Mancano ancora quasi sei mesi al giorno in cui gli elettori americani sceglieranno il prossimo presidente degli Stati Uniti, eppure le elezioni statunitensi sembrano già nel vivo. La battaglia all’ultimo voto tra l’attuale presidente Joe Biden e l’ex presidente Donald Trump è già iniziata e sembra sarà molto avvincente da seguire. Al momento il rappresentante repubblicano sembra favorito, anche se di pochissimo, infatti si parla di un 43% vs il 42,62% di Biden, stando ai dati raccolti da FinScience. Insomma, delle elezioni molto combattute e di cui sembra impossibile prevedere il risultato. Ma se è ancora difficile sapere chi a gennaio entrerà alla Casa Bianca, può essere più utile analizzare come il mercato azionario potrebbe reagire alle elezioni, così che gli investitori possano arrivare preparati.
Dal passato al presente: la storia è importante, ma non si ripete sempre uguale
Per capire cosa si aspetta il mercato nei prossimi mesi, Thomas Poullaouec, Head of Multi-Asset Solutions si T. Rowe Price, ha analizzato le performance dal 1927 ad oggi, ovvero come si sono mossi i mercati durante le ultime 24 elezioni presidenziali. È giusto dare a questi dati il valore che si meritano, infatti sicuramente sono importanti da considerare, ma non sono sufficienti per trarre conclusioni certe. Inoltre, afferma l’esperto, è bene ricordare che non ci si dovrebbe concentrare su un’unica variabile, in questo caso le elezioni, ma sono molti i fattori che guidano e influenzano i rendimenti sui mercati. Basti pensare che alcune delle elezioni prese in considerazione si sono proprio svolte durante anni particolari, come quelli della Grande Depressione, della Seconda guerra mondiale, della bolla tecnologica, della crisi finanziaria e, non per ultimo, della pandemia di Covid.
Elezioni statunitensi e mercato azionario
Ma quindi, le elezioni statunitensi hanno un impatto sui rendimenti del mercato azionario oppure no? “I rendimenti complessivi, medi e mediani dell’Indice S&P 500 sono stati leggermente inferiori negli anni delle elezioni presidenziali, in generale sono stati generalmente più alti nel periodo che precede le elezioni e dopo il giorno delle elezioni i rendimenti sono stati significativamente inferiori”, riassume Poullaouec.
Detto questo, sarebbe anche sbagliato dare al neo presidente la responsabilità per una enorme influenza sui rendimenti dei mercati. Non è tanto il nome del presidente o il colore del suo partito ad influenzare il mercato, è il livello di incertezza che precede e segue le elezioni. Più un risultato è inaspettato, più il mercato si troverà di fronte ad un rallentamento, più il nuovo presidente cambierà radicalmente le politiche implementate in precedenza, più il mercato risulterà sorpreso.
Vi è anche un altro aspetto molto interessante da analizzare, ovvero la salute dell’economia statunitense. Nonostante nel corso della storia, non per ultimo durante gli ultimi mesi, l’economia statunitense si è dimostrata molto resiliente, i presidenti hanno spesso avuto poca fortuna durante il loro primo mandato. Infatti, in più della metà (54%) dei casi, nei 12 mesi successivi alle elezioni presidenziali, gli Stati Uniti sono stati afflitti da una recessione. Il fatto che sia Trump che Biden dovrebbero affrontare un secondo mandato potrebbe essere di buon auspicio in tal senso? Forse è ancora presto per parlare.
Economia: i vecchi mandati influenzano le elezioni?
Elezioni molto competitive lasciano sempre aperti dubbi sul nome del nuovo presidente, proprio per questo è normale che fino al giorno prima delle votazioni, la volatilità sia più elevata. Eppure, dai giorni subito successivi, la situazione sembra tornare sotto controllo, con anzi l’S&P 500 che ha registrato una volatilità più bassa della media.
La realtà, però, è che nel passato era facile trovare dei segnali di chi avrebbe vinto guardando allo stato di salute dell’economia. Un mercato solido e un’economia in crescita hanno spesso permesso al partito al governo di confermare il proprio mandato. E, allo stesso modo, in oltre il 70% dei casi in cui il partito in carica è stato sconfitto, l’economia era entrata in recessione proprio quell’anno. Eppure, guardando ai dati di quest’anno, sembra che questa regola aurea stia venendo meno.
Ma mantenere la continuità di potere, con lo stesso partito al governo e politiche simili, ha un effetto positivo sul mercato? Effettivamente, analizzando i rendimenti medi dell’S&P 500 prima e dopo le elezioni passate emerge un trend. L’esperto spiega, infatti che “il mercato azionario è stato tendenzialmente più debole nel periodo prima delle elezioni presidenziali che il partito in carica ha perso, riflettendo potenzialmente la maggiore incidenza delle recessioni nei lassi di tempo in questione. Tuttavia, la performance dei mercati azionari nei periodi successivi alle elezioni è stata eterogenea. Quando il partito in carica non è riuscito a rimanere alla Casa Bianca, l’S&P 500 ha registrato mediamente livelli di volatilità più elevati prima delle elezioni e nei mesi successivi, forse a causa dell’incertezza generata dai probabili cambiamenti politici”.
Insomma, ormai dovrebbe essere chiaro che al mercato non piacciono le sorprese. A definire l’andamento del comparto azionario nel periodo precedente e immediatamente successivo alle elezioni non è il nome o il partito del nuovo presidente, ma la sorpresa per la sua elezione. In caso di vittoria risicata e inaspettata il mercato soffrirà di più nel breve periodo o sarà più volatile. Ma gli investitori dovrebbero veramente preoccuparsi degli alti e bassi dell’economia nel breve periodo? Cercare le tempistiche giuste per fare il proprio ingresso sul mercato basandosi su dinamiche a breve termine, come quelle politiche, è straordinariamente difficile e rischioso. Avere una visione di lungo periodo può aiutare, senza abbandonare i portafogli ai venti volatili di pochi mesi.