È da quasi un anno che i giornali non parlano d’altro e ora che manca poco più di un mese, il focus non può che essere sempre più forte. Insomma, non ci sono dubbi sul fatto che le elezioni presidenziali statunitensi siano state e continueranno ad essere il driver macro chiave per definire il 2024. Sembra che queste elezioni siamo piene di imprevisti. Prima un cambio nome per il candidato democratico a pochi mesi dal voto e ora la gara tra i due candidati è ancora aperta anche se, guardando ai più recenti sondaggi, Kamala Harris sembra godere di un buon vantaggio su Donald Trump.
La realtà è che, come visto negli ultimi mesi, è molto rischioso affidarsi alle previsioni, anche se sembrano molto azzeccate, infatti all’ultimo minuto potrebbero esserci delle sorprese. Le elezioni americane non sono immuni a questi eventi sorprendenti, basti pensare che fino a qualche mese fa si dava per scontata la vittoria di Trump su Biden, prima di un completo cambio di strategia da parte dei democratici.
Harris verso la Casa Bianca
Al momento, Kamala Harris è in testa con uno stretto margine. La parzialità del collegio elettorale fa sì che per vincere abbia bisogno di un vantaggio del 4% circa sul voto popolare nazionale. Come sempre nelle elezioni statunitensi, il vero potere è nelle mani di alcuni swing state, ovvero ‘Stati in bilico’, dove non vi è una preferenza netta per un partito piuttosto che per un altro.
Tra commercio e politica fiscale: il futuro degli Stati Uniti
Mentre sembra chiaro che la deglobalizzazione, il sostegno ai settori chiave del ‘made in USA’ e la concorrenza economica con la Cina saranno i temi chiave che plasmeranno la politica commerciale statunitense, a prescindere dal chi sarà il vincitore a novembre, per quanto riguarda la politica fiscale ci sono profonde differenze.
Senza dubbio il partito che guiderà la Casa Bianca avrà un ruolo fondamentale nella definizione della politica fiscale statunitense, ma a giocare un ruolo cruciale sarà anche il Congresso. Ad oggi, sembra che per i Democratici potrebbe essere più complicato conquistare il Senato, infatti dovrebbero essere in grado di difendere il doppio dei seggi rispetto ai loro avversari.
Ma come si potrebbe muovere il mercato in tutti gli scenari possibili? Una possibile vittoria di Trump vedrebbe un ritorno immediato dei dazi come strumento politico insieme ai tagli fiscali. Insomma, secondo Emiel van den Heiligenberg e Christopher Jeffrey, entrambi Head of Asset Allocation per Legal & General Investment Management, questo si tradurrebbe in “una cattiva notizia per i Treasury USA, i mercati non statunitensi e i beni di consumo; una buona notizia per l’energia e il dollaro USA”.
Al contrario, un’ondata blu guidata da Harris, porterebbe all’aumento delle spese legate alle priorità sociali e ambientali, annullando i tagli fiscali previsti dai repubblicani. “Riteniamo che ciò sarebbe leggermente negativo per le azioni statunitensi, migliore per i mercati non statunitensi e spingerebbe i rendimenti verso l’alto”, spiegano gli esperti.
Ultima possibilità, non per questo la meno probabile, se il governo risultasse diviso, allora sarebbe molto complesso far passare una nuova politica fiscale per il Congresso.
Vista l’incertezza che il mercato dovrà continuare ad affrontare per i prossimi mesi, invece che affidarsi al possibile risultato delle elezioni presidenziali statunitensi, sarebbe meglio focalizzarsi sui temi che girano intorno a questo attesissimo evento. Anche perché, è bene ricordare, che non basterà aspettare il 5 novembre per avere tutte le risposte, ma almeno fino all’inizio del nuovo anno, per vedere come il nuovo governo verrà organizzato.