Crollo dei mercati: nuovi rischi, ma non guardando lontano

Il crollo dei mercati degli ultimi giorni ha costretto gli investitori a fermarsi e rivedere le loro allocazioni. Ma forse si tratta solo di un temporale estivo, che rinfrescherà il mercato in vista della nuova stagione

Agosto non è iniziato benissimo per i mercati azionari, anzi. Il forte selloff ha costretto gli investitori a fermarsi e aprire gli occhi davanti una realtà ben diversa: dopo una lunga fase di esuberanza, è arrivato il momento dell’apprensione?

I momenti di stress sui mercati sono inevitabili, si sa che un’economia perfetta non può esistere. Ora gli investitori devono fare un passo indietro e rivedere i fondamentali, stabilendo se l’attuale volatilità è arrivata per rimanere. Per quanto tempo durerà quest’aria di incertezza? La frenata del mercato forse non è stato altro che una correzione necessaria dopo un periodo di forti rendimenti.

Ma vediamo cosa pensano gli esperti di Capital Group e, soprattutto, che futuro ci troveremo ad affrontare nei prossimi mesi.

Maggiore volatilità, ma non un brusco calo

Il mercato è stato scosso da una grave turbolenza, ma questa non si risolverà per forza in una contrazione secondo l’economista Jared Franz. Senza dubbio per i prossimi mesi gli investitori si troveranno ad affrontare una nuova ondata di volatilità, “ma dal punto di vista dell’economia, non vedo nulla nei dati che possa far pensare a un brusco calo o a un cambiamento dei fondamentali dell’economia statunitense”.
L’indebolimenti del mercato del lavoro e dei salari che sta attraversando il porterà a un rallentamento dell’attività economica e se i dati dovesse continuare a indebolirsi, la Federal Reserve potrebbe dover scendere a compromessi e optare per un maggior numero di tagli dei tassi di interesse.

In generale, anche se l’economia statunitense si trovasse di fronte ad un rallentamento, gli utili societari continuano a rimanere solidi e i mercati azionari sono ancora ragionevolmente prezzati.

L’azionario crolla, ma non è una sorpresa

Nell’ultimo anno gli investitori si sono focalizzati solo su alcuni temi specifici, come l’intelligenza artificiale e, di conseguenza, anche il mercato ne è uscito iperconcentrato. Se fino a poco tempo fa sembrava che solo poche società potevano meritare di essere scambiate a multipli elevati, questo potrebbe cambiare.

In futuro, per gli investitori sarà cruciale focalizzarsi sui fondamentali delle aziende e non unicamente sulla loro area tematica. Questo non significa ignorare i nuovi trend leader, come l’AI o i nuovi farmaci per la perdita del peso, ma puntare sulla qualità e sulla diversificazione.

Intelligenza artificiale, un vero trend ma in pausa

Dopo la scalata senza precedenti, era lecito immaginarsi una correzione dei titoli legati all’intelligenza artificiale. Dopo il crollo degli ultimi giorni, sono sempre di più gli investitori che si preoccupano di quello che succederà e iniziano a sentire il peso del paragone tra l’AI e la bolla del dotcom a inizio anni 2000. Secondo Chris Buchbinder, gestore di Capital Group, “Penso che l’AI sia qualcosa di assolutamente reale e che cambierà le nostre vite in modo straordinario nei prossimi cinque o dieci anni. Ma penso anche che stiamo entrando in una fase di disillusione”. Questo non significa che i risultati nel lungo periodo non saranno più interessanti, semplicemente in qualunque trend di crescita c’è sempre un periodo in cui I fondamentali possono rallentare. Inoltre, molti dei titoli che staccano dividenti e le società di qualità hanno resistito relativamente bene anche a questo down.

Giappone: la scintilla che ha fatto bruciare il mercato

Sicuramente l’impennata del valore dello yen ha giocato un ruolo cruciale nella volatilità che ha attraversato il mercato statunitense. La prima settimana di agosto, infatti, la Banca del Giappone ha sorpreso i mercati, aumentando il tasso di riferimento di 15 punti base, portando allo 0,25%. Rispetto alle economie occidentali, questi tassi di interesse sembrano minuscoli, ma in realtà si tratta del livello più alto che la BoJ ha toccato dalla crisi finanziaria globale del 2008. Così, molto velocemente, lo yen si è apprezzato significativamente rispetto al dollaro. L’impatto è stato subito avvertito dai mercati giapponesi che hanno subito un brusco calo e, indirettamente, l’effetto è arrivato anche sugli States.

Ma il Giappone è veramente il responsabile del crollo globale dei mercati degli ultimi giorni? Chiaramente no, ma potrebbe essere stata la goccia a far traboccare il vaso. I titoli growth quotati negli Stati Uniti erano diventati troppo costosi e avevano bisogno di tempo per correggere la situazione, la forza dello yen è stata l’occasione per farlo subito.

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