Valgono 1,5 volte di più del Pil globale ogni anno. Cosa sono?

L’uomo dipende dalla natura da milioni di anni: ora è la natura a dipendere dall’uomo. Scelte, comportamenti e abitudini stanno trasformando il nostro pianeta: anche il mondo della finanza può aiutare (e in positivo)

Valgono 1,5 volte di più del Pil globale, eppure nelle agende di istituzioni e governi a volte faticano ad occupare le prime posizioni. Sono i servizi ecosistemici, ovvero “i benefici multipli forniti dagli ecosistemi al genere umano” come ad esempio la depurazione delle acque, l’impollinazione, la regolazione delle maree o il sequestro di carbonio. Il loro valore? Da 125 mila miliardi a 140 mila miliardi di dollari ogni anno.

Il costo sociale del carbonio: a/r da Parigi a New York

“L’idea di assegnare un valore agli ecosistemi e ai servizi che offrono nell’aiutare a regolare l’ambiente non è nuova”, afferma Robert-Alexandre Poujade, Esg Analyst in BNP Paribas Asset Management.
“Nel corso degli anni, sono stati usati diversi approcci per calcolare il valore della natura come parte di analisi costi-benefici e simili valutazioni. Una delle stime di danno ambientale più conosciuta è il costo sociale del carbonio, ovvero il valore netto attuale (la somma delle entrate e delle uscite monetarie di un investimento al momento attuale) dell’impatto sociale e ambientale dell’emissione nell’atmosfera di ogni tonnellata di CO2 in più”. Giusto per quantificare, una tonnellata di CO2 viene emessa da un singolo passeggero in un viaggio aereo andata e ritorno da Parigi a New York. Al 2018, questo costo ammontava a 417 dollari in una media globale, con picchi in Cina, Stati Uniti e India.

Contro la CO2: i piani delle istituzioni

Attualmente sono circa cinquanta i paesi in tutto il mondo che impongono un costo alle aziende produttrici di gas serra. Troppo pochi, secondo il Fondo Monetario Internazionale, che ha dedicato alle strategie per mitigare il cambiamento climatico il primo capitolo del Fiscal Monitor del 2019. Tra questi costi vengono incluse le carbon tax (una tassa per ogni tonnellata di CO2 emessa), Ets (borse per lo scambio delle quote di emissione, come quella esistente nell’Unione Europea dal 2005) e le soglie minime di prezzo (il valore della CO2 emessa non può scendere al di sotto di una soglia predeterminata).

Non solo CO2: deforestazione, barriere coralline e impollinazione

Tuttavia, quella delle elevate emissioni di CO2 nell’atmosfera è solo una delle minacce al nostro pianeta. Basta pensare alla deforestazione, che lascia senza vegetazione un campo da calcio ogni secondo, e che blocca l’azione benefica delle foreste come la prevenzione contro l’erosione del suolo e la desertificazione. O alle barriere coralline, che anche solo con un aumento di 1,5° C della temperatura (il limite massimo indicato dall’Accordo di Parigi) andrebbero distrutte dal 70% al 90%.
Anche “il settore finanziario è esposto ai danni ambientali e alla perdita di capitale naturale. In un report condotto in giugno dall’Agenzia di valutazione ambientale dei Paesi Bassi (PBL) e la Banca dei Paesi Bassi (DNB), si stima che i rischi fisici derivanti dalla perdita di biodiversità potrebbero causare ingenti danni al sistema economico e finanziario del paese, dato che il 35% dei portafogli delle istituzioni olandesi sono altamente dipendenti da uno o più servizi ecosistemici. Basti pensare che nel mondo, ben 28 miliardi di euro dipendono dalla sola impollinazione delle piante”, sottolinea Poujade.

Onu e istituzioni finanziarie per tutelare la biodiversità

“L’Onu ha recentemente lanciato la Task force on Nature-related Financial Disclosure, un comitato d’eccellenza simile alla già esistente Task force on Climate-related Financial Disclosure, per rispondere alle sfide della natura a 360° (e non solo di quelle legate al cambiamento climatico). L’iniziativa, che ha ricevuto il supporto governi (come Svizzera e Regno Unito) e banche (come BNP Paribas), ha come obiettivo quello di sensibilizzare le società e le organizzazioni di tutto il mondo a condurre e implementare nuove reportistiche relative al capitale naturale. La TNFD sarà sviluppata nel 2021 e in attivo dal 2022”, conclude Poujade. Un primo passo per salvare il nostro ambiente (il cui valore non è lontanamente paragonabile al Pil globale).

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