendimenti dell’obbligazionario core (bond investment grade finalizzati alla gestione del rischio) implichino una minor capacità di mitigare il rischio complessivo del portafoglio.”

Federal Reserve: bassi e a lungo

La Federal Reserve è stata chiara: tassi fermi per lungo periodo, contemplando anche, nel caso, un rialzo del tasso di inflazione sopra il target originario del 2%, per permettere all’economia di scaldare i motori e tornare a viaggiare su standard più alti. Il tutto, senza compromettere la “facilità” di un costo del denaro ai minimi storici (con tassi compresi in un range tra 0 e 0,25%).
Nonostante ciò, l’investimento obbligazionario core tenderà a mantenere il suo ruolo di strumento strategico chiave per la gestione del rischio all’interno dei portafogli, “compensando gli effetti degli attivi più volatili durante la crisi”.

Obbligazionario core, elemento strategico

Analizzando i rendimenti obbligazionari registrati dall’indice S&P500 durante la fase ribassista più profonda della storia recente, si nota come “tra settembre 2007 e settembre 2009, il valore dell’S&P 500 si è più che dimezzato (-55%), mentre le obbligazioni high yield statunitensi sono diminuite di circa il 29%”. Sullo stesso frangente, “tutti gli attivi obbligazionari core che abbiamo esaminato hanno generato un rendimento positivo e, in alcuni casi, molto soddisfacente” con movimenti tra il +20 e il +30% rispettivamente nel caso di Treasury a 10 e 30 anni.
Cambiando crisi e passando a quella del Dot com, di fronte a un ribasso del -49% dell’S&P da marzo 2000 a settembre 2002, le obbligazioni high yield hanno registrato performance deludenti (attorno al -10%), positive invece nel caso delle obbligazioni core (in area +25% per i Treasury a 10 e 30 anni; sopra il 20% per i titoli garantiti da ipoteca).

Andamento dei titoli obbligazionari durante le fasi di ribasso del mercato azionario.  Fonte: Bloomberg by GSAM, 30 giugno 202. Clicca sull’immagine per vederla ingrandita

Il ruolo dell’obbligazionario core

Con tassi d’interesse bassi e a lungo, “ci si potrebbe aspettare che le attività core obbligazionarie forniscano una minore copertura rispetto alle azioni e ad altre attività più rischiose, dal momento che i rendimenti obbligazionari hanno meno spazio per risalire man mano che si avvicinano allo zero”.
Nonostante la diminuzione dei rendimenti, tuttavia, “le obbligazioni core continuano a svolgere un ruolo essenziale nei portafogli, contribuendo a sostenere la performance proprio nel momento in cui l’aiuto è più necessario” hanno concluso gli esperti.

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