Storie dalla Cina 1: la ripresa è iniziata

Aziende cinesi pronte alla ripresa. L’annuncio dell’azzeramento del tasso di contagio nella zona di Wuhan, focolaio del virus Covid-19, ha ridato fiducia all’economia del Dragone. A riprova di ciò, la pubblicazione dell’indice PMI di marzo, salito al di sopra della soglia di espansione economica

“Le imprese cinesi sembrano essere in una posizione migliore per emergere più velocemente e con meno danni dalla pandemia globale di coronavirus” hanno sottolineato gli esperti di Fidelity International, che stimano una ripresa della capacità produttiva del Paese ormai attorno all’80%.
Secondo un’indagine interna, condotta dagli analisti azionari ed obbligazionari di Fidelity che coprono il mercato cinese, l’85% degli esperti si aspetta che l’impatto del virus sugli utili delle aziende si concentrerà nella prima metà dell’anno; il 42% degli analisti che coprono altre regioni, si attende invece che l’impatto si estenderà anche alla seconda metà. Non solo: l’87% degli analisti operativi sul mercato cinese si aspetta che il virus intaccherà la redditività in maniera più leggera rispetto a quanto non farà in altre regioni.
A conferma di ciò, la pubblicazione da parte dell’Ufficio nazionale di statistica di Pechino dell’indice Pmi manifatturiero di marzo (Purchasing managers index), salito a 52,0 punti dai 35,7 punti di febbraio, quando toccò i minimi dagli anni ’90. A gennaio il dato era risultato pari a 50,0 punti, soglia al di sopra della quale un’economia è considerata in espansione.

Alla Cina sono da riconoscere due evidenze. Anzitutto, la solennità delle decisioni prese a livello governativo, che in breve tempo hanno bloccato, oltre che il Paese, il virus; in secondo luogo, la capacità delle aziende di reagire rapidamente una volta dichiarato lo stop dello stato di crisi.
Un altro punto di attenzione riguarda le supply chain di tutto il mondo: “Le preoccupazioni legate alla catena di approvvigionamento sono centrali in questo momento. Parliamo non solo della difficoltà di far uscire il prodotto dalla Cina, ma del rallentamento generale dell’intera filiera”.
In qualità di seconda economia globale, gli effetti a catena del rallentamento cinese “si faranno sentire in tutto il mondo ancora per qualche tempo” hanno commentato alcuni esperti. Tra gli scenari non è infatti da escludere “un impatto molto negativo del virus (negli Stati Uniti) nella prima metà dell’anno, che potenzialmente si allungherà nel terzo trimestre a causa dei cambiamenti nel comportamento dei consumatori e dell’elusione sociale”.
Con uno sguardo a livello settoriale, il comparto tecnologico sembra essere tra quelli meglio posizionati per gestire lo shock dell’epidemia.

Un ultimo punto di attenzione riguarda il consumo di carbone per l’attività produttiva: nel mese di marzo l’impiego di materia prima è tronato a superare le 500.000 tonnellate al giorno, da meno di 400.000 tonnellate registrate per gran parte del mese di febbraio. Sebbene nelle ultime settimane si sia registrata una chiara tendenza a rialzo, il consumo di carbone della regione è ancora del 20% circa al di sotto dei livelli di marzo degli anni precedenti, e si dovrà aspettare quindi ancora qualche tempo prima di dire del tutto recuperata la potenza di fuoco del Dragone.

 

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