Presidenziali Usa al test del mercato

Con quasi due mesi al 3 novembre 2020, gli Usa saranno chiamati ad un voto che, per molti, è “il più importante della nostra storia”. Una frase che il popolo americano sente ripetere dalla metà dell’Ottocento per – quasi – qualsiasi delle elezioni vissute finora. Il 2020 sarà l’ennesima, vuota ripetizione, o queste presidenziali saranno davvero all’altezza delle aspettative? E quali saranno le implicazioni per i mercati?

Donald Trump, 73 anni, repubblicano, presidente uscente. Joe Biden, 77 anni, democratico, ex vicepresidente per otto anni a fianco di Barack Obama. Il rosso (gli elefanti) e il blu (gli asinelli). Questi gli sfidanti per la 46° presidenza degli Stati Uniti d’America. “Le elezioni hanno vincitori e vinti, ma i vittoriosi sono stati gli investitori che hanno mantenuto la rotta ed evitato la tentazione di fare previsioni sul mercato”, sottolineano gli esperti di Capital Group.

Presidenziali Usa, l’impatto del Covid-19

Elezioni più importanti della storia a parte, queste saranno sicuramente le presidenziali più particolari di sempre. La pandemia da Covid-19 ha sconvolto le vite di tutto il mondo, ma si è abbattuta pesantemente nel Paese a stelle e strisce. Con 6 milioni di casi confermati, gli Stati Uniti rimangono il Paese più colpito dal Covid-19. Anche se con le notizie di primi segnali positivi, come la diminuzione del 22% dei casi settimanali, il virus si lascia alle spalle un’economia e una società profondamente segnata, che guarda alle prossime presidenziali come a un momento cruciale per il futuro del proprio Paese. Tra tutti i delicati momenti storici in cui si sono tenute delle elezioni americane, infatti, “niente è così universale e trasversale tra la popolazione americana come il Coronavirus”, ha sottolineato Thomas Schwartz, professore di storia alla Vaderbilt University, Tennessee.
Nel 2020 che stiamo vivendo, il Covid-19 ha cambiato tutto – dal modo in cui la campagna elettorale viene condotta, come si vota, a cosa diamo valore. Ha cancellato i comizi, relegato le raccolte fondi e le campagne nel digitale, e forzato molti stati a cambiare rapidamente il modo in cui le persone esprimono il proprio voto, con risultati imprevedibili e potenzialmente disastrosi. La forte crisi ha spostato l’attenzione della nazione, portando in primo piano problematiche come la salute pubblica e l’ineguaglianza economica e razziale, spingendo il pubblico a rivedere quali caratteristiche vuole rivedere nei propri leader”, sottolinea il Time.

Presidenziali Usa, le modalità di voto

Ad essere particolari, in primis, saranno le modalità di voto. Negli Stati Uniti il voto online non è concesso: le modalità consentono di presentare il proprio voto personalmente o per corrispondenza. In ogni caso, il cittadino deve registrarsi preventivamente e, nel caso del voto per posta, richiedere l’invio della propria scheda elettorale. Nel 2020, con problematiche di distanziamento sociale legate alla possibilità di contagio, molti americani preferiranno il voto per posta.
Secondo una ricerca dello scorso aprile del Pew Research Center, per il 67% degli americani il Covid-19 impatterà significativamente sull’abilità dei cittadini di votare nelle prossime elezioni presidenziali. Sempre lo stesso studio ha evidenziato come il 70% degli elettori sia a favore della libertà di votare via posta, e il 44% di loro supporti fortemente questa pratica. Il 52% dei partecipanti allo studio, inoltre, si dichiara favorevole al voto per posta come modalità per condurre tutte le elezioni, un dato in aumento del 18% dal 2018.

