Cina, la crescita è destinata ad arrestarsi?

La crescita economica a un primo sguardo inarrestabile del Dragone potrebbe celare diverse insidie, globalizzazione e supply chain più corte in primis

Il fatto che la Cina sia stata l’unica economia al mondo ad aver registrato un Pil in crescita nel 2020 (al +2,3%) potrebbe non significare che il paese sia destinato ad una crescita inarrestabile. Nonostante il Dragone “resterà sicuramente una potenza economica anche nel 2021, è possibile che non tutto vada esattamente secondo i suoi piani”, spiegano gli esperti di BNP Paribas Asset Management. Perché?

Economia cinese, pre e post crisi pandemica

A poco più di un anno dai primi casi di Covid-19, la Cina si trova in una situazione esattamente opposta a quella di inizio 2020, soprattutto dal punto di vista economico. “Se nel primo trimestre del 2020 l’economia vacillava, l’inizio di quest’anno vede l’economia cinese prosperare: la crescita del Pil e delle esportazioni ha ripreso la traiettoria pre-pandemia, ponendo il paese in netto contrasto con la maggior parte delle economie occidentali che ancora annaspano nel pantano di Covid-19”, commentano da BNPP AM.
Tuttavia, ad uno sguardo più in profondità, i motori che spingevano la crescita galoppante del paese solo un anno fa sembrano oggi radicalmente cambiati. “La spinta alla globalizzazione si è arrestata, mentre molti governi e aziende puntano ad aumentare la resilienza delle loro supply chain e a ridurre la dipendenza dalla produzione cinese. Al contempo, l’autoritarismo cinese suscita sempre più critiche dai partner commerciali mondiali, che potrebbero riunirsi in una ‘resistenza’ più collaborativa e compatta guidati dall’amministrazione Biden”.

Cosa spinge la crescita della Cina: dall’interno

Quella del primo trimestre del 2020 è stata la prima volta in quarant’anni in cui la Cina registrava un calo del proprio Pil. Spinto da una politica aggressiva basata su investimenti in infrastrutture prima e su spesa in consumi poi (attuata sotto la guida di Xi Jinping), il Dragone è riuscito negli anni a posizionarsi seconda nel podio delle maggiori economie su scala globale. Tanto che, secondo il Fondo monetario internazionale e Bloomberg, nel 2021 la Cina rappresenterà la più importante crescita individuale come quota dell’aumento del Pil mondiale, registrando un balzo del 26,8% nei prossimi mesi.
A trainare la ripresa del 2020, tuttavia, è stata la produzione industriale (con un incremento del 7,7%), mentre le vendite al dettaglio hanno costantemente deluso (con un calo annuale del 5,0%). E se è probabile che i consumatori cinesi saranno più propensi alle spese man mano che il paese tornerà alla normalità, è anche vero che per il 2021 le stime per i consumi interni “saranno probabilmente ancora sottotono, a causa dell’aumento della disoccupazione nel 2020 e la conseguente contrazione dei bilanci familiari”.

Cosa spinge la crescita della Cina: dall’esterno

D’altro canto, assumere per scontata la crescita continua della Cina sembra oggi incauto. Oltre all’arrestarsi delle spinte alla globalizzazione e l’attenzione dei governi ad accorciare le proprie catene di approvvigionamento, sono i rapporti commerciali con le altre economie mondiali a parlare chiaro. Nonostante il 2020 si sia concluso con dati più che soddisfacenti (con il surplus commerciale più elevato di sempre nel mese di dicembre, un incremento annuo del 18,1% delle esportazioni globali e del 34,5% di quelle verso gli Stati Uniti), “dietro questi lusinghieri numeri ufficiali si celano tendenze di lungo periodo che potrebbero non essere altrettanto positive”.
Come spiegano gli esperti di BNPP AM, infatti, il boom nelle esportazioni è stato prevalentemente dovuto alla richiesta di dispositivi per la protezione individuale e delle tecnologie per il lavoro da remoto. In altri settori meno correlati con l’andamento della pandemia, invece, la domanda è stata stagnante e potrebbe anche non riprendersi con un ritorno alla normalità, man mano che i governi e le società comprenderanno i vantaggi derivanti dall’onshoring.

In conclusione

Come investire nel Dragone, quindi? Se anche la domanda interna faticasse a riprendere quota, è possibile che “il governo ampli il proprio piano di crescita, generando opportunità in moltissimi settori orientati ai consumi”. Anche il recente sguardo alla sostenibilità da parte dell’amministrazione Xi comporterà “enormi investimenti in infrastrutture per migliorare le proprie credenziali ambientali, che creeranno un effetto moltiplicatore in termini di opportunità di investimento in numerosi settori”. Da non dimenticare, poi, che “il mercato azionario cinese sta diventando più accessibile agli investitori tradizionali”, aggiungono da BNPP AM. Questo perché è oggi possibile “negoziare azioni a livello internazionale sulla borsa di Hong Kong (i titoli H) e di operare sul mercato azionario cinese onshore (titoli A)”. In sostanza? “Manteniamo previsioni cautamente ottimistiche sugli attivi rischiosi in un’ottica di medio termine”, concludono da BNPP AM.

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