Salari in crescita: Bce mantiene la sua posizione, ma per quanto?

Nella riunione del 18 luglio la Banca centrale europea ha mantenuto i tassi di interesse al 4,25%, vista anche la crescita dei salari. Ma per quanto potrà durare questa situazione? Cosa aspettarsi nei prossimi mesi?

Le prospettive di una rapida serie di riduzioni dei tassi da parte della Banca centrale europea sembrano ufficialmente sfumate e anzi, la presidente Christine Lagarde ha chiarito da subito che la Bce potrebbe procedere per fasi, lasciando ora invariati i tassi di interesse per il prossimo futuro.
Insomma, il taglio di 25 punti base di giungo, che ha portato i tassi di interesse al 4,25%, è stato interpretato dagli esperti come un movimento da falco. E questo è stato reso ancora più chiaro durante l’ultima riunione della Banca centrale del 18 luglio, dove i tassi sono rimasti intoccati.

Inflazione verso l’obiettivo: la strada sembra sempre più lunga

L’inflazione dell’eurozona, dopo il picco toccato ad inizio 2023, ha seguito una discesa abbastanza stabile, convincendo anche la Bce ad abbandonare la politica aggressiva. Ma, come sempre, sono proprio gli ultimi metri quelli più difficili da affrontare. Raggiungere il target del 2% si sta rivelando sempre più faticoso, anche considerando che a giugno questa è passata al 2,6% su base annua, con una crescita dello 0,2% mese su mese.

L’Europa non è però l’eccezione, tutte le grandi economie hanno registrato dei dati irregolari nella prima metà dell’anno, con l’inflazione che dopo una discesa rapida, sta ora dimostrando un andamento piatto.

Ma a convincere la Lagarde a essere cauta nel taglio dei tassi non è solo la vischiosità dell’inflazione, ma, soprattutto, l’andamento dei salari.

I salari crescono, ma ancora troppo poco

George Curtis, portfolio manager di Vontobel Institutional Clients, sembra convinto che “la capacità (o la volontà) della Bce di abbassare i tassi, soprattutto in un contesto di crescita in miglioramento, potrebbe essere limitata fino a quando non si concretizzerà un’ulteriore moderazione della crescita dei salari”. In prospettiva, sembra che nei prossimi mesi i progressi dei salari saranno modesti, per poi peggiorare ulteriormente e tornare alla tendenza negativa del pre-Covid. Se negli ultimi mesi la crescita delle retribuzioni si è attestata al 4,7%, le aziende che hanno partecipato al sondaggio Bce sembrano aspettarsi che questa diminuisca dal 5,4% del 2023 al 4,3%.

Ma come si può spingere verso una ripresa forte per il mercato del lavoro? In Europa, la crescita dei salari dipende prevalentemente dalle discussioni tra il lavoratore e il datore di lavoro, ma soprattutto dal potere dei sindacati che, però, in molti settori possono richiedere una contrattazione collettiva solo ogni due anni. Gli effetti di questo sono chiarissimi confrontando il mercato del lavoro europeo con quello statunitense, che invece è molto più flessibile.

In prospettiva, un mercato del lavoro sano rassicura i consumatori che sono pronti a spendere e far ripartire con forza l’economia, ma se questo non dovesse accadere a breve, la Bce dovrebbe essere pronta a tagliare nuovamente i tassi per spingere i consumi.

Metà strada sull’anno, cosa accadrà nei prossimi mesi?

In assenza di un rallentamento significativo della crescita – che per ora sembra ancora una possibilità – e dei dati sul lavoro, secondo l’esperto è lecito immaginarsi altri due tagli per quest’anno, seguiti poi da tre nel 2025, portando così il tasso terminale al 2,5%.
In quest’ottica la frattura tra Stati Uniti ed Eurozona sarà sempre più evidente, con la prima che, anche nelle migliori delle ipotesi, dovrà continuare a convivere con un tasso di interesse del 3,5% per tutto il 2025.

Come investire ora che la Bce sembra disposta ad abbassare i tassi nei prossimi mesi?

 

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