Presidenziali Usa, il ruolo delle poste

Con sempre più cittadini favorevoli al voto per corrispondenza, e Mr. Trump che all’apertura della Convention repubblicana si dice sicuro di una vittoria “a meno che non vi siano brogli da parte dei democratici”, il ruolo delle poste diventa centrale. Con il nuovo postmaster general entrato di ruolo lo scorso maggio (Louis DeJoy, importante donatore repubblicano), diversi cambiamenti sono stati fatti ai servizi postali americani. Tra questi, la rimozione di circa il 10% delle macchine per lo smistamento automatico della posta e alcune cassette postali, lo stop agli straordinari dei postini e la cancellazione del giro serale per consegnare la posta non smaltita durante la giornata.
Le conseguenze? Una serie di ritardi nelle consegne postali in tutto il paese, che hanno alimentato i timori dei cittadini sui rischi connessi al voto per corrispondenza. Nonostante i cambiamenti siano poi stati bloccati (con i democratici che accusano Trump di un sabotaggio del voto), ora meno della metà degli elettori americani (il 45%) ha fiducia in un risultato elettorale accurato, secondo un sondaggio di Nbc e Wall Strett Journal.

Presidenziali Usa, stati chiave e sondaggi

In aggiunta, il coronavirus potrebbe avere un ruolo ancora più decisivo nel decidere il corso politico dei prossimi quattro anni in America. Secondo una recente inchiesta della Cnn, infatti, se si guardano gli stati maggiormente colpiti dalla pandemia si notano Florida, Arizona, North Carolina, Wisconsin e Ohio. Che, sorprende di poco, sono anche i ‘campi di battaglia’ delle prossime presidenziali. Ovvero, quegli ‘swing states‘, o stati ‘in bilico’, che non mostrano forti preferenze per nessuno dei due candidati o partiti.
Sempre secondo la Cnn, tra gli stati maggiormente colpiti dalla crisi vi sarebbero proprio quelli più fedeli a Trump: “non sto dicendo che lo abbandoneranno e neanche che gli saranno fedeli”, sottolineava il corrispondente John King lo scorso 15 agosto. “Ma il coronavirus è ovunque in America, inclusi i paesi pro-Trump”.
Alla luce della gestione, delle promesse, delle campagne e degli obiettivi, come si comporteranno gli elettori americani? Secondo le previsioni del Financial Times, se le elezioni dovessero tenersi oggi, Mr. Biden vincerebbe con il 50,3% dei consensi verso il 42,5% di Mr. Trump. Considerando il target di 270 collegi elettorali da raggiungere per la vittoria, ad oggi i democratici ne totalizzerebbero 298 (203 tra gli stati storicamente blu e 95 tra quelli propensi), mentre i repubblicani 119 (80 tra gli stati storicamente rossi e 39 tra quelli propensi). Rimarrebbero sul filo del rasoio 121 collegi, specialmente quelli degli stati chiave.

Presidenziali Usa, i temi più caldi

Ma quali sono le principali tematiche ‘calde’ in queste presidenziali 2020?

Economia

I cittadini americani non hanno dubbi: in primis vi è l’economia. Secondo uno studio di metà agosto del Pew Research Center, il 79% dei votanti registrati dichiara che l’economia sarà prioritaria nel muovere la propria decisione elettorale. Il dato non sorprende: anche nel 2016 le problematiche economiche si attestavano al primo posto nella mente e nel cuore degli elettori.
I mercati, storicamente, hanno mostrato una preferenza per il partito repubblicano. Ora, però, in gioco vi è la ripresa di un’economia reale in ginocchio. E con Trump ad aver spinto le riaperture in tutto il paese nonostante una pandemia che non mostrava segni di cedimento, le posizioni più moderate di Biden potrebbero ora convincere maggiormente. Il candidato democratico, infatti, è favorevole a ulteriori iniezioni di liquidità per creare nuovi posti di lavoro nell’energia rinnovabile, nel manifatturiero e nelle cure assistenziali.
Fortemente critico dei tagli alle tasse fatti dall’amministrazione Trump nel 2017, Biden vorrebbe ripristinare le precedenti norme e alzare il salario minimo nazionale da 7,25 a 15 dollari l’ora. E se negli ultimi mesi nuovi timori erano emersi sulla tenuta degli accordi commerciali tra Cina e Usa e la paura della ripresa della guerra commerciale, Biden sostiene una linea di dialogo con Pechino e Trump continua imperterrito la sua lotta (a tratti ideologica) contro la Cina.

