AI, nuova bolla dei mercati finanziari in vista? Ecco perché no

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L’Intelligenza Artificiale (AI) sta gonfiando una bolla di mercato simile a quella dei primi anni Duemila? Il punto di vista degli esperti di BNP Paribas Asset Management

Prima Internet, ora l’Intelligenza Artificiale (AI). Prima il fenomeno delle Dotcom, ora un nuovo rally dei mercati finanziari spinto dal comparto tecnologico, soprattutto negli Stati Uniti. Prima una bolla. Ora? “Sono stati avanzati molti parallelismi con l’era delle Dotcom di fine anni Novanta, ma dal nostro punto di vista ci sembra che il contesto attuale assomigli più alla metà di quella decade che alla sua fine” spiegano Pamela Hegarty, Senior Portfolio Manager, ESG Champion e Vincent Nichols, CFA, Senior Investment Specialist, US and Global Thematic Equities di BNP Paribas Asset Management.

“Allora una nuova tecnologia dall’immenso impatto economico veniva integrata nella vita quotidiana con conseguenze significative: l’introduzione di Internet aveva infatti creato enormi efficienze nel modo in cui il mondo faceva business (e non solo). Attualmente, l’intelligenza artificiale generativa sta avendo un impatto immenso su molti dei cosiddetti ‘enablers’ e ‘beneficiaries (ovvero quelle società che sviluppano prodotti e servizi basati sull’AI o che ne stanno attualmente beneficiando, ndr) e i prezzi dei loro titoli azionari hanno ugualmente beneficiato. Tuttavia, a non contribuire ancora significativamente al rally del tech sono quelle imprese che utilizzeranno le nuove tecnologie per migliorare l’efficienza dei processi in atto, dette ‘adopters”.

Ma quali società sopravviveranno una volta che l’AI diventerà la nuova normalità? E quali investimenti saranno necessari per raggiungere questo obiettivo? Come posizionare al meglio i portafogli per beneficiare di queste dinamiche? Ecco il punto di vista degli esperti.

Dotcom vs oggi: due lezioni dal passato, dalla bolla al soft landing

Per rispondere alla prima domanda è necessario imparare dal passato. Una lezione insegna che alla tempesta non sempre segue la calma: “per diversi anni prima della bolla, ovvero tra il 1995 e il 1997, la performance del mercato tecnologico era stata eccezionalmente forte e le valutazioni erano ancorate alla realtà. A questo periodo era seguita poi una spettacolare stagione di crescita degli utili che aveva protratto l’euforia del mercato per poi concludersi in una bolla in cui i titoli venivano scambiati a valutazioni ridicolmente basse” spiegano Hegarty e Nichols. Anche dall’introduzione dell’AI nel mercato tecnologico “i multipli di valutazione si sono espansi, implicando un’accelerazione della crescita degli utili futuri”. Di conseguenza, “alcune delle società raggiungeranno o supereranno la crescita implicata dai loro multipli, mentre quelle i cui titoli hanno beneficiato di un’affiliazione superficiale a questo tema potranno deludere e sperimentare una correzione dei prezzi”.

Un altro insegnamento, invece, riguarda come tenere la barra dritta nonostante le correnti avverse: “l’ultimo atterraggio morbido orchestrato dalla Federal Reserve statunitense dopo un ciclo di rapidi rialzi dei tassi di interesse risale alla metà degli anni Novanta. Più ci muoviamo nella metà degli anni 2020, più un nuovo soft landing è al largo. Vi è, infatti, il rischio che l’impatto dei tassi più alti possa portare a un peggioramento dell’economia. Tuttavia, le società dalla più veloce crescita e allineate a trend secolari come il progresso tecnologico dovrebbero essere meno correlate col ciclo economico e quindi sovraperformare il mercato più in generale anche se un soft landing non si materializzasse”.

IT e i segmenti più in crescita nel 2024

Nel frattempo, per raggiungere l’obiettivo di una diffusione capillare dell’AI saranno necessarie nuove e migliori infrastrutture di supporto. “Queste includono i datacenter e le società che operano nello stoccaggio dei dati e dei semiconduttori, nel campo della cybersecurity e dell’integrazione AI, del networking e delle soluzioni di energia, oltre che nella microelettronica e altre ancora” proseguono da BNPP AM.

Al di là dell’AI, infatti, le stime prevedono che “la spesa globale nell’ambito IT raggiungerà i 5.000 miliardi di dollari nel 2024, crescendo rispetto all’anno precedente del 6,8%, secondo quanto evidenziato dalla società di consulenza e ricerca tecnologica Gartner . I segmenti trainanti per i dodici mesi in corso, stando sempre allo studio citato, saranno i servizi di IT e di software, che dovrebbero contare per circa la metà della spesa complessiva. La cybersecurity, inoltre, sarà uno dei maggiori motori di crescita nel segmento del software, dato che l’80% dei Chief Technology Officer intervistati da Gartner ha risposto che intende aumentare la spesa in quest’area, anche a causa delle preoccupazioni circa l’aumento della vulnerabilità conseguente a una più vasta adozione dell’AI”.

“Quanto agli altri segmenti analizzati dalla società, se la spesa in dispositivi è prevista in salita dopo due anni di contrazione post Covid, quella nel cloud computing dovrebbe riaccelerare quest’anno dopo la stabilizzazione sperimentata nel 2023, con benefici per i giganti Usa del tech ma anche per altre società corollari come quelle che sviluppano software di networking e costruiscono apparecchiature elettroniche”.

Come investire nel settore IT: due approcci

Ulteriori opportunità si presentano quindi per gli investitori interessati alle società più innovative del comparto tecnologico. “Siamo convinti della durabilità di temi di crescita secolari come il cloud computing, l’intelligenza artificiale, l’automazione e l’Internet delle cose, così come delle tecnologie alla base di queste aree. Tutto ciò costituisce il fondamento della nostra strategia di investimento in questo settore. Continuiamo a credere che gli enablers e i beneficiari della trasformazione digitale consegneranno agli investitori una crescita del fatturato, degli utili, dei flussi di cassa e dei rendimenti su un orizzonte di lungo periodo man mano che le società si impegneranno a tagliare i costi, operare in maniera più efficiente e innovare per differenziare” concludono Hegarty e Nichols.

In tutto questo, “i portafogli gestiti attivamente e in maniera efficace saranno la chiave per gli investitori alla ricerca delle opportunità offerte dalla rivoluzione della tecnologia AI, così da evitare le società che potrebbero deludere. Le strategie passive cattureranno entrambe queste opzioni allocando parte del portafoglio in aziende che hanno già sperimentato i guadagni maggiori”.

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