Private equity, ossigeno per la crescita delle PMI italiane

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Per le pmi italiane, il private equity rappresenta un canale preferenziale per accedere a nuova liquidità, risorse e know-how manageriale, elementi imprescindibili per la crescita e la competitività del business. Ce ne parlano gli esperti di Sella Investment Banking

Il private equity è diventato uno strumento sempre più cruciale per la crescita delle piccole e medie imprese italiane, capace di offrire un supporto concreto per i loro progetti di espansione sia in Italia che all’estero. Per questo motivo, è fondamentale che aziende e fondi di PE collaborino a partire da una visione condivisa, sviluppando una sinergia efficace che possa sostenerne il reciproco sviluppo. Stefano Crosta e Francesco Falcone, rispettivamente Managing Director Leveraged and Acquisition Finance e Managing Director M&A Advisory di Sella Investment Banking, ci spiegano come.

Qual è stato il trend chiave degli investimenti in PE in Italia nel 2023? E quali si stanno delineando per il 2024?

Stefano Crosta: “Anche se gli ultimi due anni sono stati caratterizzati da un contesto macroeconomico complesso, il 2022 ha fatto comunque registrare livelli record nel valore dei deal di PE, mentre il 2023 è stato un anno di stallo a livello globale, con un calo del 37% nel valore dei deal e una diminuzione significativa degli exit value. Questo rallentamento nel dealmaking ha tuttavia creato le basi per una ripresa nel 2024, supportata da un livello record di dry powder e da un forte incremento della età media del buyout capital, circa il 26% a livello globale da quattro anni, da cui deriva una forte urgenza di essere impiegato. Per l’Italia il 2024 si prospetta positivo, con un consistente deal flow nel middle market rispetto al quale il PE può giocare un ruolo importante in termini di crescita e innovazione delle aziende, soprattutto nei settori della tecnologia, dell’istruzione e della manifattura”.

Quali sono le principali sfide che gli operatori del PE stanno affrontando nell’attuale contesto di incertezza economica e di persistenza delle scelte di politica monetaria?

S.C.: “L’attività di fund raising rimane quella più complessa, anche a causa della ridotta liquidità derivante dal ritardo negli exit. Sebbene i fondi storici con track record consolidato continuino ad avere successo, le nuove iniziative faticano ad affermarsi. Le valutazioni degli exit rimangono sfidanti, sebbene vi siano più opportunità rispetto al 2023. Le aziende italiane, in particolare, necessitano di partner che le sostengano e i fondi di PE possono svolgere questo ruolo investendo in tecnologia, attrazione di talenti e facilitando la transizione generazionale, così da accelerare il percorso di crescita e la capacità di competere a livello globale”

Quali sono le caratteristiche che i fondi di PE ricercano nelle imprese in cui investono?

Francesco Falcone: “Le aziende ricercate operano in settori in crescita, con buone marginalità, un posizionamento competitivo solido e un cash flow stabile. Tuttavia, al di là delle caratteristiche finanziarie, operative e settoriali, infatti, sono le persone a fare la differenza: è perciò essenziale una leadership imprenditoriale e manageriale forte con una visione in linea con quella del fondo, così da stimolare crescita e creare valore nel medio termine. A loro volta, gli imprenditori stanno maturando grande consapevolezza sulla necessità di integrare nuove competenze e modalità operative per rispondere alle sfide e alle opportunità di un mercato sempre più complesso. Il PE porta nelle aziende competenze organizzative, manageriali e settoriali specifiche, che consentono di superare alcuni limiti e guidare la crescita. Ciò si traduce in processi interni più solidi ed efficienti, in un robusto sostegno per l’internazionalizzazione e nella trasformazione di momenti di discontinuità – come il passaggio generazionale o il riassetto degli interessi familiari – in opportunità di crescita”.

Cosa contraddistingue le aziende che scelgono il PE come strumento per la crescita?

F.F.:“Se l’operazione è ben strutturata, tutti ne traggono vantaggio. Rinunciare a un po’ di autonomia decisionale consente all’imprenditore di compiere scelte più puntuali e pertinenti, raccogliere nuove risorse finanziarie e diversificare il patrimonio, mentre il fondo ottiene ritorni interessanti, apportando al contempo la competenza e l’esperienza necessarie per rispondere a un mercato mutevole. Le dinamiche sfidanti degli ultimi anni hanno reso gli imprenditori consci che l’azienda non è per sempre e che la complessità dello scenario globale e delle relazioni commerciali richiedono scala, innovazione, visione strategica e apertura internazionale. Questo ha spinto molti imprenditori ad aprire il capitale e la governance ad attori di PE o ad altri partner strategici”.

In che modo Sella Investment Banking può supportare gli imprenditori e le loro imprese nel dialogo con i fondi di private equity?

S.C. e F.F.: “Sella è una banca di imprenditori per imprenditori: conosciamo bene le esigenze dell’azienda, dell’imprenditore e del fondo di PE. Crediamo nell’approccio one stop shop e per questo strutturiamo la migliore soluzione finanziaria per le aziende target, sfruttando un approccio a 360° che integra le diverse anime della nostra banca. Questo elimina i conflitti di interesse e crea una dinamica virtuosa per tutti gli attori coinvolti che ci consente di offrire agli imprenditori tre elementi distintivi. Primo, identifichiamo gli interlocutori adatti per competenze, esperienza e visione. Secondo, apportiamo una valenza strategica alle operazioni, valorizzando la cultura e il posizionamento distintivo di ciascuna azienda. Infine, supportiamo la valutazione dell’asset e tutte le fasi negoziali, garantendo che l’operazione abbia successo senza strappi o forzature”



Articolo tratto dal magazine di maggio 2024

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