Sanità pubblica

Al secondo gradino del podio, secondo il Pew Research Center, vi è la sanità pubblica, con il 68% dei votanti a considerarla molto importante nel decidere per chi votare o meno. Un dato che si collega al quarto classificato, la pandemia, centrale per il 62% degli elettori.
Con l’amministrazione Trump ad aver minato l’efficacia dell’Obamacare (Affordable care act), Biden si pone come degno successore dell’ex presidente e sostenitore della sanità pubblica – ma non del tutto. Il suo impegno è infatti quello di abbassare l’età minima per il Medicare da 65 a 60 anni ma non prevede il rovesciamento del sistema sanitario ad una copertura universale (come idealizzato da Bernie Sanders, suo rivale nella corsa democratica), progettando invece un sistema misto. I fondi federali sarebbero quindi un’alternativa, e non un rimpiazzo, alle assicurazioni private.

Differenze Biden-Trump

Tuttavia, le prospettive cambiano leggermente se si considerano le affiliazioni politiche degli elettori. Tra i sostenitori di Trump, le cause più sentite sono l’economia (88%) e il crimine (74%). In contrasto, per chi preferisce Biden sono più importanti problematiche come la sanità pubblica (84%) e la pandemia (82%). Sebbene vi siano prese di posizione sostanzialmente differenti, le maggiori divergenze tra repubblicani e democratici si registrano in tematiche come il cambiamento climatico e l’ineguaglianza razziale ed etnica (57 e 52 punti di differenza rispettivamente).

Presidenziali Usa, come investire

Durante i primi anni di amministrazione Trump, i mercati americani hanno incrementato le proprie performance e prima della pandemia la riconferma del presidente uscente sembrava abbastanza scontata, almeno per il mondo finanziario. Tuttavia, molte cose sono cambiate da allora. Cosa comporterebbe una vittoria blu? Quali settori potrebbero essere favoriti?

La vittoria di Biden

“Con gli stimoli alle infrastrutture promossi da Biden, l’espansione della sanità pubblica e una nuova piega economica, i mercati potrebbero risalire, specialmente fintantoché la politica monetaria resterà accomodante”, sottolinea Forbes.
Con un piano da 2mila miliardi di dollari per infrastrutture, energia, edilizia e tecnologia pulite, una vittoria di Biden potrebbe potenzialmente portare alla crescita di tali settori e di quelle società più impegnate nella transizione climatica. Ma i piani fiscali del democratico potrebbero comportare un decremento degli utili societari. Goldman Sachs, infatti, ha stimato che se le imposte sulle società aumentassero dal 21% al 28%, gli utili potrebbero cadere del 12%. Tuttavia, anche le tensioni commerciali e i dazi sono centrali nel considerare gli utili societari: JPMorgan ha stimato che tali problematiche potrebbero aver tagliato del 7-8% gli utili 2019.
Una vittoria blu potrebbe quindi beneficiare settori come i trasporti, la tecnologia e il manifatturiero, società impiegate nell’offerta di componenti elettrici, intelligenza artificiale e sviluppatori software. Ma anche le energie rinnovabili, l’export, la sanità e i produttori di beni capitali. Tra le industrie penalizzate, invece, la difesa, petrolio e gas, ma anche titoli del comparto finanziario. “Queste correlazioni supportano in generale l’idea che la crescita difensiva e secolare andrà bene sotto una presidenza Biden, mentre i titoli ciclici orientati al valore no”, sottolinea Forbes. “Ma Wall Street rivaluterà Biden man mano che le elezioni si avvicineranno, così come gli elettori”.

La vittoria di Trump

Una vittoria rossa potrebbe aumentare le tensioni tra Usa e Cina, favorendo le azioni A cinesi e i beni primari. Sempre secondo Forbes, “i titoli finanziari, industriali, il petrolio e il gas hanno tutti sovraperformato l’S&P500 dopo la vittoria di Trump nel 2016. Trump, inoltre, “è contro quelle aziende che traggono i loro profiti da Cina e delocalizzano le attività. È invece a favore di quelle piccole e medie imprese manifatturiere all’interno dell’indice Russel 2000”.

In conclusione

Repubblicani e democratici a parte, tuttavia, specialmente “per gli investitori di lungo periodo, i risultati delle presidenziali Usa non hanno impattato così tanto”, sottolinea Capital Group, “È importante, piuttosto, rimanere investiti e mantenere un portafoglio diversificato. I mercati tendono a superare le elezioni presidenziali – con un certo grado di volatilità durante il cammino – a prescindere da una vittoria democratica o repubblicana”.

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