IT e decarbonizzazione, da settore inquinante a facilitatore

3 MIN

L’impatto climatico dell’Information Technology (IT) sull’economia è ancora difficile da comprendere. In un mondo sempre più dipendente dal digitale, decarbonizzare questa industria potrà creare un effetto reazione più che virtuoso. Ecco il punto di vista di BNP Paribas Asset Management

Oggi emette lo stesso volume di emissioni di gas effetto serra (greenhouse gas, ghg) dell’intero comparto dell’aviazione, eppure domani potrebbe figurare tra i facilitatori della decarbonizzazione a livello globale. È l’industria digitale, che emette circa il 2-3% del ghg mondiali secondo le stime di Freitag et al. del 2021, basate sulla letteratura scientifica comparata: quote che potrebbero risultare contenute rispetto a quelle a carico di attività più inquinanti, ma la cui scala e velocità di crescita risultano ancora difficili da comprendere.

“Si prendano ad esempio le 5.35 miliardi circa di persone che navigano in Internet o gli 8.58 miliardi di piani telefonici attivi nel mondo, volumi che consumano un vasto quantitativo di energia. E questo senza considerare l’infrastruttura digitale che processa e immagazzina i dati e permette ai dispositivi digitali di restare connessi alle reti wireless” spiega Bérénice Lasfargues, Sustainability Integration Lead di BNP Paribas Asset Management. Non solo.

“Ciò che è ancora più preoccupante è che quella digitale è una delle industrie le cui emissioni crescono con più velocità: dal 2013 al 2018 le quote di ghg prodotte sono raddoppiate e il consumo di energia per ciascun euro in essa investito è aumentato del 37% dal 2010”. Anche per il futuro le prospettive non sono rosee, precisa l’esperta. “Nonostante consumi meno energia del 4G per performance simili, il 5G potrebbe aumentare notevolmente le emissioni totali per il settore a causa dell’effetto rebound, per il quale i benefici derivanti dal miglioramento delle prestazioni delle nuove tecnologie saranno completamente assorbiti dall’aumento dell’utilizzo delle stesse. Solamente il traffico di dati potrebbe crescere dal 30% al 60% nei prossimi anni”. Come conciliare, quindi, l’investimento nell’industria digitale con l’attenzione alla sostenibilità e ai criteri ambientali, sociali e di governance (Esg)?

Settore IT e decarbonizzazione, il punto di vista dell’Unione Europea

Un aiuto arriverà dalle istituzioni, precisa Lasfargues. “Man mano che la domanda di dispositivi digitali incrementerà, sarà probabile che il legislatore richiederà al comparto di promuovere la decarbonizzazione”. Come? Ad esempio, “incoraggiando l’acquisto di devices usati o ricondizionati, oltre che stimolando i produttori a ridurre le loro emissioni durante la fase di produzione e nell’intera supply chain”.

Allo stato attuale, l’Unione Europea non ha classificato il settore dell’Information Technology (IT) tra le attività che contribuiscono direttamente agli obiettivi di mitigazione del clima secondo quanto promosso dalla Tassonomia Eu, documento che divide i 70 principali settori economici in quelli già sostenibili per l’ambiente (low carbon), quelli inquinanti ma cui è richiesto una riduzione delle emissioni (transition) e quelli utili alle prime due categorie per mantenere e/o raggiungere i propri obiettivi (enabling).

Al momento, infatti, “si prevede che l’impronta di carbonio del settore IT non farà altro che aumentare: l’avanzamento apparentemente inarrestabile dell’intelligenza artificiale e altri boom delle criptovalute richiederanno enormi quantità di elettricità” aggiunge l’esperta di BNPP AM. Ad esempio, alcune stime dell’International Telecommunication Union del 2020 prevedono che entro il 2030 il settore dell’ICT sarà responsabile dell’emissione di 830 megatonnellate di emissioni di CO2, ammesso che non si mettano in atto delle strategie per controbilanciare gli effetti negativi delle attività (ovvero ci si trovi nel cosiddetto scenario ‘business-as-usual’). La cifra potrebbe essere invece inferiore alla metà (388 megatonnellate) se si riuscisse a contenere l’aumento delle temperature entro gli 1,5°, sempre al 2030.

Settore IT, come spingere la decarbonizzazione?

Tuttavia, è importante notare come nell’ambito del comparto IT la Commissione Europea abbia classificato come ‘transition’ tutte le attività di “data processing, hosting e altre azioni che contribuiscono alla mitigazione del clima”, mentre ha considerato ‘enabling’ tutte le “soluzioni data-driven per la riduzione delle emissioni di ghg”.

Questo perché secondo Lasfargues il settore è sulla buona strada per la decarbonizzazione grazie all’energia rinnovabile, il cui utilizzo “potrebbe avere un ruolo chiave nell’assicurare che le emissioni prodotte dal comparto non crescano allo stesso ritmo dell’industria stessa, ma più lentamente. Infatti, le emissioni dell’IT dipendono in larga parte dal tipo di elettricità e dal ciclo di vita e utilizzo dei prodotti creati e dei servizi offerti (ovvero appartengono rispettivamente alla categoria delle emissioni di scopo 2 e di scopo 3). Man mano che l’economia diventerà più elettrificata e focalizzata sulle energie rinnovabili, la decarbonizzazione del settore IT potrà accelerare”. Ma come?

“L’elettricità alimenta i datacenter, i dispositivi e le infrastrutture necessarie alla connessione. Le relative emissioni rappresentano il grosso della produzione di ghg per questo comparto. Di conseguenza, man mano che la quota rinnovabile del mix energetico crescerà, l’impronta di carbonio dovrebbe diminuire. Similmente, più l’efficienza energetica dei veicoli, dei macchinari e dei processi industriali aumenterà, anche le emissioni di scopo 3 dovrebbero scendere. Queste includono anche quelle prodotte dall’estrazione di minerali utilizzati nei dispositivi elettronici come il rame, il cobalto e il manganese e da come i consumatori usano i loro beni” aggiunge l’esperta.

Il ruolo del risparmio gestito, tra AI e sostenibilità

Così l’IT potrà compiere passi avanti nella decarbonizzazione, facilitando anche i progressi di altri comparti. In questo, l’intelligenza artificiale (AI) potrebbe avere un ruolo da protagonista con applicazioni in svariati campi, dall’aumento dell’efficienza nel settore dei trasporti (prevedendo e gestendo al meglio il traffico ferroviario, così succede a Londra dal 2021) fino alla previsione e al bilanciamento di domanda e offerta di rinnovabili (utili soprattutto in quanto solare ed eolico sono disponibili solo a intermittenza dipendendo dalle condizioni climatiche locali).

Ecco perché “essendo in prima linea nell’innovazione, specialmente per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, l’IT potrebbe divenire un potente facilitatore della decarbonizzazione per altre attività economica” conclude Lasfargues. Il risparmio gestito dovrà tuttavia discernere le aziende più virtuose: “applicando la ricerca Esg, la stewardship e il proxy voting, gli asset managers con società IT nei loro portafogli ricopriranno un ruolo significativo nel guidare le imprese verso la decarbonizzazione. Inoltre, potranno investire attivamente nelle società che forniscono energia alternativa e soluzioni per l’efficienza energetica per i datacenter, accelerando così la transizione lungo tutta l’intera economia, sempre più dipendente dal digitale”.

VUOI SAPERE SE I TUOI INVESTIMENTI CONTRIBUISCONO DAVVERO AD ABBATTERE LE EMISSIONI?

Compila il form ed entra in contatto gratuitamente e senza impegno con l’advisor giusto per te grazie a YourAdvisor.

Articoli correlati