Tech cinesi in fuga da Wall Street

Sono sempre di più le società cinesi che decidono di giocare in patria. Complice l’escalation delle tensioni commerciali tra Usa e Cina, le imprese – soprattutto nel settore tecnologico – ora valutano le piazze locali per quotarsi in borsa. L’ultimo caso, la doppietta di Ant group ad Hong Kong e Shanghai

In un 2020 che ha sconvolto i mercati, i tempi per ricredersi su ciò che veniva considerato ‘normale’ non sono ancora finiti. E i mercati emergenti potrebbero sorprendere come mai prima. “Se pensate che le migliori società siano quelle statunitensi, riflettete ancora”, commenta Chris Thomsen, gestore di portafoglio in Capital Group. “Quando si tratta di innovazione, le grandi aziende tecnologiche statunitensi sembrano attirare la maggior parte dell’attenzione. Ma la conversazione potrebbe spostarsi verso il mercato cinese e altri mercati emergenti”.
Se è infatti vero che nella scalata ai massimi da febbraio dell’S&P500 (l’indice delle più grandi aziende americane per capitalizzazione), le aziende trainanti risultano essere tutte nel settore tecnologico, la ripresa dall’oriente sembra essere ancora più incalzante. Un primo segnale positivo dalla Cina è arrivato in luglio, con i dati sul Pil del secondo trimestre al +3,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Secondo le stime di Statista, il paese potrebbe chiudere il 2020 con un Pil al +1,2%, con un balzo al +9,2% nel 2021.

Cina, Usa e il secondary listing: il caso Alibaba

Altro segnale interessante è l’incremento delle società cinesi a preferire la quotazione in patria rispetto che negli Usa. È il caso di Alibaba, colosso dell’e-commerce fondata nel 1999, sui listini di Wall Street dal 2014 (con la seconda Ipo maggiore della storia, 25 miliardi di dollari) e di Hong Kong nel 2019 (con l’Ipo migliore dell’anno, quasi 13 miliardi di dollari). Dal 7 settembre Alibaba entrerà a far parte dell’Hang Seng Index, confermando il trend che sta lasciando sempre più spazio sui mercati asiatici al comparto tecnologico.
Il secondary listing delle società che a suo tempo avevano preferito l’America potrebbe continuare, a detta di Bloomberg. “Essere quotati ‘più vicini a casa’ sta diventando sempre più attraente man mano che le tensioni tra Washington e Pechino minacciano di limitare l’accesso ai mercati emergenti da parte delle società cinesi”.

Dall’e-commerce al fintech: Ant group

Dopo Alibaba, anche la controllata Ant group, piattaforma fintech da 2,5 miliardi di profitti nel 2019, approda sui listini di Hong Kong. Niente di strano, se non fosse che per il suo secondary listing la società sceglie un’altra piazza cinese, Shanghai, al posto di Wall Street.
Con i suoi 711 milioni di utenti mensili, Ant group potrebbe portare a casa l’Ipo più grande della storia: 30 miliardi di dollari, secondo fonti vicine alla trattativa citate dal Financial Times. Inoltre, se l’azienda totalizzasse una capitalizzazione di 25 miliardi, Ant group sarebbe soltanto al quarto posto tra le maggiori aziende finanziarie al mondo dopo Berkshire Hathaway, Ping An Insurance Group e Allianz.
La scelta di Ant group è un forte segnale nei tesi rapporti commerciali tra Usa e Cina a quasi due mesi dalle elezioni presidenziali americane. Una vittoria di Trump, infatti, potrebbe alimentare la stretta sulle società cinesi quotate negli Usa, costringendole a maggiori vincoli sulla trasparenza dei propri conti.

Usa e Cina a due velocità di crescita

L’interesse dei mercati emergenti per l’innovazione, dunque, sembra essere sempre più forte. Le aziende del settore tecnologico in questi paesi, secondo Thomsen, passeranno “da emulatori a veri innovatori. In passato ci si riferiva ad aziende come Alibaba e Baidu chiamandole ‘Amazon cinese’ o ‘Google cinese’, ma queste società hanno sviluppato e localizzato parecchio la loro tecnologia, accelerando la loro crescita in maniera diversa rispetto agli Stati Uniti”.
Usa e Cina potrebbero quindi viaggiare a due velocità differenti. “I nuovi operatori di successo potrebbero crescere più rapidamente di alcune società in circolo da più tempo, probabilmente anche prima che diventino conosciuti al di fuori dei mercati locali”, sottolinea sempre Thomsen. Due esempi? Pinduoduo, società di e-commerce cinese sul mercato da soli cinque anni, “che ha già superato un tetto massimo di 100 miliardi di dollari”. E ancora Meituan, piattaforma multi-servizi “da 150 miliardi di dollari e oltre 450 milioni di utenti attivi”.
E nel futuro? “Ne spunteranno molte altre come queste, in diversi settori”, conclude Thomson.

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