Addio all’austerity: cosa è cambiato post crisi 2020

Alla fine del terzo trimestre 2020, le stime di debito mondiale superavano di 15.000 miliardi di dollari i livelli dell’anno precedente, per un totale di $277 mila miliardi complessivi, pari al 365% del Pil globale (era al 320% nel 2019)

Crisi pandemica? L’austerity non è contemplata. Il pieno sostegno da parte di governi e banche centrali al sistema economico ha determinato un netto cambiamento rispetto a quanto accaduto nel 2008-2009 a seguito della Grande crisi finanziaria, quando l’austerità tornò molto rapidamente. “Crediamo che questa volta sarà diverso” ha commentato Salman Ahmed, Global Head of Macro, in occasione della Perspect Week di Fidelity International sull’outlook 2021. “I governi di tutto il mondo, specie quello sviluppato, aspetteranno fino a che la crescita non sarà su livelli più sostenibili, prima di tornare a parlare di austerità”. Il tutto, non senza conseguenze.

Austerity? No, debito

Alla fine del terzo trimestre 2020, l’Institute of International Finance ha infatti stimato un debito mondiale superiore di 15.000 miliardi di dollari rispetto all’anno precedente, per un totale di $277 mila miliardi complessivi, pari al 365% del Pil globale (era al 320% nel 2019). Il dato aggiornato, riportato da Bloomberg, rivelerebbe oggi una variazione anno su anno al 2021 da $19.500 miliardi di debito in più.

Tassi reali bassi: forza per gli asset di rischio

Grazie all’azione ampiamente accomodante delle banche centrali, le politiche monetarie espansive giocheranno un ruolo molto importante nel 2021 per via della pressione a ribasso sui tassi reali. “Pensiamo che i tassi reali rimarranno negativi, e questa sarà una forza importate per tutti gli asset di rischio”.
In tale scenario, anche il rialzo dei mercati azionari non pare fuori luogo: “I mercati dell’equity continueranno a sembrare ancora molto economici” se paragonati, ad esempio, al comparto obbligazionario più liquido. La progressiva riapertura delle economie e l’arrivo del vaccino contribuiranno infine a spingere a rialzo sia i titoli che più hanno risentito della pandemia, sia asset alternativi, capaci di generare un extra rendimento.

Prospettive 2021: costruire un portafoglio diversificato

Durante la pandemia la correlazione tra azioni e obbligazioni è salita a 0,8, rendendo difficile la diversificazione di portafoglio. “Guardando alla costruzione di un portafoglio diversificato, stiamo ripensando al ruolo delle obbligazioni dei mercati sviluppati”, poco utili sia in termini di rendimento, che di diversificazione. In un contesto di rendimenti negativi, infatti “le obbligazioni stanno iniziando ad agire come passività invece che come asset”. Per conseguire i tre obiettivi classici dell’investitore (rendimento, liquidità e sicurezza) “dobbiamo iniziare a pensare ad asset alternativi, come ad esempio il private debt o il private equity, al fine di ottenere un premio al rischio di liquidità”.

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