Coronavirus screenshot: implicazioni pratiche per le aziende

Il coronavirus tradotto in pratica: come si stanno muovendo le aziende per far fronte (se possibile) all’emergenza globale?

L’intero mondo sta imparando a convivere con l’idea che la nuova epidemia globale imporrà regole via via sempre più rigide, che avranno implicazioni dirette su economia e sostenibilità del business. Dopo l’allarme lanciato dalla Cina e la rapida diffusione del virus in Italia e nelle altre regioni europee, martedì pomeriggio la Federal Reserve americana ha annunciato (con due settimane d’anticipo rispetto al meeting fissato in calendario il prossimo 18 marzo) un taglio straordinario dei tassi di interesse di mezzo punto percentuale per far fronte alle difficoltà legate al contagio. Un messaggio forte a reti unificate.

Effetto coronavirus: le aziende che chiudono

“Com’è ormai chiaro”, hanno commentato gli esperti di Capital Group: “il virus sta facendo sentire i suoi effetti sulle imprese di tutto il mondo”. Qualche esempio: “Starbucks ha chiuso quasi la metà dei suoi 4.300 locali in Cina”, con ripercussioni economiche ancora da stimare. “Molte compagnie aeree (sia statunitensi che internazionali) hanno cancellato voli diretti in Cina”, applicando restrizioni analoghe per altre regioni considerate focolaio di coronavirus (Italia in primis).
Restando nella sfera dei viaggi e della mobilità, “talune aziende, tra cui figurano alcune delle maggiori compagnie di crociera, stanno rivedendo al ribasso le proprie stime di utili 2020”. Analogamente stanno facendo i più famosi brand di consumo.
Non va meglio ad hotel, centri congressi e catering: il timore del virus e le crescenti disposizioni nazionali volte a limitare luoghi di aggregazione e contatti ravvicinati tra persone sta portando diverse società a “cancellare le conferenze programmate in città come San Francisco e New York”, ma anche, più localmente, Milano, Parigi e Londra. L’alternativa? Video conference ed eventi online.

Coronavirus: chi ne approfitta? La digital disruption

Se da una parte il mercato al dettaglio si piega su se stesso, frenato dalla ridotta mobilità e dai timori di contagio, l’attuale fase di crisi “sta imprimendo uno slancio positivo ad altri settori, tra cui il commercio elettronico e i giochi online: con molte più persone costrette a rimanere a casa, il consumo di intrattenimento casalingo e lo shopping da remoto stanno registrando aumenti vertiginosi” hanno sottolineato gli esperti. Ciò vale per il colosso Alibaba, ma anche e soprattutto per la big tecnologica cinese Tencent, che gestisce una delle più grandi piattaforme al mondo di videogiochi e social media.
In generale, dunque, bene i settori della digital disruption, dal cloud, al gaming, allo streaming, alle connessioni veloci e intelligenti.
Infine, i settori più di nicchia: “nel caso delle aziende del lusso” ha precisato Jody Jonsson, gestore azionario di Capital Group, “credo che dobbiamo prendere nota dell’effettiva diffusione del virus (studiandone gli effetti) prima di assumere decisioni di investimento importanti”.

 

La soluzione d’investimento? Un approccio flessibile e non vincolato all’investimento globale che si concentra su aziende di elevata qualità

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